Una mirabile architettura

Una mirabile architettura

“Per me la casa non è il luogo in cui abito. Fin da piccolo mi sono abituato a pensare che la casa è il mio cuore, dove stanno gli affetti e i problemi. In questo senso me la porto sempre dietro, non è la casa rifugio, non è un nido” (Italo Rota, Cosmologia portatile, Macerata, Quodlibet, 2012: pag. 101). Torno a guardare per rivederti, caro Italo, i tuoi disegni. E sfoglio un catalogo di libri - quello della mostra Biblioteca del Moderno. Arte e architettura nei libri dalla Sezession alla Pop Art (Lugano, Fondazione – Galleria Gottardo, 1991) dove era esposta la tua collezione. Insieme a Letteratura artistica di Maurizio Fagiolo (Castello di Rivoli, 1991) inaugurava le mostre documentarie, quelle dove protagonisti non sono i quadri ma i libri. E da questi Bruno e io siamo partiti alla ricerca dei cimeli delle avanguardie. .  . Ricordo Parigi, l'edificio dove insegnavi a due passi dalla libreria Lecointre-Ozanne e il ristorante alsaziano, Milano, una…

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A te t’ha mandato Beuys…

A te t’ha mandato Beuys…

. Sono le 5:00 del mattino di sabato 1 ottobre 2022. Nel film distopico di questi due anni per scelta non viaggio né in treno né in macchina. Del resto raramente ho intrapreso viaggi che non fossero attorno alla mia stanza. Dovrò percorrere più o meno 600 Km, da Gussago a Bolognano in provincia di Pescara: l'appuntamento è con la signora Lucrezia, l'amica più cara e devota a Joseph Beuys, che di quel piccolo paese ha fatto un'opera d'arte. Parto. La radio diffonde motivi in voga. Ascolto il motore, accarezzo il volante, l'alba schiarisce. Questi chilometri d'Italia, campagna, mare e colline, come in nessun altro posto al mondo. Arrivo in paese, ecco sullo sfondo a caratteri cubitali LA DIFESA DELLA NATURA e la piazza dedicata a Beuys. Qui il cellulare prende solo a tratti. Arrivo davanti al palazzo Durini, dove abita la signora Lucrezia. La Signora mi accoglie aprendo l'antico portone. I capelli rossi stanno a ricordare che 87 anni…

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ED.912 – Manifesti azioni edizioni

ED.912 – Manifesti azioni edizioni

...il quarantotto... ...il sessantotto... ...le pitrentotto... (Rino Gaetano, Nuntereggaepiù, 1978) “Per prima cosa archiviare volantini e giornali. Non fare come nel sessantotto tuttodisperso. Per prima cosa raccogliere la memoria. Paura che finisca tutto senza documenti...”, c’era scritto su uno strano giornale il 23 marzo 1977. Il giornale si chiamava OASK?!, chi erano gli autori? Olivier? Pablo? Fanale? Oh! Claudia? Un gruppo di amici romani si era autostoricizzato con la sigla “indiani metropolitani” e quello era il loro manifesto. Insieme alle prime risate rosse, le felci e i mirtilli, i lama che stanno in Tibet, l’unica preoccupazione era questa: conservare volantini manifesti fogli di giornale etichette fotografie bigliettini: la carta stampata mezzo di comunicazione e insieme reperto archeologico, salvare cose talmente fragili dallo scorrere dei secoli e da roghi sempre possibili. Oggi è diverso. L’era di Gutenberg è tramontata con i file pdf che rendendo superfluo il processo meccanico hanno rimpiazzato la pratica della stampa con la sua eterna possibilità. Nell’era…

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Sarenco è vivo?

Sarenco è vivo?

