Il 17 maggio 1967 al Piper Club di Roma viene rappresentata Then an Alley [E poi una strada], conosciuta anche col nome di Opera beat, realizzata da Tito Schipa Jr.: è il primo esperimento al mondo di opera-rock.
E’ accaduto che Isabella Garolla trovasse nell’archivio del papà un pacchetto di foto tutte dedicate al Piper di Roma, ai giovani e agli artisti che lo frequentevano. Fra le più belle queste, che presentiamo nel nostro opuscolo, per gentile concessione di Tito. Ha il formato dei libretti d’opera che oggi non s’usano più – come i teatri non si frequentano, più per la noia dei programmi che per volontà del pubblico. L’opera rock portava in scena la vita quotidiana e ignota dei ragazzi, azzardava un percorso inedito e popolare. Federico Garolla che aveva fotografato tutto il bel mondo romano, era andato a ritrarre quel gruppo di giovani come se cercasse un’altra storia, altre atmosfere: di lì a qualche anno avrebbe smesso di fotografare persone per fare libri d’arte e d’archeologia, ma in quel momento lo attraevano quelle belle facce, quei sorrisi e forse anche quella musica strana.
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Provate a leggere questo articolo ascoltando il preludio, eseguito dai Pipers:
www.titoschipa.it/mp3/thenanalley/thenpreludio.mp3
Tito Schipa Jr., figlio del celebre tenore ammirato da D’Annunzio, era profondamente convinto che la musica nuova, il rock dei Beatles che rompeva con tutte le tradizioni, potesse sostenere la creazione di un’opera melodrammatica. Then an Alley – “situazione musicale in un atto” – fu una raffinatissima operazione culturale che mise insieme la grande tradizione dell’opera italiana con la popolarità del rock, la protesta giovanile, la danza collettiva che aveva nella discoteca il suo tempio (il Piper). Per questo scopo Tito utilizzò 18 temi musicali di Bob Dylan uniti in una sequenza di arie e recitativi. Il libretto fu redatto in lingua inglese da Frederick Mario Fales su un’idea di Julian Chapman e le musiche furono eseguite dal complesso dei Pipers. Billy Anastasi, Penny Brown e Simon Catlin erano fra gli attori, e fra i coristi un giovanissimo Giuliano Ferrara. In seguito al successo ottenuto, Bob Dylan intimò di interrompere le rappresentazioni. Per questo motivo Tito Schipa si impegnò a scrivere musiche originali per una nuova opera, utilizzando molti spunti presenti in Then an Alley. Il risultato fu Orfeo 9 (con allusione alla canzone dei Beatles Revolution Nine e rivisitazione del mito di Orfeo e Euridice): quello che in Then an Alley era stato un esperimento diventò a tutti gli effetti la prima opera-rock al mondo, rappresentata al teatro Sistina di Roma il 23 gennaio 1970.
C’è un gruppo di ragazzi, il Gruppo: il loro linguaggio, il modo di ballare, di comunicare e di atteggiarsi è pieno di energia e ilarità. Non hanno un capo o una guida, un giradischi è il centro attorno al quale si dispongono, abolita ogni retorica e ogni fede in qualche padre della patria o salvatore vogliono solo “muoversi, vivere, amare e sentire“. Non è che il Gruppo sia esente da pregiudizi, al contrario – è a sua volta un mondo chiuso che guarda con disprezzo, per esempio, al “borghesuccio” Chris, come fa notare Robin, uno che dal gruppo si era allontanato:
“Voi, ragazzi, lo considerate
una sorta di crimine;
il che porta all’intolleranza.
Non era questa l’idea
che volevate propagare nel mondo, no?“
Robin (Billy Anastasi) è il vagabondo che ha abbandonato il Gruppo, se n’è andato per il mondo a cercare un senso ed è tornato con il sacco vuoto:
“Credeva di aver qualcosa da dare a chi soffriva,
ma faceva un piccolo sbaglio: non c’era nessuno a soffrire.
La sua strada era lastricata di uomini morti in grazia di Dio,
e di gente che viveva proprio senza nessun problema.
Ha sempre incontrato persone con la vita facile;
tutte le ragazze che aveva visto peccare erano finite
mogli timorate.
Così continuò a vagare, vagare,
senza fermarsi per nessuno“.
