A Bologna nel palazzo di Re Enzo, dal 19 al 22 di questo settembre c’è la mostra di libri antichi e rari in occasione di Artelibro.
E’ una manifestazione che coinvolge tutto il centro della città con conferenze, spettacoli, mostre ed eventi collaterali al cui centro ci sono i libri: nuovi antichi rari d’arte d’artista e non.
Per la mostra abbiamo preparato un catalogo: Totally Sarenco. Sarenco è il poeta di Vobarno (provincia di Brescia) che fra le altre cose insieme a Carrega, Miccini, Pignotti e pochi altri si è inventato la poesia visiva. Il catalogo descrive in ordine cronologico il percorso di una vita, un poeta che s’è fatto artista per intervalla insaniae, citando il suo amato Lucrezio.
Il nostro stand (il numero 30), l’ho progettato come una installazione al cui centro stanno un gruppo di sketchbooks – quaderni riempiti con disegni, collages, poesie, annotazioni di ogni genere, quotidiane, che Sarenco ha redatto fra il 2002 e il 2011. Il resto è una scelta di icone delle avanguardie internazionali da Marinetti fino all’ultimo Fluxus, che rappresentano maestri, amici, nemici o riferimenti, tracce di un percorso, che trovano in Sarenco un punto d’incontro o anche solamente una eco.
El Lissitzky – Hans Arp, Die Kunstismen [Gli ismi nell’arte], 1925 La prima summa dei movimenti d’avanguardia design di El Lissitzky |
Perché non è che uno si inventa le cose dal niente travolto da un impeto o da una idea che caschi da qualche iperuranio, a meno di non avere un culo pazzesco. Le opere, la poesia, sono il risultato di un lavoro del pensiero, un pensiero che si confronta con altri pensieri, uomini che si scambiano visioni affetti soldi sesso immagini parole, esaltazione speranza delusione ebrezza disperazione. Non capisci niente se non hai provato sulla tua pelle, se non ti sei deciso a prenderti in carico la vita, se almeno una volta non ti sei messo dalla parte di chi perde, lasciando a chi vince la soddisfazione di schiacciare gli altri.
Ecco perché se volessi dare un titolo a questa installazione sarebbe proprio una frase che ho trovato scritta su una pagina di Sarenco: «IO NON DIPINGO IO VIVO». Per quale motivo vogliamo leggere tanti libri, visitare chiese e musei, guardare opere d’arte e d’architettura, ascoltare buona musica ecc.? Perché tutto questo serve a vivere meglio, aiuta a gustarci fino in fondo la brevità della vita. Se il mio destino fosse di non morire non mi importerebbe nulla della cultura. Forse il senso della cultura è aiutarci ad accettare la morte, il destino delle cose che finiscono. Dunque prima di tutto la vita. E’ di questo che parlava Mallarmé col suo colpo di dadi, Marinetti con le sue dicotomie d’amore e morte, e dadaisti, costruttivisti surrealisti, i beat, il rock, i movimenti di rivolta, l’arte povera eccetera. Se un giorno non ci sarai più come fare a vivere? Non raccontiamoci scemenze, non cerchiamo di spiegare perché Piero Manzoni inscatolò escrementi: accogliamo pensieri e immagini, mettiamoli a confronto, assimiliamoceli: il cervello comincerà a funzionare a pieno ritmo e con piacere. A questo serve la poesia – e a cos’altro?
E per pura coincidenza proprio in questi giorni abbiamo pubblicato Il mio ’77 di Pablo Echaurren: ecco un altro che fai fatica a definire artista, per il travisamento che quella parola porta con sé, più che mai oggi. Il suo ’77 non è quello dei libri di storia. Non è qualcosa che ha cause ed effetti, da incastonare in un principio di ragion sufficiente o in un progetto salvifico. Pablo non ha niente da spiegare, racconta e basta. Tocca a noi pensarci su se ci sembra che ne valga la pena.Erano rimasti trecento e più disegni dei mille e chi sa quanti fatti allora. E poi un pacchetto di documenti dell’Orsottantotto, la Casa del Desiderio, un po’ di riviste e ritagli e un po’ di libri. E tutte queste cose messe insieme tracciano le tappe della storia, sono la storia che parla un linguaggio diverso come l’immagine usata per la copertina, di cui ho già parlato in questo blog (http://www.arengario.it/?p=184). Una immagine che fa pensare e che nessuno storico ha mai capito da allora a ora. Perché il ’77 fu liquidato così semplicemente come una cosa bella per la creatività e brutta per le P38 ma nessuno ha mai veramente voluto né chiedere né sapere come potessero allora convivere queste due cose. L’immagine lo dice e ritorniamo daccapo, ci sarà qualcuno che vorrà spiegare il recondito significato. Ma quale recondito che è esplicito? Ma non le senti le pallottole e le note di Chopin? Il sentiero interrotto, la parola incomprensibile. Solo che non lo puoi spiegare. Puoi solo accoglierlo nella mente, trovare rispondenza, forse, in qualche affetto. Puoi averne cura, certo, e diventare anche tu – che forse non c’eri allora in quelle storie -, parte di quella immagine.
Per scaricare Totally Sarenco:
http://www.arengario.it/wp-content/uploads/2015/06/pdf-catalogo-sarenco-2013.pdf
Per scaricare Il mio ’77:
http://www.arengario.it/wp-content/uploads/2015/06/pdf-libro-echaurren-mio-77.pdf
This Post Has One Comment
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.
Bellissimo il catalogo su Sarenco, complimenti!!!
Giacomo