CAVELLINI Guglielmo Achille
[pseud. GAC] (Brescia 1914 - Brescia 1990)
Kunstkompass 1977. Lettera di Guglielmo Achille Cavellini spedita il 1° gennaio 1977 al Dott. Bongard, direttore della rivista Art Aktuell
Luogo: s.l.
Editore: edizione a cura dell'autore
Stampatore: senza indicazione dello stampatore
Anno: 1977 [gennaio]
Legatura: foglio ripiegato, impresso al solo recto su carta lucida
Dimensioni: 35x50 cm.
Pagine: N. D.
Descrizione: stampa in bianco e nero. Testo in italiano, inglese, francese e tedesco. Edizione originale.
Bibliografia: N. D.
Prezzo: € 200ORDINA / ORDER
Testo: “Dott. Willi Bongard, nella primavera del 1986 ho spedito 10.600 cataloghi in tutto ilmondo. Il titolo del catalogo è «25 quadri della collezione Cavellini». Questo catalogo rappresenta una mia nuova «Mostra a domicilio». Nel catalogo ho scritto la seguente dichiarazione: «I musei, le gallerie d’arte e tute le persone che riceveranno questa mia nuova mostra dovranno considerarla realizzata presso il loro domicilio: io la notificherò nelle mie note biografiche, eccetera». Non avendo ricevuto nessun rifiuto, mi sento autorizzato a dichiarare che nella primavera del 1976 io ho effettuato 10.600 esposizioni, anche nei più importanti musei di tutto il mondo; compresi tutti quelli che lei ha scelto per la compilazione delsuo «Kunstkompass». Perciò non Le sarà difficile stabilire il punteggio che ho raggiunto, senz’altro sufficiente per essere incluso nella prossima lista dei cento più famosi artisti del mondo. Spero nella sua cortese comprensione e collaborazione. Grazie e saluti da GAC”.
“Allora decisi di inviarlo in regalo [il libro «1946 - 1976. Incontri / scontri nella giungla dell’arte»], (come già facevo con le mie mostre a domicilio) agli amici, ai nemici, ai critici, ai galleristi; per tutti c’era una dedica e un mio francobollo timbrato, così tutti si sarebbero sentiti lusingati, importanti, indispensabili. Invece era un’altra mia operazione artistica, un modo per far conoscere il mio libro, la mia fatica. Regalavo regalavo, ma nessuno mi scrisse per ringraziarmi, come se quel mio gentile gesto fosse stato doveroso. Avevo allegato anche una classifica in cui risultavo il primo artista del mondo. Annualmente la pubblicava Willi Bongard nella sua rivista «Art Aktuell». Apparve anche nella rivista «Domus». La composizioni era così bella, così allettante che non resistetti alla tentazione di farla mia. Spostai il nome di Rauschenberg dal primo al secondo posto; e quello di Warhol dal secondo al terzo; e misi il mio al primo. Giustificai quella mia decisione con una lettera in quattro lingue. [...] Spedii anche questa classifica con dediche personali, corredate da adesivi, francobolli, timbri. [...] Finalmente avvenne il mio incontro-scontro con Bongard. Ero in un ristorante di Bologna con Pierangela, Marco [Lucchetti] e due critici d’arte americani. Robusto, con grossi occhiali, Bongard si avvicinò al nostro tavolo e si fece conoscere. All’inizio pareva che mi volesse aggredire, ma alla fine tutto si risolse in pane e acqua. Mi confessò che gli piaceva il mio modo di fare arte e intendeva includermi nella prossima classifica” (Guglielmo Achille Cavellini, Vita di un genio, s.l., Centro Studi Cavelliniani, 1989: pag. 54 e 56).
“Allora decisi di inviarlo in regalo [il libro «1946 - 1976. Incontri / scontri nella giungla dell’arte»], (come già facevo con le mie mostre a domicilio) agli amici, ai nemici, ai critici, ai galleristi; per tutti c’era una dedica e un mio francobollo timbrato, così tutti si sarebbero sentiti lusingati, importanti, indispensabili. Invece era un’altra mia operazione artistica, un modo per far conoscere il mio libro, la mia fatica. Regalavo regalavo, ma nessuno mi scrisse per ringraziarmi, come se quel mio gentile gesto fosse stato doveroso. Avevo allegato anche una classifica in cui risultavo il primo artista del mondo. Annualmente la pubblicava Willi Bongard nella sua rivista «Art Aktuell». Apparve anche nella rivista «Domus». La composizioni era così bella, così allettante che non resistetti alla tentazione di farla mia. Spostai il nome di Rauschenberg dal primo al secondo posto; e quello di Warhol dal secondo al terzo; e misi il mio al primo. Giustificai quella mia decisione con una lettera in quattro lingue. [...] Spedii anche questa classifica con dediche personali, corredate da adesivi, francobolli, timbri. [...] Finalmente avvenne il mio incontro-scontro con Bongard. Ero in un ristorante di Bologna con Pierangela, Marco [Lucchetti] e due critici d’arte americani. Robusto, con grossi occhiali, Bongard si avvicinò al nostro tavolo e si fece conoscere. All’inizio pareva che mi volesse aggredire, ma alla fine tutto si risolse in pane e acqua. Mi confessò che gli piaceva il mio modo di fare arte e intendeva includermi nella prossima classifica” (Guglielmo Achille Cavellini, Vita di un genio, s.l., Centro Studi Cavelliniani, 1989: pag. 54 e 56).