LA PIETRA Ugo
(Bussi sul Tirino, Pescara 1938)
LELLI MASOTTI Silvia
(Milano 1950)
Installazione "Paletti e Catene" [Abitare è essere ovunque a casa propria]
Luogo: Como, Villa Olmo
Editore: N. D.
Stampatore: N. D.
Anno: 1979 [settembre]
Legatura: N. D.
Dimensioni: 17,8x24,3 cm. cm.
Pagine: N. D.
Descrizione: fotografia originale in bianco e nero di Silvia Lelli Masotti, firmata, titolata e datata «1978/1979» al retro dall'artista, con suo timbro «Archivio Ugo La Pietra - Via Guercino 7 - Milano». Timbro del copyright «Silvia Lelli Masotti - C.so Genova 26 - Milano» applicato al retro. L'mmagine ritrae l'artista disteso su un letto le cui sponde sono costituite da paletti divisori tipici dello spazio urbano. Scatto avvenuto durante la manifestazione «Spazio/Suono/Immagine», nell'ambito del XIII Autunno Musicale 1979, (Como, Villa Olmo, 22 settembre - 7 ottobre 1979). L'ambiente progettato da La Pietra, situato al piano terreno di Villa Olmo, si intitolava «Abitare è essere ovunque a casa propria». Vintage.
Bibliografia: Fotografia pubblicata in: AA.VV., «Spazio/Suono/Immagine. Ambienti-Performances. Catalogo», Como, 13° Autunno Musicale, 1979; pag. 14. Inoltre: Ugo La Pietra, «Abitare la città», (Torino), Allemandi, 2011; pag. 163, come parte del fotomontaggio «Paletti e catene 1979»
Prezzo: € 600ORDINA / ORDER
Questa installazione precede il film «Paletti e catene. Interventi urbani per la trasformazione della città di Milano», prodotto dalla Triennale di Milano e presentato alla XVI Triennale di Milano del dicembre 1979 come parte del progetto «Spazio reale - Spazio virtuale» di Ugo La Pietra (AA.VV., «Spazio reale - Spazio virtuale. L'ambiente audiovisivo», Milano, Marsilio, 1981: pp. 46-51).
"Dissuasori di sosta urbani vengono riprogettati e riconvertiti in arredi domestici. Un'espressione ironica che allude allo slogan «Abitare è essere ovunque a casa propria», confrontando l'arredo urbano / esterno (violento) con l'arredo domestico / interno (confortevole)" Ugo La Pietra).
"Ho fotografato una serie di attrezzature urbane, familiari a tutti, e che ci ricordano ogni giorno i vincoli, gli ostacoli, le separatezze e le violenze della città. Quindi le ho riprogettate stravolgendo la loro destinazione: da strutture di servizio della città a strutture di servizio per lo spazio domestico" (Ugo La Pietra).
"Attraverso le analisi che vado conducendo da diversi anni sul territorio urbano ho riscontrato che il grado di intervento e la possibilità di un atteggiamento creativo nei confronti dello spazio all'interno del quale viviamo sono quasi tutti ridotti a zero; e quando è possibile ritrovarli, li si scopre in poche espressioni che spesso sono più atti di ribellione e di disperazione che veri e propri atteggiamenti di autodefinizione e di partecipazione creativa. Il processo di «riappropriazione dell'ambiente» deve passare necessariamente attraverso la radicale trasformazione:
- delle situazioni repressive del nostro sitema
- delle attrezzature urbane collettive che esprimono solo separatezza ed emarginazione.
L'installazione «Abitare è essere ovunque a casa propria» fa riferimento alla compresenza e contaminazione di due categorie comportamentisco-spaziali: 1) spazio privato 2) spazio pubblico, ciò per indicare che la riappropriazione dell'ambiente passa soprattutto atraverso la distruzione della barriera che esiste tra queste due categorie. Questi due spazi sono presentati in modo compromissorio a tal punto che: l'ARREDO dello spazio domestico è realizzato con attrezzature normalmente usate per la segnaletica urbana (pali, basi in cemento, catene) e LA MUSICA che viene trasmessa in detto spazio è il risultato della sovrapposizione di un rumore urbano e di un suono di clarinetto intimamente legato ad uno spazio chiuso e privato" (Ugo La Pietra, in: AA.VV., «Spazio/Suono/Immagine. Ambienti-Performances. Catalogo», Como, 13° Autunno Musicale, 1979; pag. 12).
"Dissuasori di sosta urbani vengono riprogettati e riconvertiti in arredi domestici. Un'espressione ironica che allude allo slogan «Abitare è essere ovunque a casa propria», confrontando l'arredo urbano / esterno (violento) con l'arredo domestico / interno (confortevole)" Ugo La Pietra).
"Ho fotografato una serie di attrezzature urbane, familiari a tutti, e che ci ricordano ogni giorno i vincoli, gli ostacoli, le separatezze e le violenze della città. Quindi le ho riprogettate stravolgendo la loro destinazione: da strutture di servizio della città a strutture di servizio per lo spazio domestico" (Ugo La Pietra).
"Attraverso le analisi che vado conducendo da diversi anni sul territorio urbano ho riscontrato che il grado di intervento e la possibilità di un atteggiamento creativo nei confronti dello spazio all'interno del quale viviamo sono quasi tutti ridotti a zero; e quando è possibile ritrovarli, li si scopre in poche espressioni che spesso sono più atti di ribellione e di disperazione che veri e propri atteggiamenti di autodefinizione e di partecipazione creativa. Il processo di «riappropriazione dell'ambiente» deve passare necessariamente attraverso la radicale trasformazione:
- delle situazioni repressive del nostro sitema
- delle attrezzature urbane collettive che esprimono solo separatezza ed emarginazione.
L'installazione «Abitare è essere ovunque a casa propria» fa riferimento alla compresenza e contaminazione di due categorie comportamentisco-spaziali: 1) spazio privato 2) spazio pubblico, ciò per indicare che la riappropriazione dell'ambiente passa soprattutto atraverso la distruzione della barriera che esiste tra queste due categorie. Questi due spazi sono presentati in modo compromissorio a tal punto che: l'ARREDO dello spazio domestico è realizzato con attrezzature normalmente usate per la segnaletica urbana (pali, basi in cemento, catene) e LA MUSICA che viene trasmessa in detto spazio è il risultato della sovrapposizione di un rumore urbano e di un suono di clarinetto intimamente legato ad uno spazio chiuso e privato" (Ugo La Pietra, in: AA.VV., «Spazio/Suono/Immagine. Ambienti-Performances. Catalogo», Como, 13° Autunno Musicale, 1979; pag. 12).