MARINETTI Filippo Tommaso
[Filippo Achille Emilio Marinetti] (Alessandria d'Egitto 1876 - Bellagio 1944)
Il teatro di varietà. Manifesto futurista, in: LACERBA Anno I n. 19
Luogo: Firenze
Editore: N. D.
Stampatore: Tipografia di A. Vallecchi e C.
Anno: 29 settembre 1913 [ma 1 ottobre 1913]
Legatura: N. D.
Dimensioni: 1 fascicolo 34,6x25 cm.
Pagine: pp. 12
Descrizione: prima edizione.
Bibliografia: Paolo Tonini, «I manifesti del Futurismo italiano», Gussago, Edizioni dell’Arengario, 2011: pag. 45 n. 65.1; Claudia Salaris, «Riviste futuriste. Collezione Echaurren Salaris», Pistoia, Gli Ori, 2012: pag. 367
Prezzo: € 400ORDINA / ORDER
Il manifesto viene pubblicato per la prima volta su LACERBA, Anno I n. 19, Firenze, 1 ottobre 1913 con data di redazione "29 settembre 1913". Successivamente viene pubblicato in Inghilterra sul DAILY MAIL, Londra, 21 novembre 1913; infine viene stampato in volantino nelle due versioni italiana e francese per la Direzione del Movimento Futurista alla fine di novembre 1913.
"Il Futurismo esalta il Teatro di Varietà perché: 1. Il Teatro di Varietà, nato con noi dall'Elettricità, non ha fortunatamente tradizione alcuna, né maestri, né dogmi, e si nutre di attualità veloce. 2. Il Teatro di varietà è assolutamente pratico, perché si propone di distrarre e divertire il pubblico con degli effetti di comicità, di eccitazione erotica o di stupore immaginativo. (...) 8. Il Teatro di Varietà è il solo che utilizzi la collaborazione del pubblico (...). Il Futurismo vuole trasformare il Teatro di Varietà in Teatro dello stupore, del record e della fisicofollia. 1. Bisogna assolutamente distruggere ogni logica negli spettacoli del Teatro di Varietà, esagerarvi singolarmente il lusso, moltiplicare i contrasti e far regnare sovrani sulla scena l'inverosimile e l'assurdo. (Esempio: Obbligare le chanteuses a tingersi il décolleté, le braccia, e specialmente i capelli, in tutti i colori finora trascurati come mezzi di seduzione. Capelli verdi, braccia violette, décolleté azzurro, chignon arancione, ecc. Interrompere una canzonetta facendola continuare da un discorso rivoluzionario. Cospargere una romanza d'insulti e di parolacce, ecc.). (...) 3. Introdurre la sorpresa e la necessità d'agire fra gli spettatori della platea, dei palchi e della galleria. Qualche proposta a caso: mettere della colla forte su alcune poltrone, perché lo spettatore, uomo o donna, che rimane incollato, susciti l'ilarità generale. (...) Vendere lo stesso posto a 10 persone: quindi ingombro battibecchi e alterchi (...)".
All'interno del fascicolo un disegno di Carlo Carrà a piena pagina n.t. («Complementarismo delle forme di una donna nuda») e testi di Auro D'Alba, Giovanni Papini («Freghiamoci della politica»), Italo Tavolato, Ardengo Soffici.
"Il Futurismo esalta il Teatro di Varietà perché: 1. Il Teatro di Varietà, nato con noi dall'Elettricità, non ha fortunatamente tradizione alcuna, né maestri, né dogmi, e si nutre di attualità veloce. 2. Il Teatro di varietà è assolutamente pratico, perché si propone di distrarre e divertire il pubblico con degli effetti di comicità, di eccitazione erotica o di stupore immaginativo. (...) 8. Il Teatro di Varietà è il solo che utilizzi la collaborazione del pubblico (...). Il Futurismo vuole trasformare il Teatro di Varietà in Teatro dello stupore, del record e della fisicofollia. 1. Bisogna assolutamente distruggere ogni logica negli spettacoli del Teatro di Varietà, esagerarvi singolarmente il lusso, moltiplicare i contrasti e far regnare sovrani sulla scena l'inverosimile e l'assurdo. (Esempio: Obbligare le chanteuses a tingersi il décolleté, le braccia, e specialmente i capelli, in tutti i colori finora trascurati come mezzi di seduzione. Capelli verdi, braccia violette, décolleté azzurro, chignon arancione, ecc. Interrompere una canzonetta facendola continuare da un discorso rivoluzionario. Cospargere una romanza d'insulti e di parolacce, ecc.). (...) 3. Introdurre la sorpresa e la necessità d'agire fra gli spettatori della platea, dei palchi e della galleria. Qualche proposta a caso: mettere della colla forte su alcune poltrone, perché lo spettatore, uomo o donna, che rimane incollato, susciti l'ilarità generale. (...) Vendere lo stesso posto a 10 persone: quindi ingombro battibecchi e alterchi (...)".
All'interno del fascicolo un disegno di Carlo Carrà a piena pagina n.t. («Complementarismo delle forme di una donna nuda») e testi di Auro D'Alba, Giovanni Papini («Freghiamoci della politica»), Italo Tavolato, Ardengo Soffici.