tonini-zang-2014-400Zang Tumb Tuuum (questo è il titolo corretto, riportato al frontespizio, non Zang Tumb Tumb come appare in copertina) è il primo libro parolibero nella storia della poesia e della tipografia e il primo vero e proprio “libro d’artista”, se per libro d’artista intendiamo un’opera che sia sintesi di molteplici istanze espressive, testuali e visuali: con Zang Tumb Tuuum inizia la rivoluzione tipografica di cui il futurismo italiano è precursore nel mondo. Marinetti lo pubblica nella primavera del 1914 a Milano per le sue Edizioni Futuriste di “Poesia”, dopo che ne erano apparsi vari frammenti sulla rivista Lacerba (1913), e averne declamato brani ovunque in Europa e in Russia.

Già a una prima occhiata il libro si presenta come un oggetto inquietante: una copertina morbida in cartoncino poroso, di color giallo intenso su cui è impressa la sagoma nera delle parole. Il piatto compone un titolo inaudito, caratteri di varie grandezze, parole disposte secondo diverse direttrici, ed è l’esito di qualcosa che comincia altrove, di cui ci accorgiamo solo svolgendo piatto, dorso e retro. Queste tre parti distinte del libro concorrono alla formazione di un’unica immagine: il razzo che viene lanciato ed esplode al termine della sua parabola. Una sorta di razzo/freccia è anche la firma autografa con cui Marinetti solitamente accompagnava le copie donate ad amici e intellettuali.

F.T. Marinetti, Zang Tumb Tuuum, Milano, Edizioni Futuriste di Poesia, 1914. Copertina


Testo, immagine, colori, materiali, tutto è finalizzato a coinvolgere il lettore non in una semplice lettura ma in una esperienza sensoriale, mettendo in moto più che l’intelletto la fantasia e l’immaginazione. Cosa sono le parole in libertà? Scrive Marinetti:

Scartando ora tutte le stupide definizioni e tutti i confusi verbalismi dei professori, io vi dichiaro che il lirismo è la facoltà rarissima di inebbriarsi della vita e di inebbriarla di noi stessi. La facoltà di cambiare in vino l’acqua torbida della vita che ci avvolge e ci attraversa. La facoltà di colorare il mondo coi colori specialissimi del nostro io mutevole…” (F.T. Marinetti, Ditruzione della sintassi – Immaginazione senza fili – Parole in libertà, in Zang Tumb Tuuum, Milano, Edizioni Futuriste di Poesia, 1914; pag. 9).

F.T. Marinetti, Zang Tumb Tuuum, Milano, Edizioni Futuriste di Poesia, 1914. Frontespizio
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Stéphane Mallarmé, Un coup de dés…, in COSMOPOLIS, n. 17
Londra, Armand Colin, 1897. Pagine interne

E’ questo che distingue Zang Tumb Tuum da Un coup de dés… di Stéphane Mallarmé, pubblicato per la prima volta in volume qualche mese dopo, il 10 luglio 1914: Un coup de dès jamais n’abolira le hasard. Poème, a cura del genero Edmond Bonniot (Paris, Editions de la Nouvelle Revue Française). Un libro in grande formato 33×25 cm. la cui sobria copertina, giocata sul rosso e nero del titolo e dei filetti che lo inquadrano, caratteristica delle edizioni Gallimard, non lascia minimamente trasparire il contenuto: parole che si snodano nello spazio bianco della pagina a evocare silenzi assenze illuminazioni, sottratte all’obbligo di voler significare qualcosa. Mallarmé l’aveva concepito nel testo e nella disposizione tipografica nel 1897, pubblicandolo sulla rivista londinese Cosmopolis (n. 17, Londra, Armand Colin, maggio 1897, pp. 419-417):

Cosmopolis è stato audace e delizioso, ma non ho potuto presentare la cosa che a metà, ed era già un bel rischio. Il poema si stampa in questo momento, quale l’ho concepito; per quanto riguarda l’impaginazione, dove risiede tutto l’effetto. Una certa parola in corpo grande domina da sola tutto il bianco di una pagina e credo di essere certo dell’effetto (Stéphane Mallarmé, Correspondance. Tome IX, 14 maggio1897, Paris, Gallimard, 1983. Trad. it. Marina Giaveri).

