Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti
...
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza…
Eugenio Montale
da: I limoni (Ossi di Seppia, 1925)
.
I ragazzi avevano invaso il giardino. Chi sdraiato chi seduto chi in piedi. Esercizio didattico di lingua inglese: lasciarsi investire dalla quiete e dal silenzio, prestare attenzione a quanto sarebbe accaduto in quel tempo sospeso. Infine registrare sulla carta le tracce dell’esperienza.
Questo piccolo libro ne è la raccolta e viene pubblicato in una collana di poesia: la poesia non è la prerogativa di un poeta, ma l’insieme di tutte le voci, di tutte le prospettive, è il modo come l’essere umano diviene consapevole della propria relazione con la natura e l’ambiente in cui vive. Non ci si laurea poeti: la poesia c’è già, non ci è mai stata estranea, i poeti ne sono i trovatori. E non si dica che la poesia è intraducibile: fatta salva la grammatica, niente come la poesia permette di comprendere una lingua e insieme attraversare i confini che la separano dalle altre.
Il giardino aveva una sua propria vita sommessa, occorreva mettersi in ascolto. Così quella vita si è come riflessa in loro muovendo memorie e sentimenti: questo piccolo libro, segreto e pubblico.
Uno dei ragazzi per scelta personale non ha voluto comparire, per questo l’ultima pagina è bianca. Mancano solo il nome e delle parole ma anche quel silenzio era necessario, era in tutti loro.