Questa mia pubblicazione è solo un racconto-viaggio della mia esistenza vissuta con passione e indipendenza, gioia e dolori, soprusi e incomprensioni, amori perduti e ritrovati, è innanzitutto «cerniera» di umana diversità“.

Con questo “40° e ultimo libro per Beuys” Lucrezia De Domizio porta a compimento un’opera di divulgazione sviluppata nel corso di alcuni decenni all’insegna di un lavoro comune e di una autentica amicizia con Beuys. Avvalendosi della testimonianza e delle riflessioni degli amici, studiosi e intellettuali esponenti di diverse discipline, il libro varca i limiti di un saggio critico svolgendosi, secondo le parole dell’autrice, come un “racconto-viaggio” di cui sono parte integrante luoghi, momenti e situazioni documentati dalle fotografie di Buby Durini. Un racconto e un viaggio che si proiettano sui diversi piani dell’etica, della filosofia, dell’economia, della politica, coinvolgendo il lettore e invitandolo alla partecipazione, a contribuire con le proprie opere e nel proprio ambito a quella che Beuys ha definito «living sculpture», una scultura vivente, come prefigurazione di un futuro possibile, di una comunità sociale non più alienata e assoggettata alla necessità del profitto.

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D’altra parte in un futuro possibile una cosa è certa: l’intelligenza artificiale avrà un ruolo determinante: potrebbe essere un mezzo per attuare quella che nell’orrore dell’attualità sembra un’utopia? Non resta che chiederglielo.

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Fra le diverse “intelligenze artificiali”, ho scelto di interrogare ChatGpt:
L’intelligenza artificiale sarebbe in grado di ridefinire i rapporti di produzione su scala globale?“.
Risposta:
Sì, l’intelligenza artificiale ha il potenziale per ridefinire i rapporti di produzione su scala globale, ma in modi complessi e non sempre prevedibili“.
Il testo prosegue con un elenco di problemi prevedibili mantenendo gli attuali rapporti di produzione per poi prospettare, più avanti, “una transizione verso nuovi modelli economici“: “L’IA potrebbe facilitare l’emergere di economie basate sulla condivisione o sulla programmazione centralizzata più efficiente, riducendo sprechi e ottimizzando le risorse. Alcuni teorici vedono in questa trasformazione un’opportunità per superare il capitalismo tradizionale verso modelli più cooperativi o automatizzati. In sintesi, l’IA potrebbe non solo ottimizzare i processi produttivi, ma anche ridefinire i rapporti sociali ed economici globali. La direzione che prenderà dipenderà da come verranno gestiti gli impatti politici, etici e normativi della sua diffusione“.

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E’ da notare che l’IA potrebbe prevedere impatti politici e normativi. Ma quelli etici? 

Quindi ho chiesto a ChatGpt: “Che rapporto potrebbe esserci tra il pensiero di Beuys e l’intelligenza artificiale?“. Risposta: “Il pensiero di Joseph Beuys e l’Intelligenza Artificiale (IA) possono sembrare mondi distanti, ma in realtà ci sono diversi punti di contatto, soprattutto se si considera il concetto di scultura sociale che Beuys ha sviluppato“.

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ChatGpt ha poi sviluppato questa premessa con precisi riferimenti a concetti espressi dall’artista: l’IA potrebbe essere una estensione della scultura sociale, “uno strumento che amplifica la capacità umana di trasformare la realtà, democratizzando l’accesso alla conoscenza, creando nuove forme di espressione e ridefinendo il ruolo dell’individuo nella società“.

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Dal punto di vista della creatività potrebbe inserirsi nel discorso beuysiano “come strumento per la co-creazione tra uomo e macchina“. Riguardo all’economia “L’IA sta ridefinendo il mondo del lavoro, e il dibattito su reddito universale, automazione e creatività si lega alle idee dell’artista su un sistema economico più umano e sostenibile“, così come per l’ecologia: “L’IA oggi può essere usata per affrontare le sfide ambientali, dall’ottimizzazione delle risorse alla lotta contro il cambiamento climatico“. Un ultimo argomento è riferito al linguaggio inteso come mezzo di trasformazione: “Beuys utilizzava un linguaggio simbolico e concettuale per trasmettere le sue idee. L’IA oggi si occupa di linguaggio in modi inediti (ad esempio, con i modelli di linguaggio come me). Questo apre interrogativi sulla comunicazione e sul ruolo della parola nel plasmare la realtà“. E conclude: “In sintesi, se Beuys fosse vivo oggi, potrebbe vedere l’IA come una nuova materia da modellare nella sua scultura sociale, un mezzo per amplificare la trasformazione culturale ed ecologica che immaginava. Ovviamente, rimarrebbe critico rispetto ai rischi di un uso dell’IA che possa disumanizzare la società“.

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Il riferimento enigmatico al “ruolo della parola nel plasmare la realtà” lascia scoperto il ruolo che tocca all’umano, la sua responsabilità. Una responsabilità che l’IA ignora perché nessuno ha potuto fornirle informazioni precise riguardo ai suoi termini: etica e verità. Se domandiamo a ChatGpt cosa sono l’etica o la verità, molto correttamente essa elenca una molteplicità di definizioni e di approcci: le etiche e le verità che sono state catalogate.

Il fatto è che etica e verità non sono cose, non possono ridursi a un assoluto qualsiasi: sono il risultato del nostro operare, dei nostri accordi e delle nostre contese, dei nostri sentimenti. L’etica non ha niente a che fare con le leggi tanto giuridiche che morali: è una legge non scritta e indicibile che informa le nostre azioni. Come la verità non ha niente a che fare con la fatticità, non è il contrario dell’inganno, piuttosto abbraccia l’inganno, divide con l’inganno la meraviglia dell’essere. Etica e verità non ci sono si fanno, come l’amore. E’ il meglio che l’umano possa regalare alla natura. E si possono anche trovare in un libro.

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Lucrezia De Domizio