COLLEZIONE DOCUMENTARIA: 3 MERCER STREET STORE

Questa collezione documentaria è costituita da una serie di documenti che tracciano l’attività del negozio/galleria/libreria 3 Mercer Street Store. Ciascun documento è illustrato e descritto nel catalogo 3 Mercer Street Store 1975 – 1978, Gussago, Edizioni dell’Arengario, 25 novembre 2022. A cura e con testo introduttivo di Paolo Tonini.

“Non era una galleria, era un negozio: così lo aveva definito Stefan Eins, trasferitosi da Vienna a New York nel 1967, esortando gli amici a esporvi le proprie creazioni a prezzi convenienti: il 3 Mercer Street Store a New York, dal nome della via in cui si trovava. Oggetti, video, performances, ma anche uno spazio di socialità dove mangiare e bere cose buone in compagnia, discutere, incontrarsi. Eppure proprio quelle tracce nella loro labilità aprono spazi per l’immaginazione: un piede di porco apre porte e tombe, per rubare o anche liberare, mirabile applicazione di una legge fisica, o l’uccellino modello Leonardo Da Vinci che sbatte le ali, o le poesie condite con le cipolle… Del resto erano gli anni Settanta” (dal testo introduttivo).

“It wasn’t a gallery, it was a shop: this is how Stefan Eins, moved from Vienna to New York in 1967, described it, urging his friends to display their creations there at affordable prices: the 3 Mercer Street Store in New York, from the name of the street where it was located. Objects, videos, performances, but also a social space where you can eat and drink good things together, discuss and meet. Yet precisely those traces in their transience open up spaces for the imagination: a crowbar opens doors and tombs, to steal or even free, admirable application of a physical law, or Leonardo Da Vinci’s model bird flapping its wings, or poems seasoned with onions… After all, it was Seventies”.

Prezzo di vendita / Sale price: € 2.500 (duemilacinquecentoeuro)

goto-the-catalog
arengario-2022-arte-ideologia-copertina-19-3-mercer
malloy-1975-shelves-3-mercer-02

COLLEZIONE DOCUMENTARIA: AUT.TRIB 17139

Questa collezione documentaria è costituita dalla raccolta completa della rivista AUT.TRIB 17139 e da una serie di documenti che ne tracciano l’attività. Ciascun fascicolo e documento è illustrato e descritto nel catalogo Aut.Trib. 17139 (1978 – 1985). Collezione completa di tutto il pubblicato e documenti originali, Gussago, Edizioni dell’Arengario, 13 ottobre 2022. A cura e con testo introduttivo di Paolo Tonini.

“Aut.Trib. 17139: una rivista di estetica operativa la cui testata è la semplice autorizzazione del tribunale con tanto di numero identificativo. La formula burocratica della permissione, sottraendosi con la sua astrattezza autoritaria ai segni di riconoscimento del linguaggio, invitava a riempire quel vuoto senza porre limiti o condizioni.
Ideata da Carmelo Romeo e Luciano Trina, la rivista si presenta come un insieme di prime pagine di giornale composte ciascuna da un autore o da un gruppo. Ogni pagina presenta la medesima testata con a destra un riquadro dal contenuto variabile, che nel progetto iniziale avrebbe dovuto titolarsi la ricerca dell’arsenico. Cosa vuol dire? Scrive Carmelo Romeo: «Ecco: l’arsenico, il veleno micidiale, che andava cercato nello stato di cose attuali (della società come dell’arte) era una sorta di anticipazione… E lasciamo perdere se poi la rivista non lo ha fatto… se poi chi ha partecipato alla rivista non ha compreso questa tensione… che non li riguardava…». In effetti quel titolo compare solo nel primo numero…” (dal testo introduttivo).