Stéphane Mallarmé, Un coup de dés…,Paris, NRF, 1914

L’intento di Mallarmé, anch’esso cruciale e concentrato sull’importanza della costruzione tipografica, è opposto a quello di Marinetti: in Mallarmé il rapporto fra testo e pagina tende a un ordine e a un equilibrio essenziali, giocato sul filo del nulla, una sorta di liberazione dal tedio della vita: il libro, per quanto sia perfido il gioco fra l’essere e il nulla, rimane contenitore di un pensiero. In Marinetti al contrario è coinvolgimento vitale, contaminazione dello spazio intellettuale da parte della realtà con la sua miscela di bene e male, bellezza e orrore, banalità e genio:

Il libro deve essere l’espressione futurista del nostro pensiero futurista… Combatto in questo l’estetica decorativa e preziosa di Mallarmé e le sue ricerche della parola rara, dell’aggettivo unico, insostituibile, elegante, suggestivo, squisito… Combatto inoltre l’ideale statico di Mallarmé, con questa rivoluzione tipografica che mi permette di imprimere alle parole (già libere, dinamiche e siluranti) tutte le velocità, quelle degli astri, delle nuvole, degli aeroplani, dei treni, delle onde, degli esplosivi, dei globuli della schiuma marina, delle molecole e degli atomi(F.T. Marinetti, Ditruzione della sintassi – Immaginazione senza fili – Parole in libertà, in Zang Tumb Tuuum, Milano, Edizioni Futuriste di Poesia, 1914; pp. 25-26).

Stéphane Mallarmé, Un coup de dés…,Paris, NRF, 1914. Pagine interne


Parole in libertà e rivoluzione tipografica si impongono dunque insieme: lo scatenamento del linguaggio dalle regole di composizione del testo – grammatica, sintassi, punteggiatura, figure retoriche tradizionali –  libera l’oggetto libro dalla sua funzione di puro e semplice contenitore predisponendolo a divenire vera e propria opera d’arte. Opera d’arte in cui si amalgamano in perfetta armonia le istanze teoriche sul come far versi, le invenzioni tipografiche (ideate da Marinetti ma realizzate materialmente dal tipografo Cesare Cavanna), il flusso di coscienza, la politica, la morale, la tecnologia, la musica e tanto altro ancora.

F.T. Marinetti, Zang Tumb Tuuum, Milano, Edizioni Futuriste di Poesia, 1914. Pagine interne


Il pretesto è un episodio della prima guerra balcanica, l’assedio di Adrianopoli del 1912. Guerra sola igiene del mondo.

Questa cosa della guerra ha sempre scandalizzato. Perfino un artista deviante come Carmelo Bene declamando il Manifesto del Futurismo ometteva i punti riguardanti la guerra “sola igiene del mondo”. Non che non ne capisse perfettamente il senso ma come spiegarlo a un pubblico colto, impegnato, progressista e di sinistra fin che si vuole ma che ci vedeva tutto il fascismo possibile? E stiamo parlando degli anni Novanta del Novecento. Critici e studiosi con rare eccezioni hanno sempre preferito tacere a questo proposito.

F.T. Marinetti, Zang Tumb Tuuum, Milano, Edizioni Futuriste di Poesia, 1914. Pagine interne


Apriamo il libro e ogni pagina è una sorpresa: il lettore viene coinvolto suo malgrado in una guerra-festa, un’orgia di segni e suoni che non vogliono significare altro che se stessi. Forse la guerra che Marinetti esalta non è quella che si fa con i cannoni. Forse ha qualcosa a che fare con l’amore, la vitalità, la volontà di superare un limite. Una guerra che non si vede, guerra-trasformazione che tocca a ogni uomo, se un uomo vuole conoscersi prima di andarsene dalla vita.

