LA PIETRA Ugo
(Bussi sul Tirino, Pescara 1938)
Immersione nel vento [Immersione nel turbine]
Luogo: N. D.
Editore: N. D.
Stampatore: N. D.
Anno: 1970
Legatura: N. D.
Dimensioni: 23,8x18 cm.
Pagine: N. D.
Descrizione: fotografia originale in bianco e nero titolata, datata e firmata dall'autore, con suo timbro di archiviazione «Archivio Ugo La Pietra, Via Guercino 7 - Milano». Vintage.
Bibliografia: Ugo La Pietra, «Abitare la città. Ricerche, interventi, progetti nello spazio urbano dal 1960 al 2000», Torino, Umberto Allemandi, 2011; pp. 82-83
Prezzo: € 500ORDINA / ORDER
"Contenitore cilindrico in metacrilato, calotta protettiva in metacrilato trasparente, pistola collegata a compressore azionante getti d'aria, polistirolo in circolazione turbinosa nel cilindro. I getti d'aria escono a forte pressione da ugelli orientati lungo la circonferenza del piano d'appoggio del polistirolo" (Ugo La Pietra, «Abitare la città. Ricerche, interventi, progetti nello spazio urbano dal 1960 al 2000», Torino, Umberto Allemandi, 2011; pag. 82).

"Modello di comprensione: «Immersione». Le «immersioni» si presentano quale semplificazione di un rapporto tra l'individuo e l'ambiente dove la possibilità di rottura di un equilibrio acquisito avviene attraverso una scelta del fruitore che, per disvelare una nuova situazione, deve agire spazialmente collocandosi all'interno di contenitori. L'isolamento in questi ambienti induce una serie di operazioni sensoriali e simboliche che esplicitano, da un lato la crisi di disadattamento ambientale e dall'altro il potenziale di intervento della forma nella rottura di equilibri precostituiti. Le «immersioni» sono così invito ad un comportamento di uscita dalla realtà per ritrovare il rifugio di una sorta di «privacy» che è separazione e strumento di verifica delle possibilità di intervento attraverso elementi di rottura che spostino i termini codificati della tradizione. Si innesta una dinamica di rapporto nella quale il comportamento libero dell'individuo rende significante la potenzialità contenuta nell'intervento spaziale. I contenitori, mentre spingono ad un certo comportamento, definiscono uno spazio in cui l'individuo crede di ritrovare un ambiente decisionale autonomo: in realtà, l'aver scelto di inserirsi nell'involucro lo separa dall'interazione con l'ambiente circostante e lo rende oggetto di un'intenzione formale sulla quale non può agire. Ne deriva una crisi tra il voluto isolamento del fruitore dal contesto e l'aspirazione ad un inserimento disequilibrante nel sistema. Ma proprio questa ambiguità, che è scontro tra l'aspirazione alla libertà e la limitazione che ogni scelta produce sulla libertà stessa, si presenta come presa di coscienza che la liberazione dai condizionamenti sociali e psicologici del contesto passa attraverso l'immersione personale in uno spazio che si offre come punto di riflessione critica e fantastica sul contesto stesso. In questo senso il percorso personale nei contenitori è una esperienza quanto mai efficace e dalla quale è possibile far scaturire una serie di considerazioni metodologiche ed operative che superano l'oggetto nella sua particolare specificità. I contenitori sono così rimando alle possibilità potenziali di immersioni urbane che divengono dinamici tentativi di rottura di equilibri indotti artificiosamente e possibilità di partecipazione alla creazione dell'ambiente urbano attraverso l'espressione conflittuale dei bisogni ed il recupero dei gradi di libertà ancora esistenti". (Ugo La Pietra, dal catalogo della mostra «Ugo La Pietra "Il sistema disequilibrante"», Torino, Galleria LP 220, novembre 1971).