Prezzo di vendita / Sale price: € 9.000 (novemilaeuro)

goto-the-catalog
arengario-2022-arte-ideologia-copertina-17-aut-trib
aut-trib-17139-02-01

COLLEZIONE DOCUMENTARIA: MONTEGHIRFO
AURELIO CAMINATI E CLAUDIO COSTA

Questa collezione documentaria costituisce una testimonianza unica dell’attività del MUSEO DI ANTROPOLOGIA ATTIVA DI MONTEGHIRFO ideato da Aurelio Caminati e Claudio Costa (1975 – 1980) con una sintesi delle TRASCRIZIONI di Aurelio Caminati. Ciascun documento è illustrato e descritto nel catalogo Cultura materiale: Monteghirfo. Aurelio Caminati e Claudio Costa, Gussago, Edizioni dell’Arengario, 17 settembre 2022. A cura e con testo introduttivo di Paolo Tonini.

“Nello stesso periodo in cui Pasolini constatava l’avvenuta «mutazione antropologica», alcuni artisti marginali al sistema del mercato dell’arte orientarono il loro lavoro alla ricerca delle tracce della cultura popolare. Claudio Costa e Aurelio Caminati creano un «museo attivo di antropologia» a Monteghirfo: l’obiettivo non è artificare il passato, museizzarlo per meglio dimenticarlo, ma riappropriarsi di una tradizione di cui siamo stati tutti espropriati: «siamo alla ricerca dei sentimenti e delle cose che ci facciano capire le cose e i sentimenti che verranno» (vedi scheda n. 1b). E’ il tentativo di reagire alla «mutazione antropologica» che amaramente Pasolini riteneva ormai avvenuta e irreversibile. […] Una «trascrizione» [«La peste del 1630» di Aurelio Caminati], realizzata all’Alzaia di Milano nel novembre 1976 (vedi scheda n. 11) riflette in modo sorprendente l’attualità: nel continuo interscambio tra finzione e realtà, storia e immaginazione, invita a decrittare lo spettacolo della nostra omologazione, fornito quotidianamente dai mezzi di informazione attraverso la paura della morte, la retorica guerriera, l’esibizione della solidarietà, e riproposto in tutto il suo splendore a ogni cambio di governo” (dal testo introduttivo).

Prezzo di vendita / Sale price: € 8.000 (ottomilaeuro)

goto-the-catalog
arengario-2022-arte-ideologia-copertina-16-caminati
caminati-1975-sperlengoeuia-02-2

COLLEZIONE CAVELLINI

Collezione costituita da 92 pezzi: libri, documenti e opere originali  di Guglielmo Achille Cavellini (GAC), dal 1958 al 2014,  dettagliatamente illustrati e descritti nel catalogo GAC Guglielmo Achille Cavellini (Brescia, 1914 – 1990). Collezione di libri e documenti dell’Arengario Studio Bibliografico, Gussago, Edizioni dell’Arengario, 15 marzo 2022. A cura e con testo introduttivo di Paolo Tonini.

“Però quegli adesivi tricolori appiccicati alle saracinesche dei miei chioschi (allora Bruno e io vendevamo libri usati in PiazzaVittoria), incuriosivano, così sgargianti e tondi, ironici e leggeri, dischi volanti della sua “autostoricizzazione”, ispiravano simpatia: erano una esortazione a sbilanciarsi, a esibirsi, a vivere e a ridere come nel «Drive In» di Antonio Ricci che scandalizzava e spopolava in televisione… Gli edonistici anni Ottanta. Chi poteva immaginare che alla fine avrebbe trionfato il moralismo politicamente corretto? – ed è di questi giorni l’applaudita clausura italiana dei super cinquantenni renitenti alla leva vaccinale, come una vendetta: si erano divertiti troppo in gioventù. E GAC sghignazza irrisorio ancora dai suoi crocefissi, mentre getto in aria i suoi festosi autoadesivi celebrativi, non lo avevo capito allora, adesso lo so, attraversando questo tempo in equilibrio su un filo di poesia, ubriaco, erano i dischi volanti e i coriandoli degli anni Ottanta” (dal testo introduttivo).

