Colpisci i bianchi con il cuneo rosso! E’ il titolo di un dipinto di El Lissitzkij del 1919, stampato poi come manifesto, icona della rivoluzione russa e atto di nascita del Costruttivismo.
All’indomani della Rivoluzione d’Ottobre gli artisti e i designer costruttivisti si misero al servizio del governo bolscevico, partecipando attivamente alla vita politica e alla educazione del popolo, ideando i materiali da esporre nelle festività pubbliche e nelle parate di strada. Vladimir Mayakovsky aveva scritto: “le strade siano i nostri pennelli, le piazze le nostre tele”. E proprio per strada fece la sua apparizione pubblica questa immagine, a Vitebsk, dove il gruppo Unovis dipingeva i manifesti della propaganda e le facciate dei palazzi, nella prospettiva del motto di Lenin: “Noi, anche ad ogni cuoca insegneremo a dirigere lo stato“.
Questa immagine però non era nuova. Riprende quella di un manifesto futurista del 1915, Sintesi futurista della guerra:
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Marinetti, Boccioni, Carrà, Russolo e Piatti sono fermati durante una manifestazione interventista e portati in galera. Durante il tragitto si inventano il testo, il disegno è un’idea di Carlo Carrà. Del manifesto esistono tre versioni con lievi varianti. Le prime due del 1915, in bianco e nero, la terza del 1918, a colori:
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L’immagine è pubblicata sulla rivista Il Montello, tolti per motivi propagandistici gli accenni anticlericali e l’antinomia Futurismo/Passatismo. Non è la stessa di cui fa uso Lissitzkij nel suo dipinto/manifesto?
Quando viene messo in discussione un sistema vengono fuori nuovi pensieri e nuove immagini, e non importa da quale punto di vista: è come se la rivolta avesse per ogni epoca un linguaggio solo, un modo solo di vedere.