AA.VV.
LA PIETRA Ugo
(Bussi sul Tirino, Pescara 1938)
Design Balneare III. Oggetti per la definizione di una cultura balneare. Mostra a cura di Ugo La Pietra
Luogo: Firenze
Editore: Alinea
Stampatore: Italia Grafiche - Campi Bisenzio, Firenze
Anno: 1990 (luglio)
Legatura: brossura
Dimensioni: 29,7x21 cm.
Pagine: pp. 80
Descrizione: copertina illustrata con un disegno a colori di Ugo La Pietra, volume interamente illustrato con immagini in nero e a colori. Testo introduttivo di Ugo La Pietra, con il suo «Piccolo dizionario del design balneare», e brevi commenti di vari artisti presenti. Catalogo originale della mostra (Cattolica, Centro Culturale Polivalente, 14 luglio - 15 settembre 1990).
Bibliografia: N. D.
Prezzo: € 30ORDINA / ORDER
Opere di Luigi Serafini, Mario Cananzi, Gianni Veneziano, Ugo La Pietra, Annibale Oste, Nanda Vigo, Annalisa Cocco, Lapo Binazzi, Anna Falletti, Elio Di Franco, Riccardo Dalisi, Maurizio Castelvetro, Maurizio Cattelan e molti altri.
"La mostra «design balneare» deve essere letta come un contributo di alcuni autori alla crescita del sistema dei segni e dei materiali per la definizione di una cultura balneare... Da tempo, dedicandomi a quest'area, ho messo in evidenza: le esperienze progettuali autonome e spontanee come le Case del Poetto lungo la costa nei pressi di Cagliari (ormai purtroppo distrutte!), l'architettura spontanea delle Coste sicule e pugliesi, gli stilemi utilizzati nelle piccole pensioni realizzate negli anni Cinquanta, le grandi architetture delle Colonie fasciste nate quasi tutte fra il '38 e 40, e le «ville mediterranee» fresche ed elegantemente inserite tra sbruffi di piante di cappero. Ma dove la mia attenzione si è maggiormente soffermata è nei confronti di certe architetture, ambienti, oggetti (che ho ritrovato lungo le coste del mar Ionio) in cui è possibile cogliere un'infinità di segni (legati alla cultura balneare) realizzati in modo spontaneo e direi anche spregiudicato. E' leggibile in queste aree un rinnovato interesse da parte della «gente» nei confronti della manipolazione dei materiali. Appare evidente, soprattutto qui, come, dopo tanti anni di architettura fatta dagli architetti e imitata più o meno bene dai geometri, questa disciplina sembra poter ritrovare tra la gente una propria praticabilità... Dalla prima mostra sul «Design Balneare» (1983) attraverso il concorso «Design Balneare» del 1985, e la manifestazione sulla «Cultura Balneare» del 1986 ho creduto di poter innescare un processo di crescita, di conoscenza e di sperimentazione di questo particolare fenomeno legato alla nostra società" (pag. 9).
"La mostra «design balneare» deve essere letta come un contributo di alcuni autori alla crescita del sistema dei segni e dei materiali per la definizione di una cultura balneare... Da tempo, dedicandomi a quest'area, ho messo in evidenza: le esperienze progettuali autonome e spontanee come le Case del Poetto lungo la costa nei pressi di Cagliari (ormai purtroppo distrutte!), l'architettura spontanea delle Coste sicule e pugliesi, gli stilemi utilizzati nelle piccole pensioni realizzate negli anni Cinquanta, le grandi architetture delle Colonie fasciste nate quasi tutte fra il '38 e 40, e le «ville mediterranee» fresche ed elegantemente inserite tra sbruffi di piante di cappero. Ma dove la mia attenzione si è maggiormente soffermata è nei confronti di certe architetture, ambienti, oggetti (che ho ritrovato lungo le coste del mar Ionio) in cui è possibile cogliere un'infinità di segni (legati alla cultura balneare) realizzati in modo spontaneo e direi anche spregiudicato. E' leggibile in queste aree un rinnovato interesse da parte della «gente» nei confronti della manipolazione dei materiali. Appare evidente, soprattutto qui, come, dopo tanti anni di architettura fatta dagli architetti e imitata più o meno bene dai geometri, questa disciplina sembra poter ritrovare tra la gente una propria praticabilità... Dalla prima mostra sul «Design Balneare» (1983) attraverso il concorso «Design Balneare» del 1985, e la manifestazione sulla «Cultura Balneare» del 1986 ho creduto di poter innescare un processo di crescita, di conoscenza e di sperimentazione di questo particolare fenomeno legato alla nostra società" (pag. 9).