Prezzo di vendita / Sale price: € 18.000 (diciottomilaeuro)

goto-the-catalog
arengario-archivio-2022-cavellini-copertina
cavellini-1975-adesivo-palazzo-ducale

ARCHIVIO: FABBRICA DI COMUNICAZIONE

Archivio costituito da 62 pezzi: opuscoli, volantini, fotografie, che documentano l’attività della FABBRICA DI COMUNICAZIONE, Centro sociale-culturale nella ex-chiesa di San Carpoforo in Brera, a Milano (1976 – 1978), dettagliatamente illustrati e descritti nel catalogo Fabbrica di comunicazione. Frammenti di un archivio 1976 – 1978, Gussago, L’Arengario Studio Bibliografico, “Arte e/o ideologia 7”, 29 giugno 2021. Edizione digitale a cura e con testo introduttivo di Paolo Tonini.

“Dopo aver occupato la chiesa di San Carpoforo nel quartiere di Brera, il Centro viene inaugurato il 20 novembre 1976 con una festa e la denominazione definitiva: Fabbrica di Comunicazione, il cui manifesto dice fra l’altro: «la Fabbrica di Comunicazione intende strutturarsi come laboratorio collettivo e interdisciplinare per la critica al linguaggio e ai modelli di comportamento diffusi dal potere, e, al tempo stesso, come strumento di centralizzazione e di diffusione dei nuovi orientamenti di pensiero e di comportamento espressi dal proletariato metropolitano». La parola d’ordine è socializzare: condividere le proprie esperienze, le proprie abilità, la propria disponibilità. Ed è un pubblico fatto per la gran parte di gente comune, la gente del quartiere, quella che normalmente rimane esclusa dai grandi eventi culturali. Non è un caso che la festa venga orchestrata dall’Odin Teatret di Eugenio Barba: una compagnia che raccoglieva gli autodidatti e gli esclusi dalle accademie teatrali proponendo una vita/teatro, fuori da ogni schema spettacolare, immerso profondamente nella percezione e nello scambio di differenti culture. Gli attori trascinano le persone nella festa, in modo che ciascuno possa viverla a suo modo però insieme agli altri. Cosa aveva a che fare questa atmosfera con la «Grande Brera» progettata dalle istituzioni culturali milanesi? Che c’entra la gioia di chi non ha niente con i passatempi di chi ha tutto? Le organizzazioni politiche, partiti e sindacato, preferivano la Grande Brera, il progetto faraonico che doveva stupire il mondo, e il più accanito a osteggiare la Fabbrica fu il Partito Comunista Italiano. Nel piccolo archivio sono conservati alcuni volantini dove, con il linguaggio tipico della burocrazia di partito, si paventano chi sa che irregolarità proponendo un attento controllo dell’attività del Centro, come se fosse un covo di pericolosi sovversivi. L’esistenza stessa della Fabbrica era una critica manifesta alla politica culturale ufficiale, dando forma alle nuove istanze emergenti: le donne sfruttate in casa prima ancora che al lavoro, la sessualità, la gastronomia, l’inquinamento, la droga, i malati di mente, i portatori di handicap, i giovani disoccupati: quello che non si vuole vedere, di cui si preferisce non parlare. E poi la festa, il teatro, la possibilità di socializzare: la bellezza nuova di cui sono capaci i senza potere quando riescono ad esprimere i loro bisogni e le loro speranze.
Il giorno dell’inaugurazione c’erano enormi palloni installati da Franco Mazzucchelli attorno a San Carpoforo. Palloni abitabili dove svolgere anche assemblee e discussioni. Irrompevano nel grigio della vita di quartiere come sfere aliene, messaggi da altri mondi. I passanti si fermavano incuriositi, sorpresi, tornavano bambini: la meraviglia illumina la strada. La Fabbrica di Comunicazione resisterà circa un anno e mezzo, poi trionferà la Grande Brera col suo ordine, le gerarchie, le mostre, i giri d’affari, le iniziative soffocanti della cultura con la “c” maiuscola” (dal testo introduttivo al catalogo).

