PALAZZESCHI Aldo
[Aldo Giurlani] (Firenze 1885 - Roma 1974)
L'incendiario 1905 - 1909. 2a edizione
Luogo: Milano
Editore: Edizioni Futuriste di Poesia
Stampatore: Tipografia di A. Vallecchi - Firenze
Anno: 1913 [gennaio/febbraio]
Legatura: brossura
Dimensioni: 19,5x13,7 cm.
Pagine: pp. 253 (3)
Descrizione: poesie. Bruniture in copertina. Menzione fittizia del migliaio. Seconda edizione, riveduta e ampliata.
Bibliografia: Claudia Salaris, «Bibliografia del Futurismo», Roma, Biblioteca del Vascello, 1988: pag. 59
Prezzo: € 350ORDINA / ORDER
Questa seconda edizione contiene 6 poesie inedite e varianti nella scelta delle altre poesie, come dichiarato nella nota dell'autore. Il volume venne pubblicizzato in un volantino: (F.T. Marinetti), Poeta futurista Aldo Palazzeschi, Milano, Direzione del Movimento Futurista, s.d. (gennaio/febbraio 1913).
"Io sogno una casina di cristallo / proprio nel mezzo della città, / nel folto dell'abitato. / Una casina semplice, modesta, / piccolina piccolina, / tre stanzette e la cucina. / Una casina / come un qualunque mortale / può possedere, / che di straordinario non abbia niente, / ma che sia tutta trasparente, / di cristallo. / (...) / Mi vedrete mangiare, / mi potrete vedere / quando sono a dormire, / sorprendere i miei sogni; / mi vedrete quando sono a fare i miei bisogni, / mi vedrete quando cambio la camicia. / (...( / Mi vedrete chino sulle carte / dalla mattina alla sera. / E passando mi potrete salutare, / augurare il buon giorno / e la buonanotte, / e io vi risponderò. / E se poi mi vedrete pisciare, / non vi dovete scandalizzare, / se no, peggio per voi! / Non vi dovete voltare / quando passate. / (...) / Quando gli uomini vivranno / tutti in case di cristallo, / faranno meno porcherie, / o almeno si vedranno!" (dalla poesia inedita "Una casina di cristallo", pp. 242-244).
"V'è uno sviluppo logico da «Lanterna» e «Poemi» all'«Incendiario»: lo spazio della poesia di Palazzeschi è occupato per intero da figurazioni connotative, il «romanzo» che ne risulta è il risultato di una serie di figure di proiezione che però non si esauriscono nel figurale del disegno a tratto liberty. Palazzeschi cela i significati sostituendo al rimosso, o al vietato, proiezioni ora solo iconiche ora solo foniche, con esse organizzando un codice affatto suo, del grottesco, del deforme, del difforme, e con toni che trapassano dal delicato al livido: la sua ironia copre una reale cattiveria, il suo immoralismo non è uno scherzo, o se lo è, sul serio risulta assai «cattivo genere», disturbante assai. Questo codice, con i suoi parametri quasi fissi, le sue gestualità maniacali, le sue ossessioni, gli consente di scrivere impronunciabili rapporti sodomitici, fantasie masturbatorie, inclinazioni coprolaliche, tentazioni gerontofile ed incestuose, e al tempo stesso di non pronunciare in chiaro la propria condizione ed identità, sibbene di alludervi trasponendola e proiettandola: l'incendiario, malizioso terrorista anarchico, è anche fin troppo scoperto simbolo di frustrazione sessuale: diventando vittima espiatori, eroe sacrificale, rappresenta l'emarginato, l'escluso, il «deviante». (...) L'intenzione è violatrice, e con rabbia: la sconfitta del poeta (...) trascina con sé la sconfitta della letteratura, ed ecco allora la rinuncia al significato e lo spostamento tutto in favore del significante, e più in là del nonsense, e fin delle unità minimali del linguaggio, fonemi puri che par consentano di dire quel che il linguaggio organizzato e codificato non consente, la disperazione di un (apparente) divertimento, la scrittura di una angoscia (quelle di Palazzeschi futurista sono delle gags lividose, stralunate, crudeli; vanno annotate nei registri dello «humour noir»)" (Glauco Viazzi, «I poeti del futurismo 1909-1944», Milano, Longanesi, 1978; pp. 147-148).
"Io sogno una casina di cristallo / proprio nel mezzo della città, / nel folto dell'abitato. / Una casina semplice, modesta, / piccolina piccolina, / tre stanzette e la cucina. / Una casina / come un qualunque mortale / può possedere, / che di straordinario non abbia niente, / ma che sia tutta trasparente, / di cristallo. / (...) / Mi vedrete mangiare, / mi potrete vedere / quando sono a dormire, / sorprendere i miei sogni; / mi vedrete quando sono a fare i miei bisogni, / mi vedrete quando cambio la camicia. / (...( / Mi vedrete chino sulle carte / dalla mattina alla sera. / E passando mi potrete salutare, / augurare il buon giorno / e la buonanotte, / e io vi risponderò. / E se poi mi vedrete pisciare, / non vi dovete scandalizzare, / se no, peggio per voi! / Non vi dovete voltare / quando passate. / (...) / Quando gli uomini vivranno / tutti in case di cristallo, / faranno meno porcherie, / o almeno si vedranno!" (dalla poesia inedita "Una casina di cristallo", pp. 242-244).
"V'è uno sviluppo logico da «Lanterna» e «Poemi» all'«Incendiario»: lo spazio della poesia di Palazzeschi è occupato per intero da figurazioni connotative, il «romanzo» che ne risulta è il risultato di una serie di figure di proiezione che però non si esauriscono nel figurale del disegno a tratto liberty. Palazzeschi cela i significati sostituendo al rimosso, o al vietato, proiezioni ora solo iconiche ora solo foniche, con esse organizzando un codice affatto suo, del grottesco, del deforme, del difforme, e con toni che trapassano dal delicato al livido: la sua ironia copre una reale cattiveria, il suo immoralismo non è uno scherzo, o se lo è, sul serio risulta assai «cattivo genere», disturbante assai. Questo codice, con i suoi parametri quasi fissi, le sue gestualità maniacali, le sue ossessioni, gli consente di scrivere impronunciabili rapporti sodomitici, fantasie masturbatorie, inclinazioni coprolaliche, tentazioni gerontofile ed incestuose, e al tempo stesso di non pronunciare in chiaro la propria condizione ed identità, sibbene di alludervi trasponendola e proiettandola: l'incendiario, malizioso terrorista anarchico, è anche fin troppo scoperto simbolo di frustrazione sessuale: diventando vittima espiatori, eroe sacrificale, rappresenta l'emarginato, l'escluso, il «deviante». (...) L'intenzione è violatrice, e con rabbia: la sconfitta del poeta (...) trascina con sé la sconfitta della letteratura, ed ecco allora la rinuncia al significato e lo spostamento tutto in favore del significante, e più in là del nonsense, e fin delle unità minimali del linguaggio, fonemi puri che par consentano di dire quel che il linguaggio organizzato e codificato non consente, la disperazione di un (apparente) divertimento, la scrittura di una angoscia (quelle di Palazzeschi futurista sono delle gags lividose, stralunate, crudeli; vanno annotate nei registri dello «humour noir»)" (Glauco Viazzi, «I poeti del futurismo 1909-1944», Milano, Longanesi, 1978; pp. 147-148).