IN EXTREMIS

IN EXTREMIS

Ho pubblicato il libro di un autore che non ho mai incontrato. L'ho pubblicato perché la sua scrittura era diversa. Senza direzione né scopo. L'autore si lasciava tradire dalla propria scrittura: ricostruiva il tempo perduto, ascoltava il proprio corpo, accavallava le date togliendo al tempo la gioia e il dolore, impedendo al dolore e alla gioia ancora possibili di cadere nel tempo. Un'opera di poesia nel tempo della vigliaccheria e della menzogna. Nel tempo in cui per la prima volta nella storia del mondo i giovani si sono piegati al volere dei vecchi, hanno servito il potere dei vecchi. Hanno protestato e protestano col consenso dei vecchi. Una scrittura che non cercava un pubblico. Piuttosto si offriva al pubblico senza vergogna: ma non senza prudenza. Cosa cerchiamo nelle storie degli altri, nei romanzi, nei versi? Cosa c'è di prezioso nelle scritture? C'è quanto di più indispensabile a vivere, e che sia questo tocca a ciascuno farne esperienza. Per i duri d'orecchio: le verità rivelate sono ipostasi di…

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Signora Meraviglia

Signora Meraviglia

Ho chiuso il tuo libro. E adesso la Gorgone che ti ritrae dalla copertina guarda anche me. E’ l’immagine che hai battezzato con il sangue mestruale e sta nella tua stanza davanti al letto. Leggo le recensioni: la gran parte sottolinea un certo ironico disincanto, come se il Wukabi non ci riguardasse. Ma è normale: l’epoca dello spettacolo esorcizza il mondo oscuro, ritiene che il pubblico voglia divertirsi senza eccessive complicazioni. Parla l’indemoniato che San Michele trafiggerebbe: “Dillo là fuori, dillo a tutti. La mancanza di amore si deve curare con l’amore”. I piani di lettura si moltiplicano e non li voglio soppesare, voglio stare nel flusso. La signora Meraviglia da una parte è l’ambita cittadinanza, dall’altra, letteralmente, Wezero Dinkinesh, la mediatrice che aiuta a comprendere la prepotenza del Wukabi, consigliando di aderire ai suoi comandamenti, le cui ragioni affondano nella storia e nel destino della stirpe. La signora Meraviglia. Sì, si capisce, già è un problema fare il passaporto,…

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Una mirabile architettura

Una mirabile architettura

“Per me la casa non è il luogo in cui abito. Fin da piccolo mi sono abituato a pensare che la casa è il mio cuore, dove stanno gli affetti e i problemi. In questo senso me la porto sempre dietro, non è la casa rifugio, non è un nido” (Italo Rota, Cosmologia portatile, Macerata, Quodlibet, 2012: pag. 101). Torno a guardare per rivederti, caro Italo, i tuoi disegni. E sfoglio un catalogo di libri - quello della mostra Biblioteca del Moderno. Arte e architettura nei libri dalla Sezession alla Pop Art (Lugano, Fondazione – Galleria Gottardo, 1991) dove era esposta la tua collezione. Insieme a Letteratura artistica di Maurizio Fagiolo (Castello di Rivoli, 1991) inaugurava le mostre documentarie, quelle dove protagonisti non sono i quadri ma i libri. E da questi Bruno e io siamo partiti alla ricerca dei cimeli delle avanguardie. .  . Ricordo Parigi, l'edificio dove insegnavi a due passi dalla libreria Lecointre-Ozanne e il ristorante alsaziano, Milano, una…

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Ricordando Andrea / Remembering Andrea

Ricordando Andrea / Remembering Andrea

Non leggo giornali, raramente ascolto radio e televisione, non navigo se non per cercare le mie cose assurde. So poco di quel che accade. Stamattina 12 ottobre 2023 ho letto sul telefono il messaggio di un amico sconosciuto: Andrea Branzi è morto lunedì 9 ottobre. Abbondano a questo proposito encomi e sentenze dell’ignoranza informata. Andrea l’ho conosciuto anni fa ed è una delle rare persone a cui, quasi subito, non ho dato del lei. “Lei” è la mia arma da taglio silenziosa, sicura e perfettamente legale. Conoscevo la storia sua e degli Archizoom, mi entusiasmavano, come Adolfo Natalini e i Superstudio loro amici. Da qui alla chimica delle persone però ci passa. Anche adesso lo chiamo Andrea eppure non sono stato fra gli amici più stretti e neanche fra quelli nelle vicinanze, sono stato forse una decina di volte nel suo studio a Milano, poi a poco a poco non ci siamo sentiti più, tutto qui. Ma ad ogni incontro…

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A te t’ha mandato Beuys…

A te t’ha mandato Beuys…

. Sono le 5:00 del mattino di sabato 1 ottobre 2022. Nel film distopico di questi due anni per scelta non viaggio né in treno né in macchina. Del resto raramente ho intrapreso viaggi che non fossero attorno alla mia stanza. Dovrò percorrere più o meno 600 Km, da Gussago a Bolognano in provincia di Pescara: l'appuntamento è con la signora Lucrezia, l'amica più cara e devota a Joseph Beuys, che di quel piccolo paese ha fatto un'opera d'arte. Parto. La radio diffonde motivi in voga. Ascolto il motore, accarezzo il volante, l'alba schiarisce. Questi chilometri d'Italia, campagna, mare e colline, come in nessun altro posto al mondo. Arrivo in paese, ecco sullo sfondo a caratteri cubitali LA DIFESA DELLA NATURA e la piazza dedicata a Beuys. Qui il cellulare prende solo a tratti. Arrivo davanti al palazzo Durini, dove abita la signora Lucrezia. La Signora mi accoglie aprendo l'antico portone. I capelli rossi stanno a ricordare che 87 anni…

