MUGHINI Giampiero
(Catania 1941)
La collezione. Un bibliofolle racconta i più bei libri italiani del Novecento
Luogo: Torino
Editore: Giulio Einaudi
Stampatore: Mondadori Printing Spa - Stabilimento N.S.M. - Claes
Anno: 2009 (gennaio)
Legatura: brossura
Dimensioni: 20,6x13,5 cm.
Pagine: pp. (6) 281 (9)
Descrizione: 8 tavole a colori f.t. Prima edizione.
Bibliografia: N. D.
Prezzo: € 25ORDINA / ORDER
"Avere fra le mani la prima edizione a stampa di «Il porto sepolto» o di una litolatta futurista non è solo una esperienza mistica per bibliofili. E' avere tra le mani un pezzo di storia letteraria italiana: dall'uragano futurista alle opere più famose edite in poche copie di Dino Campana, ed Eugenio Montale, dalla riscossa del romanzo avviata da Italo Svevo, in una Trieste in cui nessuno si accorse dei suoi libri, alle avanguardie degli anni Sessanta e ai piccoli editori che ebbero il coraggio di pubblicare in anticipo sui tempi. Il bibliofolle ne descrive la carta, gli inchiostri e le copertine illustrate da Bruno Munari o Alberto Burri. E racconta come titoli che hanno segnato un'epoca vendessero al loro debutto poche centinaia di copie o fossero addiriottura rifiutati dagli editori. O come i libri importanti siano scomparsi perché diventati politicamente scorretti" (dalla quarta di copertina).
"Se entri in una libreria antiquaria il meglio difatti è esplorare, ma non troppo. Se esplori troppo, se frughi dappertutto, se le tue mani non si placano nel cercare e nello sfogliare, è impossibile che qualcosa non la trovi e che il tuo budget non ne risenta. Un’edizione che hai già ma questa volta impreziosita da una dedica; un libro di cui non sapevi che avesse la sovracoperta o la fascetta editoriale e di cui a questo punto non puoi farne a meno a sostituire quello monco che hai a casa, magari un libriccino minore e carogna di un autore che ami e che ti mancava..." (pag. 8).
“Il libro più bello mai edito da Maccari è l’atto d’esordio di Romano Bilenchi, (...) Vita di Pisto (...). Bilenchi ripudiò quel suo primo libro e ne distrusse tutte le copie che ebbe tra le mani. (...) Ne avevo trovato e comprato una copia all’inizio della mia avventura collezionistica. Solo che la mia copia era sprovvista della fascetta editoriale di cui sapevo e che costituiva un arredo maccariano assolutamente indispensabile. Finché i fratelli Bruno e Paolo Tonini, i librai bresciani miei amici non ne trovarono una copia con fascetta. L’accordo lo concludemmo in un attimo. Loro si sarebbero tenuti e avrebbero venduto la copia del libro, io mi accaparravo la fascetta. Solo che i Tonini, nel mandare la copia al collezionista che l’aveva comprata, Adriano Galli, ci misero dentro per isbaglio la fascetta promessa a me. Accortisi dell’errore, chiesero al cliente di restituire la fascetta. Lui, che era anche un loro amico, giurò e spergiurò che la fascetta dentro il libro non c’era. Io che conoscevo la sua cupidigia di collezionista, non avevo dubbi che stesse mentendo. Non per questo gliene volli, a lui e al figlio, un eccellente libraio anti-quario anche lui mio amico. Finché la primavera scorsa non sono stato ospite nella casa di campagna dei Galli padre e figlio, dove, irrorata da eccellenti vini rossi prodotti da Galli senior, è avvenuta la cerimonia della restituzione della fascetta al suo legittimo proprietario. Me stesso, felice come una pasqua” (pag. 101).
"Se entri in una libreria antiquaria il meglio difatti è esplorare, ma non troppo. Se esplori troppo, se frughi dappertutto, se le tue mani non si placano nel cercare e nello sfogliare, è impossibile che qualcosa non la trovi e che il tuo budget non ne risenta. Un’edizione che hai già ma questa volta impreziosita da una dedica; un libro di cui non sapevi che avesse la sovracoperta o la fascetta editoriale e di cui a questo punto non puoi farne a meno a sostituire quello monco che hai a casa, magari un libriccino minore e carogna di un autore che ami e che ti mancava..." (pag. 8).
“Il libro più bello mai edito da Maccari è l’atto d’esordio di Romano Bilenchi, (...) Vita di Pisto (...). Bilenchi ripudiò quel suo primo libro e ne distrusse tutte le copie che ebbe tra le mani. (...) Ne avevo trovato e comprato una copia all’inizio della mia avventura collezionistica. Solo che la mia copia era sprovvista della fascetta editoriale di cui sapevo e che costituiva un arredo maccariano assolutamente indispensabile. Finché i fratelli Bruno e Paolo Tonini, i librai bresciani miei amici non ne trovarono una copia con fascetta. L’accordo lo concludemmo in un attimo. Loro si sarebbero tenuti e avrebbero venduto la copia del libro, io mi accaparravo la fascetta. Solo che i Tonini, nel mandare la copia al collezionista che l’aveva comprata, Adriano Galli, ci misero dentro per isbaglio la fascetta promessa a me. Accortisi dell’errore, chiesero al cliente di restituire la fascetta. Lui, che era anche un loro amico, giurò e spergiurò che la fascetta dentro il libro non c’era. Io che conoscevo la sua cupidigia di collezionista, non avevo dubbi che stesse mentendo. Non per questo gliene volli, a lui e al figlio, un eccellente libraio anti-quario anche lui mio amico. Finché la primavera scorsa non sono stato ospite nella casa di campagna dei Galli padre e figlio, dove, irrorata da eccellenti vini rossi prodotti da Galli senior, è avvenuta la cerimonia della restituzione della fascetta al suo legittimo proprietario. Me stesso, felice come una pasqua” (pag. 101).