MARINETTI Filippo Tommaso
[Filippo Achille Emilio Marinetti] (Alessandria d'Egitto 1876 - Bellagio 1944)
Manifesto tecnico della letteratura futurista
Luogo: Milano
Editore: Direzione del Movimento Futurista
Stampatore: A. Taveggia - S. Margherita - Milano
Anno: 11 maggio 1912 [ma luglio 1912]
Legatura: volantino
Dimensioni: 29,2x23,2 cm.
Pagine: pp. 4
Descrizione: Prima edizione, versione in lingua italiana.
Bibliografia: Paolo Tonini, «I manifesti del Futurismo italiano», Gussago, Edizioni dell’Arengario, 2011: pag. 32, n. 45.1
Prezzo: € 350ORDINA / ORDER
Successivamente all'edizione in volantino, nelle due versioni italiana e francese, un riassunto del manifesto viene pubblicato in francese a Parigi dal FIGARO e da L'INTRANSIGEANT, 7 luglio 1912. La prima edizione italiana in rivista e quella su LA GAZZETTA DI BIELLA, 12 ottobre 1912.
"1. Bisogna distruggere la sintassi, disponendo i sostantivi a caso, come nascono. 2. Si deve usare il verbo all'infinito (...). 3. Si deve abolire l'aggettivo (...). 4. Si deve abolire l'avverbio (...). 5. Ogni sostantivo deve avere il suo doppio, cioè il sostantivo deve essre seguito, senza congiunzione, dal sostantivo a cui è legato per analogia (...). 6. Abolire anche la punteggiatura (...). 11. Distruggere nella letteratura l'"io" (...). Noi inventeremo insieme ciò che io chiamo l'immaginazione senza fili. Giungeremo un giorno ad un'arte ancor più essenziale, quando oseremo sopprimere tutti i primi termini delle nostre analogie per non dare più altro che il seguito ininterrotto dei secondi termini. Bisognerà, per questo, rinunciare ad essere compresi. Esser compresi non è necessario. Noi ne abbiamo fatto a meno, d'altronde, quando esprimevamo frammenti della sensibilità futurista mediante la sintassi tradizionale e intellettiva. (...) Facciamo coraggiosamente il "brutto" in letteratura, e uccidiamo dovunque la solennità. (...) Poeti futuristi! Io vi ho insegnato a odiare le biblioteche e i musei, per prepararvi a odiare l'intelligenza, ridestando in voi la divina intuizione, dono caratteristico delle razze latine. Mediante l'intuizione, vinceremo l'ostilità apparentemente irriducibile che separa la nostra carne umana dal metallo dei motori. Dopo il regno animale, ecco iniziarsi il regno meccanico. Con la conoscenza e l'amicizia della materia (...) noi prepariamo la creazione dell'uomo meccanico dalle parti intercambiabili. Noi lo libereremo dall'idea della morte, e quindi dalla morte stessa, suprema definizione dell'intelligenza logica".
"1. Bisogna distruggere la sintassi, disponendo i sostantivi a caso, come nascono. 2. Si deve usare il verbo all'infinito (...). 3. Si deve abolire l'aggettivo (...). 4. Si deve abolire l'avverbio (...). 5. Ogni sostantivo deve avere il suo doppio, cioè il sostantivo deve essre seguito, senza congiunzione, dal sostantivo a cui è legato per analogia (...). 6. Abolire anche la punteggiatura (...). 11. Distruggere nella letteratura l'"io" (...). Noi inventeremo insieme ciò che io chiamo l'immaginazione senza fili. Giungeremo un giorno ad un'arte ancor più essenziale, quando oseremo sopprimere tutti i primi termini delle nostre analogie per non dare più altro che il seguito ininterrotto dei secondi termini. Bisognerà, per questo, rinunciare ad essere compresi. Esser compresi non è necessario. Noi ne abbiamo fatto a meno, d'altronde, quando esprimevamo frammenti della sensibilità futurista mediante la sintassi tradizionale e intellettiva. (...) Facciamo coraggiosamente il "brutto" in letteratura, e uccidiamo dovunque la solennità. (...) Poeti futuristi! Io vi ho insegnato a odiare le biblioteche e i musei, per prepararvi a odiare l'intelligenza, ridestando in voi la divina intuizione, dono caratteristico delle razze latine. Mediante l'intuizione, vinceremo l'ostilità apparentemente irriducibile che separa la nostra carne umana dal metallo dei motori. Dopo il regno animale, ecco iniziarsi il regno meccanico. Con la conoscenza e l'amicizia della materia (...) noi prepariamo la creazione dell'uomo meccanico dalle parti intercambiabili. Noi lo libereremo dall'idea della morte, e quindi dalla morte stessa, suprema definizione dell'intelligenza logica".