MARINETTI Filippo Tommaso
[Filippo Achille Emilio Marinetti] (Alessandria d'Egitto 1876 - Bellagio 1944)
La ville charnelle
Luogo: Paris
Editore: Bibliothèque Internationale d'Editions E. Sansot & C.ie
Stampatore: Imprimerie Rennaise - L. Caillot et Fils
Anno: 1908 [luglio]
Legatura: brossura
Dimensioni: 17x14 cm.
Pagine: pp. (6) 232 (2)
Descrizione: copertina con titolo in rosso su fondo bianco. Poema in versi liberi. Menzione fittizia di sesta edizione. Esemplare con firma autografa dell'autore. Prima edizione.
Bibliografia: Claudia Salaris, «Bibliografia del Futurismo», Roma, Biblioteca del Vascello, 1988: pp. 45
Prezzo: € 350ORDINA / ORDER
L'opera verrà pubblicata in traduzione italiana soltanto nel 1921 col titolo «Lussuria-velocità» (Milano, Modernissima) con copertina di Achille Funi.
"Nel luglio del 1908 Marinetti pubblica a Parigi La Ville charnelle. E’ una raccolta di poesie e poemetti, a cominciare da quello che le dà il titolo, diviso in dieci parti, il più corposo della silloge. La città carnale è la Donna in una delirante cosmologia dove il Sole, la Luna, il Mare e altri elementi danno corpo alle fantasie sessuali del poeta. Eros Edipo e Thanatos si muovono all’ombra di minareti e giardini pensili, grotte, sconvolgimenti di sensi, allucinazioni. I buoni sentimenti sono irrisi a ogni pagina, esiste solo enorme e invincibile il corpo della donna: “Voglio dormire nella chioma della Lussuria / e bere alla soave fontana della Vulva, / che sola può estinguere la sete delle mie arterie” (F.T. Marinetti, «Lussuria-Velocità», Milano, Modernissima, 1921; pag. 19). E l’epilogo è la morte, l’ultimo dei piaceri, l’annullamento dell’io che si compie nell’orgasmo. Città-Donna, pericoli profumi esotiche delizie, c’è molta Africa: Africa energia spontaneità del desiderio contro lo snobismo e le finzioni della cosiddetta civiltà. Ma non è una riscoperta del buon selvaggio, al contrario è l’esasperazione del modulo decadente travolto dalla realtà industriale, il mito della velocità che farà da base al manifesto del futurismo. Non è un caso che la traduzione italiana, pubblicata molti anni dopo nel 1921 in una tiratura 1000 copie, si intitoli «Lussuria-Velocità». E non è nemmeno un caso che restino esclusi la poesia più decadente «Mon coeur de sucre rouge» e i «Dithyrambes» – versi di circostanza dedicati a vari poeti dell’epoca -, con la sola eccezione di «A mon Pégase» tradotta col titolo «Automobile da corsa». E’ poi da notare che le altre poesie sono raccolte sotto il titolo «Piccoli drammi di luci» e che il testo conclusivo è il manifesto del 1916: «La nuova religione-morale della velocità». Ma quello che fa capire immediatamente di cosa si sta parlando è la bellissima copertina di Achille Funi, dove la città si offre a tutti i sensi, bella e spietata con la sua gioia vanità dolore dramma réclames, e sembra illustrare l’idea marinettiana e futurista dell’onnipotenza del desiderio prima che della volontà: “Desiderio!… desiderio eterno magnete degli uomini!… E tu, mia volontà, gran carburatore di sogni!… Istinto divinatore, sublime cambio di velocità! Oh cuore mio esplosivo e tonante, chi ti impedisce di atterrare la Morte? Chi ti vieta di comandare all’Impossibile? Oh! renditi immortale, d’un colpo di volontà! (pag. 153)". (Paolo Tonini, blog «Toccare le idee», 27 gennaio 2013).
ALTRO ESEMPLARE: senza firma autografa: € 250
"Nel luglio del 1908 Marinetti pubblica a Parigi La Ville charnelle. E’ una raccolta di poesie e poemetti, a cominciare da quello che le dà il titolo, diviso in dieci parti, il più corposo della silloge. La città carnale è la Donna in una delirante cosmologia dove il Sole, la Luna, il Mare e altri elementi danno corpo alle fantasie sessuali del poeta. Eros Edipo e Thanatos si muovono all’ombra di minareti e giardini pensili, grotte, sconvolgimenti di sensi, allucinazioni. I buoni sentimenti sono irrisi a ogni pagina, esiste solo enorme e invincibile il corpo della donna: “Voglio dormire nella chioma della Lussuria / e bere alla soave fontana della Vulva, / che sola può estinguere la sete delle mie arterie” (F.T. Marinetti, «Lussuria-Velocità», Milano, Modernissima, 1921; pag. 19). E l’epilogo è la morte, l’ultimo dei piaceri, l’annullamento dell’io che si compie nell’orgasmo. Città-Donna, pericoli profumi esotiche delizie, c’è molta Africa: Africa energia spontaneità del desiderio contro lo snobismo e le finzioni della cosiddetta civiltà. Ma non è una riscoperta del buon selvaggio, al contrario è l’esasperazione del modulo decadente travolto dalla realtà industriale, il mito della velocità che farà da base al manifesto del futurismo. Non è un caso che la traduzione italiana, pubblicata molti anni dopo nel 1921 in una tiratura 1000 copie, si intitoli «Lussuria-Velocità». E non è nemmeno un caso che restino esclusi la poesia più decadente «Mon coeur de sucre rouge» e i «Dithyrambes» – versi di circostanza dedicati a vari poeti dell’epoca -, con la sola eccezione di «A mon Pégase» tradotta col titolo «Automobile da corsa». E’ poi da notare che le altre poesie sono raccolte sotto il titolo «Piccoli drammi di luci» e che il testo conclusivo è il manifesto del 1916: «La nuova religione-morale della velocità». Ma quello che fa capire immediatamente di cosa si sta parlando è la bellissima copertina di Achille Funi, dove la città si offre a tutti i sensi, bella e spietata con la sua gioia vanità dolore dramma réclames, e sembra illustrare l’idea marinettiana e futurista dell’onnipotenza del desiderio prima che della volontà: “Desiderio!… desiderio eterno magnete degli uomini!… E tu, mia volontà, gran carburatore di sogni!… Istinto divinatore, sublime cambio di velocità! Oh cuore mio esplosivo e tonante, chi ti impedisce di atterrare la Morte? Chi ti vieta di comandare all’Impossibile? Oh! renditi immortale, d’un colpo di volontà! (pag. 153)". (Paolo Tonini, blog «Toccare le idee», 27 gennaio 2013).
ALTRO ESEMPLARE: senza firma autografa: € 250