BURROUGHS William Seward
(St. Louis 1914 - 1997)
La scimmia sulla schiena [Junkie]
Luogo: Milano
Editore: Rizzoli
Stampatore: Rizzoli Editore
Anno: 1962 (14 marzo)
Legatura: legatura editoriale in tela, sovraccopertina plastificata trasparente
Dimensioni: 22,3x14 cm.
Pagine: pp. 249 (3)
Descrizione: copertina illustrata a colori, design e impaginazione di Mario Dagrada. Introduzione di Fernanda Pivano. Traduzione di Bruno Oddera. Esemplare in ottimo stato di conservazione, senza scheda editoriale allegata e senza sovraccopertina trasparente. Prima edizione italiana.
Bibliografia: N. D.
Prezzo: € 60ORDINA / ORDER
Opera pubblicata per la prima volta nel 1953: "Questo libro da nove anni è conosciuto in tutto il mondo con il titolo di «Junkie», autore William Lee. Il due novembre 1961 William Burroughs ha scritto una lettera autorizzando l'editore italiano a servirsi del suo nome" (dalla scheda editoriale allegata).
"«Junkie» (che vuol dire appunto «drogato»)..., questa autobiografia giovanile che, narrando le avventure di Burroughs nella malavita americana, il suo calvario di drogato, rispecchia una delle caratteristiche dell'arte "beat" - vivere fino agli estremi limiti ogni genere di esperienze per poi raccontarle di prima mano rifiutando la fantasia come fine a se stessa - non lasciava sospettare che in minima parte quelle innovazioni stilistiche, quella assoluta modernità di stile a cui Burroughs sarebbe giunto in seguito attraverso un lunghissimo lavoro di auto-selezione e di autocritica. Ma più che auto-biografia, «Junkie» è soprattutto una serie di confessioni spesso sgradevoli e talvolta addirittura rivoltanti, la ricerca della degradazione non per una decadenza morale, ma per una sperimentale ricerca dentro un mondo che gli rappresentava una reazione ed una antitesi di quello a cui apparteneva per retaggio, educazione e indole, e che a quell'epoca non aveva ancora superato del tutto" (Donatella Manganotti, «William Burroughs il profeta delle galassie ferite», prefazione a: William Burroughs, «Il pasto nudo», Milano, Sugar, 1970; pp. 18-19).
"«Junkie» (che vuol dire appunto «drogato»)..., questa autobiografia giovanile che, narrando le avventure di Burroughs nella malavita americana, il suo calvario di drogato, rispecchia una delle caratteristiche dell'arte "beat" - vivere fino agli estremi limiti ogni genere di esperienze per poi raccontarle di prima mano rifiutando la fantasia come fine a se stessa - non lasciava sospettare che in minima parte quelle innovazioni stilistiche, quella assoluta modernità di stile a cui Burroughs sarebbe giunto in seguito attraverso un lunghissimo lavoro di auto-selezione e di autocritica. Ma più che auto-biografia, «Junkie» è soprattutto una serie di confessioni spesso sgradevoli e talvolta addirittura rivoltanti, la ricerca della degradazione non per una decadenza morale, ma per una sperimentale ricerca dentro un mondo che gli rappresentava una reazione ed una antitesi di quello a cui apparteneva per retaggio, educazione e indole, e che a quell'epoca non aveva ancora superato del tutto" (Donatella Manganotti, «William Burroughs il profeta delle galassie ferite», prefazione a: William Burroughs, «Il pasto nudo», Milano, Sugar, 1970; pp. 18-19).