MARINETTI Filippo Tommaso
[Filippo Achille Emilio Marinetti] (Alessandria d'Egitto 1876 - Bellagio 1944)
Distruzione. Traduzione dal francese in versi liberi di Decio Cinti. Nuova edizione. Col Processo e l'Assoluzione di Mafarka il Futurista
Luogo: Milano
Editore: Casa Editrice Sonzogno
Stampatore: Stab. Grafico Matarelli - Milano
Anno: s.d. [1 febbraio 1920]
Legatura: brossura
Dimensioni: 18,5x12 cm.
Pagine: pp. 345 (7)
Descrizione: copertina con titoli in rosso e bianco su fondo bleu. Seconda edizione in lingua italiana.
Bibliografia: Claudia Salaris, «Bibliografia del Futurismo», Roma, Biblioteca del Vascello, 1988: pag. 49
Prezzo: € 150ORDINA / ORDER
Testo stampato all'occhietto: "Pubblicato in francese nel 1904 (Léon Vanier, éditeur Paris) - Prima edizione italiana nel 1911 (Edizioni Futuriste di Poesia)". Rispetto alla prima edizione italiana vengono qui espunti i passi più anarchici e viene aggiunta la sentenza di condanna ricevuta in Appello.
“L’«Invocation à la Mer Toute-Puissante» con cui si apre «Destruction», [...] conferma il rifiuto che Marinetti oppone alla logica, ai sillogismi – «Syllogismes mort-nés». L’elemento che rappresenta l’infinito è invocato metaforicamente come un’arma, una spada che trafigge le stelle: «Ô Mer, ô formidable épée à pourfendre les Astres!». […]. La settima parte di «Destruction» è dedicata a Gustav Kahn e ha come titolo «Le Demon de la Vitesse»: «Hurrah!... partons, mon âme, évadons-nous par delà le ressort des muscles déclanchés, par delà les confins de l’espace et du temps, hors du possible noir, en plein azur absurde, pour suivre l’aventure romantique des Astres!». Il poeta incoraggia l’ebbra corsa del treno, del suo «train dement», «train pantèle, essoufflé et rampant», fluido e sinuoso «train au long corps désossé de matou», verso l’irrazionale e l’assurdo […]: «Pauvre Sagesse!... Oh, l’allégresse de se sentir absurde!...». Marinetti aveva preso congedo anche dall’amore, in quest’opera incarnato da Julie. L’epilogo di «Destruction» è un testo tripartito – «Invocation à la Mer Vengeresse. Pour qu’elle nous délivre de l’infâme réalité». Nella terza parte, che è dedicata a D’Annunzio, torna ad accamparsi la potenza del Mare, qui immane forza Vendicatrice, la «Grande Mer Vengeresse», invocata ad annientare ogni cosa pur a vantaggio della Morte, assolutizzata dalla iniziale maiuscola: «nous attendons la Mort, / [...] La Mort, la Mort présidera à ce baiser funèbre!...». Sono gli uomini ad aver bisogno di distruzione – sia dei limiti di spazio e di tempo sia delle loro stesse creazioni, perché «la main de l’homme ne sait construire / que des cachots, et forger que des chaînes!...». Solo se liberato dalle catene, l’uomo può involarsi nei cieli, conoscere l’inebriante percezione di uno spazio infinito, privo di strade o di muri” (Cecilia Bello Minciacchi, «Alla conquista dello spazio: le figurazioni di guerra di Marinetti», in: «L’anno iniquo. 1914: Guerra e letteratura europea. Atti del congresso di Venezia, 24-26 novembre 2014», Roma, Adi editore, 2017; pp. 2-3).
“L’«Invocation à la Mer Toute-Puissante» con cui si apre «Destruction», [...] conferma il rifiuto che Marinetti oppone alla logica, ai sillogismi – «Syllogismes mort-nés». L’elemento che rappresenta l’infinito è invocato metaforicamente come un’arma, una spada che trafigge le stelle: «Ô Mer, ô formidable épée à pourfendre les Astres!». […]. La settima parte di «Destruction» è dedicata a Gustav Kahn e ha come titolo «Le Demon de la Vitesse»: «Hurrah!... partons, mon âme, évadons-nous par delà le ressort des muscles déclanchés, par delà les confins de l’espace et du temps, hors du possible noir, en plein azur absurde, pour suivre l’aventure romantique des Astres!». Il poeta incoraggia l’ebbra corsa del treno, del suo «train dement», «train pantèle, essoufflé et rampant», fluido e sinuoso «train au long corps désossé de matou», verso l’irrazionale e l’assurdo […]: «Pauvre Sagesse!... Oh, l’allégresse de se sentir absurde!...». Marinetti aveva preso congedo anche dall’amore, in quest’opera incarnato da Julie. L’epilogo di «Destruction» è un testo tripartito – «Invocation à la Mer Vengeresse. Pour qu’elle nous délivre de l’infâme réalité». Nella terza parte, che è dedicata a D’Annunzio, torna ad accamparsi la potenza del Mare, qui immane forza Vendicatrice, la «Grande Mer Vengeresse», invocata ad annientare ogni cosa pur a vantaggio della Morte, assolutizzata dalla iniziale maiuscola: «nous attendons la Mort, / [...] La Mort, la Mort présidera à ce baiser funèbre!...». Sono gli uomini ad aver bisogno di distruzione – sia dei limiti di spazio e di tempo sia delle loro stesse creazioni, perché «la main de l’homme ne sait construire / que des cachots, et forger que des chaînes!...». Solo se liberato dalle catene, l’uomo può involarsi nei cieli, conoscere l’inebriante percezione di uno spazio infinito, privo di strade o di muri” (Cecilia Bello Minciacchi, «Alla conquista dello spazio: le figurazioni di guerra di Marinetti», in: «L’anno iniquo. 1914: Guerra e letteratura europea. Atti del congresso di Venezia, 24-26 novembre 2014», Roma, Adi editore, 2017; pp. 2-3).