Il piacentino Osvaldo Barbieri detto Bot (Barbieri Osvaldo il Terribile) non si capiva se era un genio o uno schizzato.
Aveva fatto di tutto nella vita, ferito in guerra, operaio, scaricatore al porto di Genova, si sposa con la sua Enrica nel 1926 e decide che sarebbe campato d’arte e di niente altro.
Tra il 1928 e il 1934 sarà un attivista sfrenato al servizio della causa futurista, organizzando e partecipando a varie mostre ed eventi. Marinetti lo ama e lo odia, non gli piace un certo passatismo con cui Bot contamina le proprie invenzioni. Futuristi addio, nel 1934 avviene qualcosa che gli cambia la vita: parte per la Libia, è l’Africa.
Ora si chiama Naham Ben Abiladi e fa il pittore, l’incisore, fonda una rivista, partecipa a varie mostre, scrive poesie: il mal d’Africa prende anche lui come tanti altri artisti e poeti capitati là.
Quando torna definitivamente in Italia nel 1940 è un’altro uomo, e allo scoppio della seconda guerra si ritira in campagna a dipingere paesaggi tristi.
Morirà nel 1958 in fiera povertà.
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Bot, Pennellate sull’Affrica, Tripoli, La Fionda, 1940 |
Nel periodo africano, poco prima di tornare in Italia, scrive fra le altre cose Pennellate sull’Affrica (Tripoli, Edizione de “La Fionda”, 1940), con la sua firma africanizzata in copertina e una scritta in chi sa che lingua di laggiù [ma il signor Roberto Rossi Testa, che ringrazio, mi informa che la scritta è in arabo e significa «Per/verso la vita»].
E’ una raccolta di poesie, e fra queste troviamo il manifesto Affrica – Calore – Sudiciume – Lussuria, dove Bot dice tutto del suo amore:
Affrica ti amo.
Ti amo, perché sei terra del rischio, del sacrificio, dell’avventura.
Ti amo, perché ispiri, seduci, uccidi.
Affricani vi amo, perché siete neri, nudi, sudici; come la terra bruciante vi à creati, come natura selvaggia vi ha cresciuti…
Affricani vi invidio, perché non tenete il conto della vostra età, perché nei vostri villaggi non avete le inferriate, i catenacci, le casseforti.
Affricani, vi ammiro, perché combattete con l’arma coraggiosa: la lancia, perché lottate a corpo a corpo, nudi, col Re del deserto…
(dalla poesia Manifesto. Affrica – Calore / Sudiciume – Lussuria, in Pennellate sull’Affrica, Tripoli, 1940; pag. 13).
(dalla poesia Manifesto. Affrica – Calore / Sudiciume – Lussuria, in Pennellate sull’Affrica, Tripoli, 1940; pag. 13).
L’Africa, l’Africa lo aveva preso, chi sa se nel bene o nel male, con amore, senza pietà.
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Bot, Affrica – calore, sudiciume – lussuria, in Pennellate sull’Affrica, Tripoli, 1940 |