(Filippo Tommaso Marinetti, L’aeropoema di Cozzarini primo eroe dell’Esercito Repubblicano, (Milano), Edizioni Erre, s.d. (10 maggio 1944, pag. 17).
A rileggerle oggi queste parole di Marinetti trasmettono più che non allora la tragedia di un paese alla deriva, l’Italia che voleva figurarsi imperiale e non aveva nemmeno di che proteggere i soldati decisi a morire per lei. Marinetti sarebbe morto nell’inverno di quell’anno ucciso da un infarto:
“… io non ho nulla da insegnarvi mondo come sono da ogni quotidianismo e faro di una poesia fuori tempo spazio“.
Aveva scritto nell’ultimo poema, l’ode alla famigerata Xa Mas.
La storia mescola nell’orrore bellezza e sconcezza, verità e menzogna, i vincitori avranno sempre ragione, perché hanno vinto, e non c’è niente da portar via a chi stava dall’altra parte, la parte che ha perduto. Eppure quei libri che non avrebbero mai riparato dai proiettili e dalle bombe furono fatti davvero, libri inconcepibili che coniugavano metallo e parole, cultura e produzione industriale, pubblicità e poesia, il primo nel 1932, poi questo secondo e ultimo: L’Anguria Lirica di Tullio d’Albisola, poesie parolibere accompagnate ciascuna da un disegno di Bruno Munari, stampato in 101 esemplari assemblati a mano.
Le pagine sono di latta, con stampati disegni e parole in litografia come sulle scatole dei biscotti (fa notare Claudia Salaris in uno dei suoi tanti libri sul futurismo), e girano su un tamburo: libro che puoi sfogliare senza che il vento possa farti perdere il segno, che il sole può surriscaldare, e l’acqua arrugginire, non è indistruttibile ma è un oggetto che non ha più niente a che fare con la natura, interamente artificiale e insieme intellettuale, un angelo dell’arte robotica stroncata dai bit: il libro del futuro non sarà di metallo ma niente altro che una combinazione di 1 e di 0 infinitamente replicabile: il nostro e-book.
Certo questi libri furono anticipatori di idee che soltanto oggi trovano facile realizzazione: la multimedialità, il polimaterismo, la compenetrazione uomo/macchina – i cyborg che certamente diventeremo. E sono già cimeli di un’epoca infinitamente lontana: rimangono nei musei a ricordarci un momento, una attitudine umana ad abbandonare il già detto e il già fatto per inventare altro ancora. A chi sappia interrogarli porgono la chiave di altre dimore, altri mondi e prospettive: non nelle cose ma nelle infinite possibilità è la garanzia che nulla di umano ci divenga estraneo.
Qui di seguito tutte le altre pagine del libro:
This Post Has 4 Comments
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.
…anche questa volta, complimenti!
fantastico+++++++
Che Meraviglia, complimenti sinceri per la Vs. attività.
.. ricevo sempre con grande interesse i vs cataloghi. Ogni volta una bella sorpresa. Complimenti per il vostro prezioso impegno.