MARCIARE NON MARCIRE
Marciare non marcire - A cura dei futuristi Fiori e Cantarelli [numero unico]
Luogo: Mantova
Editore: N. D.
Stampatore: Stabilimento Tipografico Eredi Segna di Sbroffoni
Anno: 1924 [23 Novembre]
Legatura: N. D.
Dimensioni: 1 fascicolo 50x70 cm
Pagine: pp. 4 n.n.
Descrizione: direzione di Gino Cantarelli e Aldo Fiozzi. Numero unico edito nello stesso giorno delle “Onoranze Nazionali a F. T. Marinetti” promosse da Mino Somenzi, Enrico Prampolini e Fedele Azari e tenutesi al Teatro Dal Verme di Milano. Tra i vari articoli sono riportate le lettere di adesione di Ivanoe Fossati, Margherita Sarfatti, Giuseppe Bottai e alcuni giudizi di Arturo Labriola, Benedetto Croce, Dominique Braga, Ivan Goll, Gustave Fréjaville. Testi di Balilla Pratella (“Il valore essenziale dei futurismo”), Carlo Ascari (“Italianizzazione attraverso l’arte”), Bruno Fallaci (“Bar”) e due scritti non firmati dei redattori intitolati “Divertirsi” e “Abbasso il centro”.
Bibliografia: Claudia Salaris, «Riviste futuriste. Collezione Echaurren Salaris», Pistoia, Gli Ori, 2012: pp. 386-391
Prezzo: € 3200ORDINA / ORDER
«“Marciare non marcire” rappresenta per Gino Cantarelli e Aldo Fiozzi, che ne sono i curatori, l’occasione per rientrare ufficialmente nei ranghi del futurismo. Infatti, dopo aver aderito al movimento marinettiano, nel 1917 avevano fatto uscire a Mantova il periodico “Procellaria”, aperto alle diverse esperienze dell’avanguardia europea. Erano poi passati alle schiere del dadaismo, pubblicando nella loro città la rivista “Bleu” (1920 - 1921). Tornato nell’alveo dell’ufficialità marinetti ana, Cantarelli in seguito avrebbe dato alle stampe il numero unico “Mantova futurista” (1928). “Marciare non marcire» reca tra le lettere del titolo la frase “Noi onoriamo Filippo Tommaso Marinetti animatore futurista d’Italianità”, una dichiarazione di fedeltà dei due ex transfughi dadaisti che ribadiscono il loro allineamento pubblicando in prima pagina, sotto il titolo “La fondazione del futurismo”, il testo del primo manifesto marinettiano apparso nel 1909 su “Le Figaro”. Nonostante l’intento celebrativo, il fascicolo rappresenta un esempio di grafica non convenzionale, sia per il lettering della testata con caratteri di varia grandezza che per l’uso di due colori, arancione e violetto, combinazione cromatica che vivacizzava non solo la prima pagina, con il titolo arancione e il testo e un ritratto di Marinetti in viola, ma anche le altre pagine con le efficaci bicromie delle pubblicità basate su una geometria pura e le incisioni arancione che spiccano tra le colonne di testo di un inchiostro violetto. A tale proposito è interessante notare la valenza simbolica e psicologica che Cantarelli attribuisce ai colori nella breve prosa intitolata “Nostra volontà”: “potremmo tentar di rinascere alle espressioni ingenue degli infantili cromatismi: certi di flirtare allora attraverso gli interiori paesaggi di una nuova coscienza appena sfiorante le azzurre confessioni sentimentali che hanno la gioia dei puri: ma ci inquadreremmo, allora, in un captiamo verdastro, invece di acutizzarci in quelle geometrie di violetto e di arancione che tutta avviluppano l’anima-gioiello: il gioiello enigma di certe aristocratiche raffinatezze d’astrattismo”.» (Salaris)