AA.VV., Manifesto dei Pittori futuristi, Milano, Redazione di Poesia [stampa: Poligrafia Italiana – Milano], s.d. [febbraio 1910]; 29×23 cm., volantino, pp. 4. Testo sottoscritto da Umberto Boccioni, Carlo Dalmazzo Carrà, Luigi Russolo, Aroldo Bonzagni e Romolo Romani. Prima edizione assoluta

 Cominciamo col distinguere Il Manifesto dei Pittori futuristi da La pittura futurista. Manifesto tecnico. Uno sta all’altro come la teoria alla pratica: il primo enuncia i principi generali, l’altro elenca e approfondisce spunti tecnici e programmatici. Del primo non esiste una traduzione francese mentre il secondo fu tradotto sia in francese che in inglese con un titolo che faceva pensare al primo, ingenerando una confusione che trovò raccapricciante riscontro in alcune bibliografie. Procediamo con ordine.

Il primo manifesto della pittura futurista è il Manifesto dei Pittori futuristi, in lingua italiana, sottoscritto da Umberto Boccioni, Carlo Dalmazzo Carrà, Luigi Russolo, Aroldo Bonzagni e Romolo Romani, che viene letto l’8 marzo 1910 al Politeama Chiarella di Torino durante la terza serata futurista, così descritta da Marinetti in un famoso volantino:

AA.VV., Manifesto dei Pittori futuristi, Milano, Redazione di Poesia [stampa: Poligrafia Italiana – Milano], s.d. [febbraio 1910]; seconda pagina, con i nomi dei firmatari

 A Turin, la troisème soirée futuriste fut une véritable «Bataille d’Hernani». Sur la scène de plus vaste théâtre de la ville, parurent, avec M. Marinetti et d’autres poètes, cinq jeunes peintres de grand talent: MM. Boccioni, Carrà, Bonzagni, Russolo et Romani, qui viennent de lancer en Italie la Manifeste des Peintres Futuristes, aussi violent et révolutionnaire que celui des poètes. A la lecture de ce Manifeste (…) un tumulte inouï éclata dans la salle, où se pressaient plus de trois mille personnes et où les artistes étaient en grand nombre. Les élèves de l’Accademia Albertina acclamaient les futuristes avec le plus vif enthousiasme, tandis qu’une partie du public voulait leur imposer le silence. La grande salle ne tarda pas à devenir un champ de bataille. Des coups de poing et des coupes de canne: des bagarres et des rixes innombrables au parterre et dans le poulailler. Intervention de la police, arrestations, dames évanouis parmi le brouhaha et le tohu-bohu indescriptible de la foule. A la sortie, un cortège de plusieurs milliers de personnes se forma derrière les futuristes et les accompagna longtemps à travers la ville. La bataille continua dans les rues, au cris de: Vive le futurisme! Vive Marinetti! Vivent les peintres futuristes!”  (F.T. Marinetti, Les Poètes et les Peintres futuristes livrent bataille dans les grands théâtres italiens, Milano, Rédaction de Poesia, marzo 1910).

E’ questa la prima edizione assoluta, edita con dicitura “Redazione di Poesia” senza indicazione della data. Vi si trova enunciato il rifiuto di ogni estetismo a cui viene contrapposta la vitalità dell’arte contemporanea:

Noi non invochiamo certo la materiale distruzione dei musei, come grossolanamente capirono gli stupidi detrattori del futurismo. Noi vogliamo combattere accanitamente la religione fanatica, incosciente e snobistica del passato, alimentata dall’esistenza nefasta dei musei. Ci ribelliamo alla supina ammirazione delle vecchie tele, delle vecchie statue, degli oggetti vecchi e dell’entusiasmo per tutto ciò che è tarlato, sudicio, corroso dal tempo, e giudichiamo ingiusto, delittuoso, l’abituale disdegno per tutto ciò che è giovane, nuovo e palpitante di vita“.

