Paolo Prada Lacchini
In extremis
Cellatica, Edizioni dell’Arengario Studio Bibliografico
giugno 2024
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Ho pubblicato il libro di un autore che non ho mai incontrato. L’ho pubblicato perché la sua scrittura era diversa. Senza direzione né scopo. L’autore si lasciava tradire dalla propria scrittura: ricostruiva il tempo perduto, ascoltava il proprio corpo, accavallava le date togliendo al tempo la gioia e il dolore, impedendo al dolore e alla gioia ancora possibili di cadere nel tempo. Un’opera di poesia nel tempo della vigliaccheria e della menzogna. Nel tempo in cui per la prima volta nella storia del mondo i giovani si sono piegati al volere dei vecchi, hanno servito il potere dei vecchi. Hanno protestato e protestano col consenso dei vecchi.

Una scrittura che non cercava un pubblico. Piuttosto si offriva al pubblico senza vergogna: ma non senza prudenza. Cosa cerchiamo nelle storie degli altri, nei romanzi, nei versi? Cosa c’è di prezioso nelle scritture? C’è quanto di più indispensabile a vivere, e che sia questo tocca a ciascuno farne esperienza. Per i duri d’orecchio: le verità rivelate sono ipostasi di luoghi comuni. La poesia per rivelare deve nascondere, come continua a suggerirci col suo silenzio ostinato l’antico oracolo.

“Una proposta di libri da rimettere in circolo, reliquie di tante rivolte alla fine del secolo breve: questa l’origine di uno scambio di messaggi fra due estranei. Ma la scrittura nasconde con discrezione quello che è sempre sul punto di rivelare: l’esperienza di uno attraversa l’immaginario dell’altro, a poco a poco l’estraneità evolve in partecipazione. Il male e la certezza di una fine senza data, la sequenza obbligata dei ricoveri per poter continuare a vivere. I ricordi, quelli, come sentieri si sarebbero interrotti con l’ultimo battito del cuore. L’infanzia il sessantotto gli anni felici gli anni di piombo, lo spettacolo sguaiato dell’attualità. Alcuni erano già scritti, altri sono stati aggiunti mentre l’autore e l’editore hanno continuato a corrispondere. Le date si intersecano ma non si confondono, il disordine del flusso è parte integrante del testo: memorie e bugie, pagine da sfogliare, musiche film fotografie, biglietti che promettono ritorni o l’ultimo addio dei fazzoletti. Dissipati per sempre, destinati regalati ad altri cuori” (Nota dell’editore).

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