F.T. Marinetti, Zang Tumb Tuuum
Milano, Edizioni Futuriste di Poesia, 1914
Tavola fuori testo

Parole che assumono forme, forme che si disintegrano in segni e segnali, abbozzi di geometrie e capricci della fantasia: guerra in cui prende forma visiva un grande senso di libertà, l’emancipazione rispetto alla comunicazione convenzionale e un primo esperimento di abolizione dei limiti che separano l’arte dalla vita.

No che non c’entra la guerra dei cannoni. C’entrano la vita e la morte. E c’entra il libro, il simbolo per eccellenza della sapienza occidentale. E’ una guerra che scatena il bisogno di oltrepassare i limiti, di aprire spazi di libertà, di accogliere nuove forme, pensieri inediti, nuovi stili di vita, proprio attraverso quel mezzo, circondato dall’aura sacra del sapere e della tradizione. Tutte cose queste che non cadono dal cielo,  impraticabili se non mettendo in gioco la vita: guerra sola igiene del mondo.

Noi forse apriamo e scorriamo questo libro con eccessiva frivolezza, magari disputando ferocemente sul perché e il percome e il prima e il dopo. Ma se facciamo attenzione troveremo le tracce di un percorso che arriva fino a noi, di idee che da sempre vengono compresse, idee che in certi momenti della storia sembrano esplodere e però poi vengono riassorbite, si trasformano in mode e con le mode passano. Il libro d’artista nasce come istanza di rinnovamento della vita. Se ci fate caso è questo la guerra, la rivoluzione tipografica, la parola in libertà: quel che ritorna nonostante tutto, che ci affascina e chiede di non starcene fuori, di deciderci a partecipare: futurismo arte-vita.

Con questo volume di parole in libertà che equivale come intensità a 2500 pagine di Flaubert, ho sorpassato tutti e tutto, ho rinnovato integralmente la visione del mondo, sono giunto per primo nei domini inesplorati dell’arte. I pensatori da sanatorio, i critici da diligenza e da portantina e tutti gli impotenti incollati ai buchi delle serrature negheranno queste mie affermazioni. Tanto meglio. La gioia di disprezzarli una volta di più lubrifica il mio genio, che ha la forma di uno stantuffo”  (F.T. Marinetti, Ditruzione della sintassi – Immaginazione senza fili – Parole in libertà, in Zang Tumb Tuuum, Milano, Edizioni Futuriste di Poesia, 1914; pag. 32).

This Post Has 3 Comments

  1. Barbara Meazzi

    Zut, non mi ha preso il post…. Dicevo: bel commento. Gallica ha messo in linea le bozze del Coup de dés e li’ le differenze sono ancora più evidenti.
    A proposito della “guerra sola igiene del mondo”: Marinetti, come sanno chi lo studia seriamente, non è stato sempre molto originale, specialmente all’inizio. Il concetto di guerra come purificatrice dell’umanità lo riprende da testi di R.W. Emerson (e da Nietzsche). I testi di Emerson, ricorda Emilio Gentile nell’Apocalisse della modernità, e soprattutto quelli in cui parla della guerra, erano molto diffusi in Europa (insieme a quelli di Wells, tradotti e molto diffusi in Italia e in Francia). Cio’ avviene ben prima che Marinetti scriva “Guerra sola igiene del mondo”.
    E poi non bisogna dimenticare che la prima guerra mondiale comincia in verità nell’11…

  2. Paolo Tonini

    Gentile Barbara, devo dire che non riesco a trovare affinità di Marinetti con Emerson e solo in parte con Nietzsche. “Guerra sola igiene del mondo” mi pare un concetto originale perché mette in primo piano non tanto la purificazione quanto la disposizione a mettere in gioco la propria vita. L’igiene di cui Marinetti parla è la disparizione delle chiacchiere: nel lavoro e nell’arte come nell’amore e nell’amicizia – e poi certo anche nella congerie degli ideali prodotti e macinati dalla storia.

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