LUCINI Gian Pietro
(Milano 1867 - Breglia 1914)
La solita canzone del Melibeo. A cura di Gian Pietro Lucini
Luogo: Milano
Editore: Edizioni Futuriste di Poesia
Stampatore: Tipografia G. Botta - Varazze
Anno: 1910 [maggio/giugno]
Legatura: brossura
Dimensioni: 19,5x16 cm.
Pagine: pp. 360
Descrizione: frontespizio con una immagine in bianco e nero e 1 tavola in bianco e nero n.t. con il ritratto dell'autore (riproduzione del busto scultoreo, opera di Achille Alberti). Prima edizione.
Bibliografia: Claudia Salaris, «Bibliografia del Futurismo», Roma, Biblioteca del Vascello, 1988: pag. 43
Prezzo: € 450ORDINA / ORDER
Il «Melibeo» è lo stesso autore: «Difeso e refrattario alla sciocchezza, al millantare, alla vacua pretesa, ed alle inutili predilezioni dei coetanei, si giova, contro ai loro attacchi ironici, malamente mascherati dall'interesse e subdolamente trepidi di paura, della indifferenza. (...) In questa ipotesi, che non è regressiva, ma operante, si presenta al borghese come un ostacolo alla sua cotidiana degustazione di grasse e codificate felicità, quanto nauseose! Di qui, tutti coloro che ne hanno avuto direttamente o indirettamente danno o limitazioni, dal suo silenzio e dalla sua stoica abitudine, si trovarono in dovere di chiamarlo, tra i senza Patria, i senza Dio e i senza Padroni, un Anarchico" (pp. 10-11).
"Ribelle per natura e per formazione culturale, dopo un breve approccio al socialismo, si fa sempre più chiaro in [Lucini] l'anarchico disegno di un'utopia sociale basata sulla libera espansione dell'individuo al di fuori di qualsiasi istituzione socio-politica. Al centro del suo sitema ideologico c'è «l'unico» postulato da Max Stirner, arricchito dagli elementi mediati attraverso una solida cultura umanistica. Sicché, a siffatta figura, egli aggiunge tratti derivanti da Pico della Mirandola, da Marsilio Ficino, da Paracelso, fino a toccare la filosofia del ribelle Giordano Bruno, per giungere infine ai simbolisti e agli anarchici della storia culturale più recente. (...) Tutto ciò lo pone ai margini del sistema e lo definisce, oggi, come esempio unico di poeta maledetto in Italia. (...) Edoardo Sanguineti riserva a Lucini un posto importante nel panorama della poesia italiana del Novecento: oltre a considerarlo come il poeta più importante del simbolismo nostrano, lo pone anche come figura emblematica dell'apertura del secolo, il primo dei poeti italiani consapevolmente moderno. [...] «La solita canzone del Melibeo» è il volume di versi che pone Lucini come il più rappresentativo poeta simbolista italiano" (G.B. Nazzaro, in: AA.VV., «Il dizionario del Futurismo», Firenze, Vallecchi – Mart, 2001: vol. II pp. 667-668).
"Ribelle per natura e per formazione culturale, dopo un breve approccio al socialismo, si fa sempre più chiaro in [Lucini] l'anarchico disegno di un'utopia sociale basata sulla libera espansione dell'individuo al di fuori di qualsiasi istituzione socio-politica. Al centro del suo sitema ideologico c'è «l'unico» postulato da Max Stirner, arricchito dagli elementi mediati attraverso una solida cultura umanistica. Sicché, a siffatta figura, egli aggiunge tratti derivanti da Pico della Mirandola, da Marsilio Ficino, da Paracelso, fino a toccare la filosofia del ribelle Giordano Bruno, per giungere infine ai simbolisti e agli anarchici della storia culturale più recente. (...) Tutto ciò lo pone ai margini del sistema e lo definisce, oggi, come esempio unico di poeta maledetto in Italia. (...) Edoardo Sanguineti riserva a Lucini un posto importante nel panorama della poesia italiana del Novecento: oltre a considerarlo come il poeta più importante del simbolismo nostrano, lo pone anche come figura emblematica dell'apertura del secolo, il primo dei poeti italiani consapevolmente moderno. [...] «La solita canzone del Melibeo» è il volume di versi che pone Lucini come il più rappresentativo poeta simbolista italiano" (G.B. Nazzaro, in: AA.VV., «Il dizionario del Futurismo», Firenze, Vallecchi – Mart, 2001: vol. II pp. 667-668).