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Anche Mick (Simon Catlin) se n’è andato, è un’intellettuale, pensa molto riflette molto sui mali del mondo, è dalla parte dei disperati e torna ogni tanto nel Gruppo rinfacciando loro l’ignavia che li porta a non curarsi di nulla. E il Gruppo risponde:
“Cammina pure per tutta la vita attraverso i bassifondi.
Gira per i ghetti, porta conforto ai bisognosi,
elemosina amici in cinque o sei direzioni…
Questo vicolo ti rivedrà comunque, Mick!
Questo vicolo ti rivedrà comunque, Mick!
– Cerca pure di sfuggire la tua vera condizione,
può anche darsi che i borghesi non vedano il tuo trucco…
– Ma vedi, è che ti manca il fegato. Sei un’edizione tascabile
del Vangelo che partì di qua un giorno, Mick.
– Un Vangelo che partì di qua un giorno, Mick!“.
E poi c’è Angelina (Penny Brown), la ragazza perduta, che era stata felice per poco con Robin, prima che lui se ne andasse. Poi lei ha fatto la sua strada senza farsi troppi scrupoli, perché, – dice a se stessa:
“che altro potevo fare
in un mondo che aspetta solo di vedermi cadere“.
Ora Chris la cerca per conto di Bill (Tito Schipa Jr.), il Padre, il Boss, l’uomo della legge o il Grande Criminale, come volete – non c’è poi così tanta differenza – che vuole riprendersela come cosa sua. Ma Angelina ha ritrovato Robin e per lui sarebbe disposta eccome a cambiare tutto. Vorrebbe seguirlo (abbandonare la propria strada) protestando il suo amore ma Robin risponde:
“Luoghi comuni, amore, parole che riempiono la bocca.
Non è questo, bambina.
renditene conto, non è questo;
è che la mia strada non è la tua“.
Angelina ribatte:
“Puoi anche avere ragione,
questo vagare può avere del fascino.
Io non farei che rallentarti
con tutte le mie incertezze.
Nel tuo auto-stop per la fortuna
non ti serve nessuno.
Ma vorrei dirti solo questo,
una cosa soltanto, Robin,
prima di vederti sparire:
Vedi, tu cerchi cadaveri
e non ti preoccupi di chi è vivo,
magari trascuri chi annega
per compiangere gli annegati.
Lasciatelo dire, tu
che vai per sofferenti:
se avessi cercato più vicino,
ti assicuro, Robin,
avresti trovato ugualmente“.
Bill verrà messo in fuga dal Gruppo ma in mezzo a loro che accolgono infine il “borghesuccio” Chris, non c’è spazio per la ragazza perduta né per Mick l’intellettuale. Angelina e Chris vanno a cercarsi un’altra strada e il sipario cala mentre risuona la voce di Joan Baez:
“Lascia le decisioni prese,
c’è qualcosa che ti chiama.
Dimentica i morti alle tue spalle,
non ti seguiranno.
Il vagabondo che sta bussando alla tua porta
indossa i vestiti che indossavi tu.
Accendi un altro cerino, ricomincia daccapo,
e anche questa volta, bambina triste,
è tutto finito“.
N.B. Mentre terminavo di scrivere mi è venuto in mente il Poema a fumetti di Dino Buzzati – di cui parlo in questo articolo: http://www.arengario.it/?p=197
Nel libro di Buzzati il protagonista Orfi è un cantante che nella discoteca “Polypus” fa impazzire gli adolescenti e da lì parte la sua ricerca di Eura. L’idea di rivisitare il mito di Orfeo e Euridice è comune al libro di Buzzati e a Orfeo 9 ma non solo. In entrambe le opere il mito viene accostato alla nuova musica e alla stranezza di quei giovani che protestavano, ai loro riti e al loro linguaggio. D’altra parte le forme e l’espressione delle conturbanti streghe che Orfi incontra non hanno la sensuale eleganza di Penny Brown? Il libro viene pubblicato nel settembre 1969, due anni dopo Then an Alley e poco prima di Orfeo 9: come non pensare al Piper e alle inquietudini dei ragazzi che si intrecciavano alle ossessioni dello scrittore? Chi si è ispirato a chi? Buzzati a Orfeo 9 o Tito Schipa Jr. (o uno dei suoi amici) a Dino Buzzati?
Un brevissimo trailer dell’opera:
http://www.titoschipa.it/making/beatparade.mpg
Esiste anche un reportage coevo, passato per radio nella trasmissione RAI Voci dal mondo il 21 maggio 1967:
www.titoschipa.it/mp3/thenanalley/thenvocidalmondo.mp3