L'11 gennaio sono arrivato tardi all'inaugurazione di «Sarenco è vivo», così non ho potuto fotografare l'azione di Giovanni Fontana, ho solo potuto sentirne l'ultimo grido. Lo stesso grido con cui è cominciata l'azione di Julien Blaine. Gli eroi greci gridavano quando sentivano dolore, ed erano grida strazianti come quelle che torcono la bocca e i muscoli del Laocoonte. Quando moriva un amico invocavano il suo nome affinché risuonasse anche nel regno delle ombre. Dopo aver invocato il nome dell'amico Sarenco, Julien Blaine ha cercato di stabilire un contatto col mondo oscuro spargendo sopra un telo forme di lettere su cui ha spruzzato della vernice bleu. Ha poi accuratamente spostato ai margini le forme di lettere con una scopa e sul telo sono rimaste le parole come in un vaticinio, la risposta di Sarenco che Julien ha letto a piena voce: SDRITIULL... POKILASF... OPRUI... ALKITERRR... XIPOLTAA... Il contatto e’ stato interrotto dall’applauso delle persone intorno, e due porte si sono aperte:…

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James Lee Byars e Rino Gaetano

James Lee Byars e Rino Gaetano

  In comune non hanno solo il cilindro, il dandy venuto dai bassifondi della Paradise Valley e il ragazzo calabrese trapiantato a Roma. Certo, il Giappone e la storia della filosofia da una parte, il '77 e il cielo è sempre più blu dall'altra, sembrano mondi talmente distanti. In ogni caso ci sono tonnellate di dotte interpretazioni che spiegano tutto sul perché il per come l'in quanto e tutti i reconditi significati delle loro parole opere e omissioni. Uno che scrive con un dito I- L-O-V-E -Y-O-U nell'aria all'incontrario e l'altro che ama un fratello che è figlio unico (Mario o Mariù?) secondo me hanno molto in comune. Per farla breve io credo che James Lee Byars avrebbe cantato volentieri una canzone come Mio fratello è figlio unico e che Rino Gaetano avrebbe interpretato alla grande una performance come The Perfect Love Letter. C'è una canzone che Rino Gaetano ha scritto per sé e rimase inedita: I miei sogni d'anarchia,…

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Ugo Mulas un libro e una lettera

Ugo Mulas un libro e una lettera

Quando Ugo Mulas incontra a Venezia Alan Solomon e Leo Castelli è il 1964: alla Biennale la pop art viene presentata per la prima volta al pubblico europeo. Dello stesso anno è il suo primo viaggio a New York, dove non solo vede all'opera i pop artisti da Stella a Warhol ma incontra autori come Marcel Duchamp e John Cage, senza i quali quella storia sarebbe stata inconcepibile. E non si tratta qui di teorie o di chi sa che criticismi: come sempre è la vita che corre, e Ugo Mulas si lascia attrarre da quell'atmosfera, ci ritorna a più riprese, nel 1965 e poi nel 1967 quando ne presenta il resoconto, il libro d'arte più significativo del dopoguerra. E dico d'arte e non di fotografia perché più ancora dell'arte fotografica quel libro sconfessava il sistema della storia dell'arte, il modo di guardare le opere: New York: arte e persone, pubblicato contemporaneamente negli USA, in Canada e in Spagna. L'uomo…

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Gino De Dominicis: disabilità, manipolazione e perbenismo

Gino De Dominicis: disabilità, manipolazione e perbenismo

Tre anni fa pubblicavo su questo blog un breve articolo a commento dell'opera Seconda soluzione d'immortalità di Gino De Dominicis: Che cosa vuol dire? Brevemente: L’8 giugno 1972, all’inaugurazione della XXXVI Biennale veneziana, Gino De Dominicis espone tre oggetti sotto il titolo Seconda soluzione di immortalità (l’universo è immobile). Sono tre opere già esposte precedentemente: il Cubo invisibile (1967), rappresentato da un quadrato disegnato per terra; la Palla di gomma (caduta da 2 metri) nell’attimo immediatamente precedente il rimbalzo (1968) e una pietra Attesa di un casuale movimento molecolare generale in una sola direzione, tale da generare un movimento spontaneo della pietra. Paolo Rosa, un giovane Down, osserva i tre oggetti seduto su una sedia, di fronte agli spettatori. E’ subito scandalo, e nei giorni successivi al posto di Paolo c’è una bambina. Questo non ferma la Procura di Venezia: la sala viene definitivamente chiusa e l’artista viene accusato di sottrazione di incapace. Verrà assolto “perché il fatto non sussiste” soltanto…

