Nel 1915, per risolvere la crisi finanziaria, Filippo Tommaso Marinetti proponeva la vendita di beni culturali di proprietà dello Stato. L’Italia possiede da sola più della metà delle opere d’arte esistenti al mondo eppure il solo Louvre fattura più di tutti i musei italiani messi insieme. I governanti continuano a chiedere sacrifici a chi lavora mentre una immensa ricchezza rimane inutilizzata. Così in rete ha preso a circolare un volantino con la proposta di tre referendum popolari, per cura di un sedicente MIP Movimento per l’immaginazione al potere.
Forse la gente che lavora è stanca di essere sfruttata così senza vergogna come il fratello di Rino Gaetano – deriso sfruttato derubato, frustrato depresso calpestato odiato… e ti amo mariù.
Mio fratello è figlio unico cantava Rino – era il 1976 – e magari un fratello non l’aveva ma neanche l’avrebbe avuto mai, perché non gli sarebbe mai stato simile. Rino non voleva far parte della gente che lavorava, onesta e sfruttata. Scelse le canzoni e l’ironia. La morte se lo portò via 5 anni dopo in un incidente d’auto, aveva trent’anni.
Non so chi ha assemblato la canzone con il documentario di Pier Paolo Pasolini ma guardando e ascoltando mi pare quello che stiamo vivendo:
Qui invece c’è un filmato inedito. Rino canta da solo accompagnandosi con la chitarra, così come viene, col suono sporco, la voce che graffia e stona. Perché c’è troppo da dire e da soffrire, troppa onestà troppa dignità. La gente che oggi sta pagando tutto ed è ancora capace di aiutarsi, di spezzarsi la schiena e far crescere i figli. E lui che soffriva perché non se ne sentiva capace. Si capisce che non è solo una canzone. Io i referendum del MIP li sottoscrivo.