BORRIONE Mario
(Torino 1903 - Torino 1984)
ILD Isaia Levi fu Donato
(Torino 1865)
Calibrare l'uomo
Luogo: Torino - Milano - Firenze
Editore: Isaia Levi fu Donato
Stampatore: Arti Grafiche C.Cattaneo - Torino
Anno: 1935 (11 aprile)
Legatura: plaquette
Dimensioni: 10,8x14,8 cm.
Pagine: pp. 4 n.n.
Descrizione: copertina illustrata con un disegno a colori, decorazioni di gusto modernista, impaginazione e design di Mario Borrione. All'interno è applicato un cartoncino fustellato a rappresentare un calibro. Opuscolo pubblicitario originale.
Bibliografia: N. D.
Prezzo: € 200ORDINA / ORDER
Abramo Giacobbe Isaia Levi nacque a Torino il 20 novembre 1863 da Donato e da Marianna Debenedetti, terzo di sei fratelli. Destinato a succedere al padre nella gestione dell'azienda di tessuti fondata nel 1865 e denominata, dal 1887, Donato Levi e figli, Isaia ebbe modo di studiare in Germania, interessandosi al settore di attività della ditta di famiglia, la produzione di tessuti, ma anche alla gestione dei grandi magazzini per lo smercio delle confezioni. Fu questo l'indirizzo che dette all'impresa paterna dopo il suo ritorno in patria. Nel 1902 sposa a Firenze Nella Coen, figlia di Achille, professore di storia all'Università di Firenze, e sorella di Luisa, a sua volta moglie di Federigo Enriques, matematico ed epistemologo, figura centrale della cultura italiana dell'epoca. Fino alla prima guerra mondiale Isaia lavora al consolidamento della ditta, poi nel 1922, ottiene dall'Associazione Bancaria Italiana, attraverso G. Bianchini, un credito di 3 milioni di lire, poi ulteriormente incrementato, così nel 1925 l'azienda viene convertita in società per azioni. Sfruttando la sua rete di relazioni Levi realizza una serie di partecipazioni in società attive in diversi settori, dal cinema all'alettricità alle banche. Nel 1924 diventa grand'ufficiale e cavaliere del lavoro e nel 1925 si iscrive al Partito Nazionale Fascista. Il culmine della sua carriera di industriale viene raggiunto nella prima metà degli anni Trenta. Pur nell'ambito di una logica funzionale all'incremento dell'attività principale nel settore tessile, egli aveva saputo diversificare ed estendere i propri interessi. Da ricordare è il salvataggio della Casa Editrice Zanichelli avvenuto con l'accordo del 22 giugno 1930. Nella trattativa ebbe sicuramente un ruolo decisivo il cognato di Levi, Federigo Enriques, già azionista della casa editrice e determinante nell'indirizzarne le scelte culturali. Levi sottoscrisse il pacchetto di maggioranza delle nuove azioni immesse sul mercato e fu nominato presidente del consiglio di amministrazione. Senza dubbio il salvataggio della Zanichelli contribuì a favorire la nomina di Levi a senatore nel 1933, ma contò soprattutto il suo eccezionale profilo economico - nel 1931 il suo reddito netto calcolato per l'imposta personale complementare ammontava a poco meno di 130 milioni. Il progressivo allineamento del regime alla politica razziale del nazismo ebbe evidenti contraccolpi sull'attività finanziaria di Levi. Le prime avvisaglie si ebbero all'inizio del 1938, mentre i provvedimenti antiebraici erano ancora in incubazione: in un incontro con il direttore generale della Banca d'Italia gli fu rifiutato un credito di 10 milioni. Vennero poi l'obbligo di autodenunciarsi come ebreo, l'ordine di restituire immediatamente tessera e distintivo del PNF, la rinuncia forzata a molte delle cariche ricoperte in società per azioni e in varie istituzioni di assistenza e beneficenza soprattutto a Torino. Tra l'altro il L. aveva istituito, in una sua villa vicino Torino, la Casa del sole per i figli dei tubercolotici e creato l'associazione assistenziale Pane per tutti; aveva anche fatto restaurare a sue spese palazzo Madama. Contro la progressiva emarginazione cui era costretto, Levi fece pesare tutta la sua influenza e la sua capacità patrimoniale. Riuscì così a ottenere, già nel gennaio 1939, la "discriminazione" e nell'ottobre 1940 la cosiddetta "arianizzazione" sulla base della legge 1024 del 17 luglio 1939: in tal modo, malgrado fosse figlio di genitori entrambi ebrei e sposato con un'ebrea, poté essere dichiarato, per decreto dell'apposita Commissione del ministero degli Interni, "non appartenente alla razza ebraica". Dopo quel passaggio cruciale, oltre a mantenere il pieno controllo dei propri beni (nel 1941 intervenne nuovamente per ripianare il deficit di bilancio della Zanichelli, sottoscrivendo un consistente aumento di capitale) e a garantirsi una posizione di eccezionale privilegio rispetto alla generalità degli ebrei italiani, egli giunse persino a fare domanda - senza ottenere risposta - di essere riammesso nelle fila del PNF. La protezione acquisita nel 1940 non poteva offrire tuttavia garanzie sufficienti sotto l'occupazione tedesca dopo l'8 settembre 1943. Levi allora, convertitosi al cristianesimo e contando ancora una volta sulla sua influenza, chiese protezione alle autorità ecclesiastiche, ottenendo rifugio in Vaticano fino alla liberazione di Roma. Successivamente dovette subire il momentaneo sequestro dei beni e la decadenza dalla carica di senatore, ma entro breve tempo la sua vita riprese un ritmo normale. Morì a Roma il 6 marzo 1949, senza eredi diretti. Parte del suo ingentissimo patrimonio, soprattutto partecipazioni azionarie, venne frazionato, lui ancora in vita, fra i parenti più prossimi. Per sua volontà una parte ingente fu destinata, pur con alcuni strascichi giudiziari, alla S. Sede [questa nota elabora un testo dell'Enciclopedia Treccani]-