BRASS Tinto
(Giovanni Brass, Milano 1933)
Chi lavora è perduto [In capo al mondo]
Luogo: Roma
Editore: Zebra Film (Roma) - Franco London Film (Paris)
Stampatore: Vecchioni & Guadagno - Roma
Anno: 1963 (settembre)
Legatura: poster stampato al solo recto
Dimensioni: 180x140 cm.
Pagine: N. D.
Descrizione: grande poster cinematografico illustrato a colori, con un disegno in bianco e nero di Enzo Nistri (Lorenzo Nistri, Roma 1923). Pubblicato in occasione della prima del film. Esemplare con la striscia rossa e il titolo impresso «Chi lavora è perduto», voluto dalla censura, sovrapposto a quello originale «Chi lavora è maledetto». Numerose piegature e piccole mancanze, modesto stato di conservazione. Edizione originale.
Bibliografia: N. D.
Prezzo: € 200ORDINA / ORDER
Testo: "Moris Ergas presenta: Chi lavora è perduto. "Mondo can / mondo boia/ se crepa de fam / se crepa de noia // Mondo boia / mondo can / che ernia / per un toco de pan".
Nel film, che costituisce l'esordio alla regia di Tinto Brass, Bonifacio, rampante disegnatore fresco di diploma sta per entrare a far parte di una grande industria ma il lavoro lo annoia incredibilmente. Il giovane senza speranza si ribella contro il sistema che dovrebbe inglobarlo, vagando senza meta per Venezia. I censori gli proposero di rifare da capo quel film, ma Brass preferì accettare i tagli e la modifica del titolo, che non era «Chi lavora è perduto» o «In capo al mondo» come è stato scritto, ma «Chi lavora è maledetto». Questo titolo è infatti stampato sul manifesto originale e coperto dal titolo «Chi lavora è perduto», voluto dai censori, stampato su una striscia di carta rossa e incollato all'epoca dell'affissione. Col solo cambio del titolo, il film potè uscire nella versione integrale. Per la sua carica anarchica il film divenne una delle opere più emblematiche e significative dell'annuncio del '68.
Nel film, che costituisce l'esordio alla regia di Tinto Brass, Bonifacio, rampante disegnatore fresco di diploma sta per entrare a far parte di una grande industria ma il lavoro lo annoia incredibilmente. Il giovane senza speranza si ribella contro il sistema che dovrebbe inglobarlo, vagando senza meta per Venezia. I censori gli proposero di rifare da capo quel film, ma Brass preferì accettare i tagli e la modifica del titolo, che non era «Chi lavora è perduto» o «In capo al mondo» come è stato scritto, ma «Chi lavora è maledetto». Questo titolo è infatti stampato sul manifesto originale e coperto dal titolo «Chi lavora è perduto», voluto dai censori, stampato su una striscia di carta rossa e incollato all'epoca dell'affissione. Col solo cambio del titolo, il film potè uscire nella versione integrale. Per la sua carica anarchica il film divenne una delle opere più emblematiche e significative dell'annuncio del '68.