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L’informale tecnologico di Ugo La Pietra

L’informale tecnologico di Ugo La Pietra

Superfici tissurate, textures, tessiture. S'è inaugurata il 10 ottobre a Brescia una mostra di Ugo La Pietra (Galleria E3, via Trieste 30) con suoi lavori del 1966/1968, "le strutturazioni tissurali". C'è il disegno che fa da prototipo al poster  della mostra del 1966 alla Galleria Flaviana di Locarno, una immagine simile a quella che verrà riprodotta nello stesso periodo su una cartolina e un francobollo: mezzi per comunicare un'idea maturata attraverso diverse esperienze, che affonda le sue radici nella pittura informale. L'action painting aveva messo su tela l'inimmaginabile, aveva dimostrato che un gesto poteva dar luogo a qualcosa che non c'era mai stato prima e non ci sarà mai più. Che la bellezza stava anche in forme che non rispondevano a regole preordinate e ad armonie prestabilite a cui pure si erano conformate, nonostante la rottura con la tradizione, le avanguardie dal futurismo all'astrattismo e oltre. Credo che la ricerca di La Pietra parta dall'idea di destabilizzare l'ordinaria percezione della…

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Fluxpapers: libri e documenti dentro e attorno a Fluxus

Fluxpapers: libri e documenti dentro e attorno a Fluxus

L’ultima delle avanguardie nasce ufficialmente nel settembre del 1962 con la serie dei quattordici concerti del Fluxus International Festival Of Very New Music tenuti allo Stadtischen Museums di Wiesbaden.  Dice George Brecht: “Dopo tutto Fluxus è una parola latina che Maciunas ha disseppellito. Io non ho mai studiato latino. Se non fosse stato per Maciunas nessuno probabilmente avrebbe mai chiamato così qualcosa. Saremmo andati ciascuno per la propria via, come l’uomo che attraversa la strada col suo ombrello, e la donna che porta a passeggio il cane in un’altra direzione. Ciascuno avrebbe preso la propria strada e fatto le proprie cose: l’unico punto di riferimento per questo gruppo di persone che ammiravano i lavori gli uni degli altri e che, più o meno, si piacevano a vicenda era Maciunas. Quindi Fluxus,per quanto mi concerne, è Maciunas…” (George Brecht, «An Interview between George Brecht and Robin Page for Carla Liss», ART AND ARTISTS, London, 1972; trad. Caterina Gualco). In principio era…

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Agnus Dei. Corpo e sacrificio nella società dei consumi

Agnus Dei. Corpo e sacrificio nella società dei consumi

In occasione della mostra «Libri antichi e rari a Milano», al Palazzo della Borsa in piazza Affari, 27-29 marzo 2015, pubblicheremo il catalogo: Agnus Dei. Corpo e sacrificio nella società dei consumi. Quei favolosi anni Sessanta del boom economico, quando la felicità si comprava a rate. Per la prima volta nella storia la grande massa dei produttori poteva soddisfare bisogni non più legati alla necessità di sopravvivere. Nasceva la società dei consumi e con essa l’uomo medio, l’uomo della strada: a lui si rivolgevano la pubblicità e le ricerche sociologiche, per sondarne i più segreti desideri e crearne di nuovi. Un uomo senza cultura e senza memoria, protagonista di quella mutazione antropologica che per Pasolini costituiva un processo irreversibile. Una mutazione che si fondava prima di tutto sulla rimozione del corpo. Se c’è una realtà di cui non puoi dubitare quella è il tuo corpo, lì dove si incidono il tempo e le vicissitudini della vita, in cui scorre insieme…

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