MALLARME' Stéphane
(Parigi 1842 - Valvins 1898)
Les Poésies de S. Mallarmé. Frontispice de F. Rops
Luogo: Bruxelles
Editore: Edmond Deman Libraire
Stampatore: Alex Berqueman - Bruxelles
Anno: 1899 (20 febbraio)
Legatura: legatura coeva in mezza pelle con angoli, 4 nervi, filetti e titoli in oro al dorso
Dimensioni: 23,8x16 cm.
Pagine: pp. (2) 135 (11)
Descrizione: 1 litografia f.t. al controfrontespizio di Félicien Rops. Testo in corsivo, titoli in rosso. Tiratura complessiva di 600 copie, di cui solo le 150 di testa sono dichiarate (100 su carta Olanda Van Gelder, 50 su Japon). Esemplare facente parte dei 450 non dichiarati su Vergé teinté. Seconda edizione, ma prima edizione ufficiale per il pubblico, da considerarsi definitiva, accresciuta di 15 poesie rispetto all'edizione privata del 1887.
Bibliografia: Laurent Carteret, «Le trésor du bibliophile romantique et moderne 1801 - 1875. Edition revue, corrigée et augmentée», (Paris), Edition du Vexin Français et Laurent Carteret, 1976: vol. II pag. 100; Giovanni Fanelli - Ezio Godoli, «Dizionario degli illustratori simbolisti e Art Nouveau», Firenze, Cantini, 1990: vol. II pag. 158
Prezzo: € 1300ORDINA / ORDER
Mallarmé pubblica una prima edizione di Poésies in 47 esemplari fuori commercio nel 1887, riproducendo in fotolitografia il manoscritto (Parigi, Editions de la Revue Indépendante, 1887). La seconda edizione esce qualche mese dopo la morte di Mallarmé, avvenuta nel settembre 1898, ed è quella definitiva, con 15 composizioni in più rispetto alla prima e il controfrontespizio di Felicien Rops («La Grande Lyre», vedi: Michel Draguet, «F. Rops. Le cabinet des desseins», Paris, Flammarion, 1998; pag. 108). L'immagine, non titolata, è un donna nuda che siede su orribili crani, reggendo una lira. Rops era morto nell'agosto 1898, un mese prima di Mallarmé.
La carne è triste, ahimè! E ho letto tutti i libri.
Fuggire via, fuggire! Io sento uccelli ebbri
d’essere tra l’ignota schiuma e i cieli!
Niente, non antichi giardini riflessi dagli occhi
conserverà questo cuore che già si bagna nel mare
O notti! Né il chiarore deserto della mia lampada
Sul foglio vuoto che il candore protegge
E nemmeno la giovane donna che allatta il bambino.
Io partirò! Vascello che dondoli l’alberatura
Leva l’ancora per una terra esotica!
Una sorta di Noia, tradita da crudeli speranze,
Crede ancora all’ultimo addio dei fazzoletti!
E gli alberi forse, richiamo dei temporali,
Sono di quelli che un vento inclina sopra i naufraghi
Sperduti in un mare, senz'alberi, senz'alberi né verdi isolotti…
Ma ascolta, o mio cuore, il canto dei marinai.
(Brise marine, trad. it. di Paolo Tonini)
"«Quante notti disperate e quanti giorni di fantasticherie bisogna sacrificare, per riuscire a comporre versi originali e degni, nei loro misteri supremi, di rallegrare l'anima del poeta» scriveva Mallarmé; e «Rien, cette écume...», lasciando al «linguaggio della tribù» l'obbligo di significare qualcosa. E' che la poesia non si misura coi palpiti del cuore: ha a che fare col mondo oscuro e la delicatezza delle cose che non ritornano" (Paolo Tonini).
La carne è triste, ahimè! E ho letto tutti i libri.
Fuggire via, fuggire! Io sento uccelli ebbri
d’essere tra l’ignota schiuma e i cieli!
Niente, non antichi giardini riflessi dagli occhi
conserverà questo cuore che già si bagna nel mare
O notti! Né il chiarore deserto della mia lampada
Sul foglio vuoto che il candore protegge
E nemmeno la giovane donna che allatta il bambino.
Io partirò! Vascello che dondoli l’alberatura
Leva l’ancora per una terra esotica!
Una sorta di Noia, tradita da crudeli speranze,
Crede ancora all’ultimo addio dei fazzoletti!
E gli alberi forse, richiamo dei temporali,
Sono di quelli che un vento inclina sopra i naufraghi
Sperduti in un mare, senz'alberi, senz'alberi né verdi isolotti…
Ma ascolta, o mio cuore, il canto dei marinai.
(Brise marine, trad. it. di Paolo Tonini)
"«Quante notti disperate e quanti giorni di fantasticherie bisogna sacrificare, per riuscire a comporre versi originali e degni, nei loro misteri supremi, di rallegrare l'anima del poeta» scriveva Mallarmé; e «Rien, cette écume...», lasciando al «linguaggio della tribù» l'obbligo di significare qualcosa. E' che la poesia non si misura coi palpiti del cuore: ha a che fare col mondo oscuro e la delicatezza delle cose che non ritornano" (Paolo Tonini).