Prezzo di vendita / Sale price: € 7.500 (settemilacinquecentoeuro)

goto-the-catalog
arengario-2021-arte-ideologia-07-fabbrica
fabbrica-di-comunicazione-1976-44-documento-politico-3-volantino
fabbrica-di-comunicazione-1976-32-foto-odin-02

ARCHIVIO: LABORATORIO DI COMUNICAZIONE MILITANTE

Diciassette documenti d’archivio del Laboratorio di Comunicazione Militante che costituiscono il resoconto delle principali attività  svolte dal gruppo (1975 – 1978), descritti dettagliatamente nel catalogo: L’Arengario Studio Bibliografico, LCM Laboratorio di Comunicazione Militante, Gussago Edizioni dell’Arengario, “Arte e ideologia 6”, 9 giugno 20121, a cura di Paolo Tonini: “…I loro referenti non sono state le gallerie o in generale il sistema dell’arte, ma le scuole, i centri sociali, le istituzioni educative, ovunque fosse possibile un percorso di consapevolezza e di confronto con l’ambiente e le contraddizioni sociali. […] Se la prima mostra è del 1976, l’idea di fondo risale almeno a un anno prima, espressa in un consunto dattiloscritto datato giugno 1975: «L’unica nostra identificazione è con la lotta stessa, che diventa momento organico del nostro respirare, dove il privato diventa politico. Questa simbiosi ha dato luogo ad un modo di esistere clandestino, alternativo, non allineato alle indicazioni impartite dal sistema». E’ l’arte/vita teorizzata dai futuristi: una vita consapevole produce se stessa come arte, ben essere che si esplica in ben fare, bellezza, felicità, in ogni luogo e in ogni momento, in mezzo alle contraddizioni più stridenti, alle situazioni più terribili, e quando la praticano in tanti tutti insieme è già e non ancora il nuovo mondo” (dal testo introduttivo).

Prezzo di vendita / Sale price: € 3.500 (tremilacinquecentoeuro)

goto-the-catalog
_arengario-2021-arte-ideologia-copertina-06-lcm

COLLEZIONE PAZIENZA: LA SERIE COMPLETA DI ZANARDI

Collezione completa delle 17 storie che compongono la serie di Zanardi, tutte in prima edizione e descritte nel catalogo: L’Arengario Studio Bibliografico, Le edizioni originali delle storie di Zanardi. Collezione completa, Gussago, Edizioni dell’Arengario, 17 settembre 2016, a cura e con testo introduttivo di Paolo Tonini.

“Questa cronologia, pubblicata per la prima volta nel 2016 col titolo Andrea Pazienza. Zanardi: cronologia delle storieriunisce e ordina bibliograficamente tutte le storie aventi per soggetto Zanardi, ideate, scritte e disegnate da Andrea Pazienza. In questa seconda edizione le schede bibliografiche sono state ampliate e corrette, così come è stato ampliato l’apparato iconografico. Alle 16 storie originali è stata aggiunta Giorno, pubblicata su Frigidaire nel gennaio 1981, in cui Zanardi non compare, ma che venne inserita come una sorta di prologo nella prima raccolta delle storie: Andrea Pazienza, Zanardi. Presentazione di Vincenzo Sparagna, Milano, Primo Carnera Editore, 1983″ (dal testo introduttivo).

