Nell’aprile 1921 Marinetti pubblica per Vitagliano L’alcòva d’acciaio, subito sequestrato a causa della sovraccopertina, una sensuale compenetrazione fra corpo femminile e macchina da guerra realizzata da Renzo Ventura, geniale e misconosciuto illustratore.
La censura sempre imbecille permise l’immissione in commercio del libro solo dopo la distruzione della sovraccopertina, motivo per cui oggi non la si trova mai. Il libro fu ristampato con lievi modifiche al testo da Mondadori nel 1927 e nel 1937.
E’ un “romanzo vissuto”, come dichiara il sottotitolo, e racconta l’esperienza degli ultimi mesi di guerra nel 1918, quando Marinetti era a capo della sua “74”, un modello di autoblindata.
L’esperienza della guerra demistifica ogni intellettualismo:
“Sono preso dalla gioia di scoprire una nuova legge. Ben lontano dai Bergson seduti sulle cretine poltrone universitarie trovo nel momento più pericoloso di una battaglia la soluzione di molti problemi che i filosofi non potranno mai scoprire nei libri. Poiché la vita non si svela che alla vita. Il segreto amplesso del passato e del futuro nella stessa coscienza si rivela a coloro che tutto il passato hanno vissuto, sudato, pianto, baciato, morso e masticato e che vogliono fra le carezze o le gomitate della morte vivere, baciare, masticare e soffrire il loro futuro“.
Ritorna e si arricchisce di implicazioni l’idea dell’eros come piena manifestazione della vita perché nell’eros la morte, il piacere, la violenza e la tenerezza stanno fra loro in una relazione essenziale e indissolubile.
Così descrizioni di battaglie e gesti di ferocia si mescolano ad avventure galanti, amplessi, fantasie sado masochiste; patriottismo e anarchia trovano nel conflitto uguali ragioni, serate ed eventi futuristi accompagnano il progredire del conflitto; umanizzazione della macchina e meccanizzazione dell’umano sconvolgono il modo tradizionale di intendere il nostro rapporto con la natura, il tempo e lo spazio.
Romanzo vissuto quindi simultaneo, un racconto che scivola nel sogno, il sogno nel delirio, il delirio nell’analisi meticolosa e via di seguito in velocità, con un linguaggio diretto ed espressioni gergali di ogni parte d’Italia, rumori, suoni, parole in libertà. Romanzo erotico al più alto grado quando Marinetti a bordo della sua “74” consuma il suo amplesso con l’Italia. L’Italia che per lui era la gente meravigliosa che incontrava in trincea, negli ospedali, nei paesi distrutti dalle bombe, le ragazze che non si vergognavano di desiderare un uomo, la gente che da sempre divisa per mille tradizioni aveva in comune il genio della creatività.
E si capisce quanta impressione facesse quella copertina in cui l’Italia si offriva nuda a dire che solo il piacere muove il sole e le altre stelle, solo l’amore del corpo dà senso alle fantasie dello spirito, e non c’è ragione di biasimare una puttana che faccia con coscienza il suo lavoro.