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Un esperimento didattico

Un esperimento didattico

Ascoltami, i poeti laureati si muovono soltanto fra le piante dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti ... Qui delle divertite passioni per miracolo tace la guerra, qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza... Eugenio Montale da: I limoni (Ossi di Seppia, 1925) . I ragazzi avevano invaso il giardino. Chi sdraiato chi seduto chi in piedi. Esercizio didattico di lingua inglese: lasciarsi investire dalla quiete e dal silenzio, prestare attenzione a quanto sarebbe accaduto in quel tempo sospeso. Infine registrare sulla carta le tracce dell’esperienza. Questo piccolo libro ne è la raccolta e viene pubblicato in una collana di poesia: la poesia non è la prerogativa di un poeta, ma l’insieme di tutte le voci, di tutte le prospettive, è il modo come l’essere umano diviene consapevole della propria relazione con la natura e l’ambiente in cui vive. Non ci si laurea poeti: la poesia c’è già, non ci è mai stata estranea, i poeti ne sono i trovatori. E non si dica che…

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Lettera a Vincenzo Sparagna sui disegni che non piacciono

Lettera a Vincenzo Sparagna sui disegni che non piacciono

  Caro Vincenzo, posso dire che i tuoi disegni non mi sono mai piaciuti? Anche adesso scorrendo i duecentocinquanta del tuo Fantasticherie. E allora mi concentro sulla storia che li accompagna, un "viaggio immaginario alla ricerca di me stesso". Una storia sintetica che sarebbe piaciuta a Marinetti e densa come la commedia di Dante o di Balzac. Come si fa a mettere in galera un uomo così, chiedeva al mondo intero Andrea Pazienza disegnando il tuo ritratto, ecco, allo stesso modo oggi chiedo a tutti come si fa a non volerti bene. Si legge d'un fiato la tua storia: un giro del mondo in duecento pagine, da Napoli alle Ande, le donne i cavalier l'arme gli amori, le letture i debiti gli amici, le sentenze. Nei momenti più belli e in quelli più dolorosi niente ha potuto cambiare la tua volontà di felicità e di bellezza. Come hai fatto Vincenzo? Anche oggi nell'orrore riesci a sorridere, non come me che al…

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Ricordo di Adolfo Natalini

Ricordo di Adolfo Natalini

Adolfo Natalini se n’è andato dalla vita il 23 gennaio. Se penso a Firenze penso a lui, a una veduta della città da non so che ristorante in collina, il sole tra la verzura e l’azzurro, le cose buone da mangiare un bicchiere di vino, i muri della sua casa al confine con Fiesole, armoniosa di spazi e tradizioni - saggezza di architetture nate dal bisogno e dal desiderio. Non riesco a immaginare Natalini in un giorno di pioggia. Non conosco linee più eleganti di quelle che lui ha tracciato sui quaderni di lavoro del Superstudio, progetti come ombre delle idee che riconciliano coi deserti e l’inesorabilità del tempo - ma non cercate equivalenti di cemento, non c’è niente di somigliante al mondo. Sono visioni, molte delle quali ho appeso ai muri di casa come specchi per la mente. Certo tutto questo è il suo regalo a chi rimane, le cose dell'intelligenza tornano al paradiso da cui provengono. Ma lui se n’è andato…

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Il porto dell’amore. Poesia e rivolta di Fiume dannunziana

Il porto dell’amore. Poesia e rivolta di Fiume dannunziana

Il “porto dell’amore” è Fiume tra il 12 settembre del 1919 e il Natale di sangue del 1920. Così Giovanni Comisso titola la cronaca lirica della propria esperienza: “Tu devi sapere che sei giunto in una città pericolosa per i tuoi giovani anni. Qui si fa senza alcun ritegno tutto ciò che si vuole. Le forme di vita più basse e più elevate qui s’alternano non altrimenti che la luce e le tenebre...”. Quando il 12 settembre 1919 Gabriele D’Annunzio entra a Fiume senza il minimo incidente, mentre gli alleati se ne vanno col rispettoso saluto degli arditi, la città comincia a vivere come in un incantesimo. L’impresa fu da subito un evento senza controllo e senza direzione strategica: (l’annessione all’Italia più che un obiettivo fu un sentimento diffuso che aboliva distinzioni politiche e sociali, ma per chi voleva fare la rivoluzione, o “vivre sa vie” - per usare il motto anarchico della banda Bonnot -, fu un semplice pretesto.…

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Il «Bollettino Ufficiale» del Comando di Fiume d’Italia

Il «Bollettino Ufficiale» del Comando di Fiume d’Italia

Tra febbraio e settembre del 1920, il «Bollettino Ufficiale» del Comando è la fonte che ne registra gli atti ufficiali, le iniziative e i comunicati: "La pubblicazione di questo Bollettino Ufficiale è stata decisa dal Comando di Fiume d'Italia per la constatata necessità di fornire agli amici della causa fiumana dati di fatto ed elementi sicuri di giudizio circa gli avvenimenti che si svolgono nella città Olocausta e le intenzioni vere di chi sopporta la responsabilità della situazione..." (dal testo di presentazione del n. 1, 4 febbraio 1920). Gabriele D'Annunzio ne è il principale redattore: di fatto comincia qui la "narrazione" dell'impresa fiumana promessa in un discorso del 16 settembre 1919 ai legionari: "Miei soldati, miei compagni per la vita e per la morte, [...] io prendo sopra di me ogni accusa, ogni colpa. E me ne glorio. Io copro ciascuno di voi con la mia persona. Io mi faccio mallevadore della vostra immunità. [...] Nella mia prossima narrazione tutti i vostri nomi saranno…

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