Prezzo di vendita / Sale price: € 2.800 (duemilaottocentoeuro)

goto-the-catalog
_pazienza-collezione-zanardi-cover
paz-1981-frigidaire-005-giallo-scolastico

I METROPOSTER DI RENATO CURCIO E PABLO ECHAURREN

Serie completa dei 14 metroposter pubblicati dalla rivista Frigidaire dal n. 155/156 (1994) al n. 177/178 (1995) e affissi all’epoca nelle stazioni della metropolitana di Roma, con la serigrafia originale tirata in 90 esemplari che chiude la serie. Poesie di Renato Curcio, disegni di Pablo Echaurren. I primi 10 poster e la serigrafia recano la firma autografa degli autori. Vedi la scheda dettagliata con le immagini: Metroposter nn. 1 – 14 con una serigrafia originale

Testo di referenza:
L’Arengario Studio Bibliografico, Metroposter. Parole di Renato Curcio e disegni di Pablo Echaurren per i viaggiatori della metropolitana di Roma, Gussago, Edizioni dell’Arengario, 2015: “Era il novembre del 1993 e stavamo preparando il n. 155/156 di Frigidaire quando Renato Curcio e Pablo Echaurren mi raccontarono la loro idea di realizzare dei manifesti speciali da affiggere nella metropolitana di Roma… L’idea di questi strani poster a due mani, che battezzai «metroposter», nasceva dai percorsi quotidiani in metro di Renato, che, essendo da qualche mese in semilibertà, usciva la mattina presto dal carcere e prendeva la metro a Rebibbia fino alla fermata Aventino per raggiungere il suo luogo di lavoro, la cooperativa editoriale «Sensibili alle foglie» […]. La sera riprendeva la metro da Aventino e tornava a Rebibbia per passare la notte in cella. Quei viaggi di poche decine di minuti erano per Curcio il suo contatto con un mondo esterno che aveva lasciato ben 18 anni prima […]. Su quei vagoni traballanti l’umanità delle periferie più sconosciute, prigioniera della terribile banalità della vita quotidiana, gli si mostrava quasi nuda, tra le nebbie e i freddi delle albe e la tristezza di certe sere d’inverno. Le sue osservazioni silenziose, affamate di contatto umano, le fissava come appunti segreti su un taccuino, frammenti di un possibile diario intimo, né racconti, né versi, semplici sguardi tradotti in parole…” (dall’introduzione di Vincenzo Sparagna, Come nacquero i metroposter, pp. 5-6).

Prezzo di vendita / Sale price:  € 1.500 (millecinquecentoeuro)

goto-the-catalog
echaurren-1994-metroposter-ensemble
echaurren-1993-metroposter-serigrafia

ARCHIVIO: AKTIONSRAUM 1 (1969 - 1970)

Collezione di 111 volantini e protocolli originali provenienti dall’archivio della Aktionsraum 1 di Monaco di Baviera, che ne documentano dall’inizio alla fine l’attività di promozione artistica, dal settembre 1969 fino all’ottobre del 1970. Catalogo: L’Arengario Studio Bibliografico, Documenti d’archivio della Aktionsraum 1. Volantini e protocolli originali, Gussago, Edizioni dell’Arengario, 2015.

“Uno spazio libero per creare incontrarsi vivere, uno spazio per pensare. Area di poesia esplorazione esperienza. L’Aktionsraum durò un solo anno e rimase 1, non ci furono altre storie così. In quello spazio incontravi gli artisti d’avanguardia alla fine degli anni Sessanta, quelli che avevano smesso di dipingere e di scolpire, o che semplicemente sentivano stretti i limiti di una unica forma di espressione. Volevano rompere i confini fra le arti. Volevano filmare e suonare, scrivere e progettare, protestare e coinvolgere il pubblico non più fatto di potenziali clienti ma di potenziali amici, compagni, amanti, rivoltosi. Questo l’aveva proclamato già il Futurismo – e Nitsch dichiarerà la stretta relazione con la madre e il padre di tutte le avanguardie. Però a Monaco fra il 1969 e il 1970 tutto esplose e si consumò rapidamente, disperdendosi poi in tante vite, ciascuna col suo corso e il suo destino, in silenzio, fuori dalla storia” (dal testo introduttivo di Paolo Tonini).

Prezzo di vendita / Sale price:  € 8.000 (ottomilaeuro)

goto-the-catalog
arengario-aktionsraum-collezione-cover