AA.VV.
Manifesto degli Arrabbiati. John Osborne - Doris Lessing - Lindsay Anderson - John Wain - Bill Hopkins - Kenneth Tynan - Stuart Holroyd - Colin Wilson [Declaration]
Luogo: Milano
Editore: Cino Del Duca Editore
Stampatore: Tip. Tecnografica Milanese
Anno: 1959 (giugno)
Legatura: brossura
Dimensioni: 21,3x14,5 cm.
Pagine: pp. 232 (4)
Descrizione: 8 ritratti fotografici b.n. f.t. Traduzione e prefazione di Francesco Saba Sardi. Prima edizione italiana.
Bibliografia: Mondadori 1959: vol. III pag. 910
Prezzo: € 120ORDINA / ORDER
Il Manifesto fu pubblicato per la prima volta nel 1957.
"Nel panorama della recente letteratura inglese (...) il fenomeno più rilevante, in senso collettivo, è quello degli "angry young men (giovani arrabbiati)". Si tratta di scrittori che provengono, in genere, dalle classi media e operaia, portate in primo piano dalle riforme e dai provvedimenti del governo laburista; intellettuali che si sono preparati a occupare un posto in una condizione sociale nuova e si trovano ora di fronte a una realtà completamente diversa e inattesa. A differenza degli scrittori della cosiddetta «beat generation» (...) gli «angry young men» non cercano di isolarsi in un proprio mondo, organizzato secondo un particolare codice morale, ma affermano con violenza e determinazione il loro diritto a entrare, per modificarne le strutture, in quello già esistente dei loro padri. (...) Essi rifiutano tutti, indifferentemente, la «buona causa» in quanto tale, sottoponendo il mondo in cui vivono, le sue strutture e infine se stessi a un'attenta e spietata analisi critica. (...) Dalle opere degli «angry young men» emerge un nuovo tipo di intellettuale: il protagonista dei loro romanzi è un giovane che si ribella istintivamente all'idea di intrupparsi alla cieca in forme ideologiche organizzate (...) è colui che C. Wilson ha definito, tanto appropriatamente, nel suo ormai celebre saggio «The Outsider» (1956)" (Mondadori 1959: vol. II pp. 857-858).
"Nel panorama della recente letteratura inglese (...) il fenomeno più rilevante, in senso collettivo, è quello degli "angry young men (giovani arrabbiati)". Si tratta di scrittori che provengono, in genere, dalle classi media e operaia, portate in primo piano dalle riforme e dai provvedimenti del governo laburista; intellettuali che si sono preparati a occupare un posto in una condizione sociale nuova e si trovano ora di fronte a una realtà completamente diversa e inattesa. A differenza degli scrittori della cosiddetta «beat generation» (...) gli «angry young men» non cercano di isolarsi in un proprio mondo, organizzato secondo un particolare codice morale, ma affermano con violenza e determinazione il loro diritto a entrare, per modificarne le strutture, in quello già esistente dei loro padri. (...) Essi rifiutano tutti, indifferentemente, la «buona causa» in quanto tale, sottoponendo il mondo in cui vivono, le sue strutture e infine se stessi a un'attenta e spietata analisi critica. (...) Dalle opere degli «angry young men» emerge un nuovo tipo di intellettuale: il protagonista dei loro romanzi è un giovane che si ribella istintivamente all'idea di intrupparsi alla cieca in forme ideologiche organizzate (...) è colui che C. Wilson ha definito, tanto appropriatamente, nel suo ormai celebre saggio «The Outsider» (1956)" (Mondadori 1959: vol. II pp. 857-858).