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Drive In, programma trasmesso da Canale 5 dal 1983 – 1988

Alla fine degli anni Settanta i sacrifici reclamati da tutti i partiti dell’arco costituzionale non furono più necessari: l’inflazione era esplosa in fiumi di denaro – che nel 2008 avremmo scoperto essere virtuale – e si aprì l’epoca yuppie, paninara e tamarra. L’Italia tornava a ridere col Drive In mentre la tanto osteggiata abolizione della scala mobile – proposta e attuata dal P.S.I. di Craxi –  sembrava destinarci a magnifiche sorti e progressive.

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Furio Bettinzoli, senza titolo, 1980.
Fotografia pubblicata per il poster e la copertina del catalogo della mostra Ragione e Antiragione (Catanzaro, «Biennale Mediterranea d’Arte Contemporanea», Palazzo della Provincia, 16 aprile – 15 maggio 1980)

In un angolo della mia libreria, tra Shaftesbury e Hume conservo in una piccola teca di plexi questa foto di Furio del 1980.

Non ci sono tracce di Furio Bettinzoli sul web, a parte una fotografia che avrebbe dovuto esserci ma non si può visualizzare: il ritratto di un ragazzo, datato 1984. Il ragazzo si chiamava Roberto Covre. Roberto l’ho conosciuto nel 1978/1979, e me lo ricordo bene perché mi aveva incuriosito il gusto musicale che gli faceva preferire su tutto appaiati Renato Zero e Johann Sebastian Bach. Sarebbe troppo lungo spiegare cosa ci facevo, studente universitario con ambizioni di guerrigliero, in una scuola per odontotecnici accanto a dei quattordicenni. Dicevo di Roberto. C’era in lui il fermento di chi malsopporta la realtà com’è, così gli suggerivo autori e letture (e musica barocca), da intellettuale di spessore quale mi consideravo a 19 anni. Dopo pochi mesi abbandonai l’odontotecnica e Roberto lo rividi qualche anno dopo, quando facevo il libraio ambulante con posto fisso in Piazza Vittoria a Brescia e lui cantava nei locali cose dark e rock, pressapoco nel periodo in cui fu fatto il ritratto, e poi non più. Lo ritrovo oggi grazie a Facebook e pubblico col suo permesso lo scatto di Furio che lo ritrae. 

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Furio Bettinzoli, ritratto di Roberto Covre, 1984

Furio l’avevo conosciuto insieme a un gruppo di giovani più che ventenni: me li aveva presentati il mio amico Paolo Cantù. Era per noi strano e nuovo quel modo di vivere tra discoteche, partite a Risiko, discussioni nei bar d’arte, musica e poesia, mescolando intelligenza e pettegolezzo, moda e politica, eleganza e trasgressione.

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Anonimo, ritratto di Paolo Tonini, 1982

Un po’ di leggerezza aveva invaso l’atmosfera monacale della nostra missione politica e letteraria tra Marx, Proust e Thomas Mann: non ero nemmeno mai stato in una discoteca – da quando mi ci portarono continua a danzare nella memoria la ragazza che mimava Walking on the Moon tra effluvi di tabacco e marijuana. Era il Versilia di Lonato, discoteca alternativa che qualche anno dopo si trasformò cambiando il nome in Skipper (sparito l’odore di marijuana, imperavano Bacardi e cocaina). Furio fotografava per passione e si manteneva lavorando in una boutique di tendenza come ne nascevano e sparivano tante all’epoca. Passava a trovarmi dai chioschi e naturalmente parlavamo di libri – lui anche di fumetti, per esempio di quegli strani Giovanotti Mondani Meccanici che avevano fatto la loro apparizione su Frigidaire.

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Furio Bettinzoli, La fotografia fantastica, (Brescia), Magalini, 1980

Non so nulla  della sua storia, ho solo questa foto, che il mio omonimo amico Paolo mi regalò nella tristezza di un forzato trasloco, insieme all’unico catalogo che ricorda la “fotografia fantastica” di Furio: il cerchio sembra chiudersi qui, congiungendo punti quanto distanti della mia vita. E invece emerge qualcosa che riguarda intimamente insieme alla mia anche le vite degli altri. Nella fotografia l’albero si lascia abbracciare e ferire, come un padre. Tutti i padri sono dovrebbero essere così.

Furio è morto giovane, non mi ricordo quando né chi mi recò la notizia. Rimane nel mio ricordo coi suoi riccioli rasati alle tempie fra il punk e il dark, i pantaloni leggeri a quadretti di moda allora, e un bel sorriso che va a perdersi nel blu dipinto di blu di quei vent’anni.

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Furio Bettinzoli, La fotografia fantastica, (Brescia), Magalini, 1980. Pagine interne