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F.T. Marinetti, Poupées Electriques. Drame entrois actes. Avec une préface sur le Futurisme, Paris, E. Sansot & C.ie, 1909. Il volume contiene anche il testo integrale del Manifesto del Futurismo e una intervista a Marinetti: L.C., Interview sur le Futurisme par COMOEDIA, pubblicata precedentemente in COMOEDIA, Parigi, 26 marzo 1909. Prima edizione.

Il 13 gennaio 1909 al Teatro Allfieri di Torino va in scena  La donna è mobile, dramma di Marinetti,  dove il tema dominante è una strana forma di esibizionismo per cui il protagonista ama accoppiarsi davanti a due automi (i fantocci elettrici): il Sig. Matrimonio e la Sig.ra Famiglia.
Sarà un fiasco clamoroso già a cominciare dal prologo, la prima lettura pubblica del Manifesto del Futurismo, tra i fischi e gli insulti della platea.

Marinetti pubblicherà la pièce in francese con il titolo Poupées Electriques qualche mese dopo, nel maggio del 1909, dopo il lancio del Manifesto sul Figaro del 20 febbraio.
Critici e studiosi hanno sottolineato l’innovazione dell’impiego di automi umanoidi sulla scena, dieci anni prima che il romanziere ceco Karel Čapek inventasse la parola “robot”. Il resto viene di solito liquidato come decadentismo simbolista, o addirittura adeguamento ai moduli collaudati della commedia borghese. Nessuno sembra accorgersi del fatto che per la prima volta viene messa in scena pubblicamente una cosiddetta perversione sessuale, e che il tema centrale del dramma è la sessualità. Una perversione in cui esibizionismo e voyeurismo convergono, come in Sade, nel piacere di sconvolgere la pubblica morale e le sacre istituzioni. In realtà fu una autentica provocazione, la prima delle provocazioni futuriste: non c’è niente che possa appassionarci quanto il sesso: nell’ipocrita negazione del proprio gusto e della propria natura nessuna felicità è possibile.

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F.T. Marinetti al Kursaal di Rimini e occhietto della prima edizione delle Poupées Electriques con dedica autografa

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F.T. Marinetti, Elettricità sessuale, Milano, Facchi, 1920
Prima edizione italiana

Avanguardia e sessualità sono un binomio inscindibile, e che questo non fosse casuale ma una scelta ben precisa sembra evidente dalla traduzione delle Poupées che Marinetti curerà molti anni dopo: Elettricità sessuale (Milano, Facchi, 1920): “Questo dramma, pubblicato nel 1909 col titolo di «Poupée Electriques», e rappresentato al teatro Alfieri di Torino nel 1911, dalla Compagnia Maggi, venne poi rappresentato in tournée, dalla Compagnia Tumiati nel 1913” recita l’occhietto. E’ omessa la rappresentazione del teatro Alfieri del 1909 ma non solo per averne un brutto ricordo. Elettricità sessuale non è una semplice traduzione, è un’opera nuova prima di tutto perché riproduce solamente il secondo atto della pièce originaria e poi perché il protagonista diventa lui stesso: Riccardo Marinetti anziché il signor John Wilson. Tenendo poi conto che alla pièce seguono altre quindici sintesi teatrali e il manifesto Il teatro futurista sintetico, è chiaro l’intento: Elettricità sessuale, è ora un esempio di teatro sintetico. Il nucleo principale, la strana passione dei due amanti, resta invariato ma non essendoci un terzo atto la fine del dramma è il ripescaggio dei due fantocci da parte di solerti pescatori. Dunque matrimonio e religione vivranno in eterno? Perché no? Chi se ne bea sarà felice, come anche sarà felice chi prova piacere a oltraggiarle, n’est-ce pas?

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F.T. Marinetti, Denki Ningyo [Fantocci elettrici], Tokyo, Kinseido, 1924; 18,2×12,2 cm., brossura, pp. (4) 120 (8). Copertina di Tai Kanbara. Seconda edizione in giapponese.

This Post Has One Comment

  1. Sergio Falcone

    … Poupées Electriques?… Ne siamo circondati.
    A cominciare dagli ex sessantottini, tutti piazzati alla grande, oggidì!
    E, come dicono in quel di Roma: “A li mejo posti!”… E mica so’ scemi!

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