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AA.VV., Manifesto dei Pittori futuristi, Milano, Uffici di Poesia [stampa: Poligrafia Italiana – Milano], 11 febbraio 1910 [ma marzo 1910]; 29×23 cm., volantino, pp. 4. Firmato da Balla, Boccioni, Carrà, Russolo e Severini (ritirano la loro firma Bonzagni e Romani)

C’è però qualcosa che stona, una certa moderazione in quell’inciso che tiene a non invocare “la materiale distruzione dei musei”. E infatti questa prima edizione viene subito sostituita da un’altra, la seconda e ufficiale: è l’edizione edita dagli Uffici di Poesia, datata 11 febbraio 1910, dove non ci sono più i nomi di Bonzagni e Romani, sostituiti da quelli di Giacomo Balla e Gino Severini. Il testo è identico ma guarda caso è espunta la frase diplomatica: “Noi non invochiamo certo la materiale distruzione dei musei, come grossolanamente capirono gli stupidi detrattori del futurismo“. Insomma i poeti incendiari non potevano acccompagnarsi con pittori meno che dinamitardi. Un particolare curioso caratterizza tutti gli esemplari da me esaminati, un errore di stampa: l’ultimo punto delle conclusioni è contrassegnato col numero 9 anziché 8.

Di questa versione ufficiale esiste una ristampa successiva, datata 11 febbraio 1910 ma in realtà del 1911 o 1912, come risulta evidente dall’indicazione editoriale della “Direzione del Movimento Futurista” che corrisponde anche al cambio di indirizzo dell’abitazione di Marinetti, da via Senato a Corso Venezia. Il testo è identico, ci sono solo lievi variazioni nell’impostazione tipografica e viene aggiunto un elenco di aderenti al movimento futurista.

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AA.VV., Manifesto dei Pittori Futuristi, Milano, Direzione del Movimento Futurista [stampa: A. Taveggia – S. Margherita – Milano], 11 febbraio 1910 [ma 1911/1912]; 29×23 cm., volantino, pp. 4 (prima e ultima pagina)

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Di questo manifesto, come ho detto, non c’è una traduzione francese.

Successivamente, in aprile, viene pubblicato in lingua italiana La pittura futurista. Manifesto tecnico, con la data dell’11 aprile 1910, sottoscritto da Umberto Boccioni, Aroldo Bonzagni, Carlo Carrà, Luigi Russolo e Gino Severini:

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AA.VV., La pittura futurista. Manifesto tecnico, Milano, Uffici di Poesia [stampa: Poligrafia Italiana – Milano], 11 aprile 1910; 29×23 cm., plaquette, pp. 4. Firmato da Boccioni, Bonzagni, Carrà, Russolo e Severini; pp. 1 e 4. Prima edizione assoluta

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La costruzione dei quadri è stupidamente tradizionale. I pittori ci hanno sempre mostrato cose e persone poste davanti a noi. Noi porremo lo spettatore nel centro del quadro. (…) La nostra nuova coscienza non ci fa più considerare l’uomo come centro della vita universale. Il dolore di un uomo è interessante, per noi, quanto quello di una lampada elettrica, che soffre, e spasima, e grida con le più strazianti espressioni di colore; e la musicalità della linea e delle pieghe di un vestito moderno ha per noi una potenza emotiva e simbolica uguale a quella che il nudo ebbe per gli antichi. (…) Voi ci credete pazzi. Noi siamo invece i Primitivi di una nuova sensibilità completamente trasformata“.

Questa prima edizione viene quasi subito sostituita da una seconda, ufficiale, con la firma di Giacomo Balla al posto di Bonzagni, che non si considerava altrettanto pazzo e primitivo.

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AA.VV., La pittura futurista. Manifesto tecnico, Milano, Uffici di Poesia [stampa: Poligrafia Italiana – Milano], 11 aprile 1910 [ma aprile/maggio 1910]. Seconda edizione ma edizione ufficiale; pp. 2 e 3

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Anche di questa versione ufficiale c’è una ristampa, con data 11 aprile 1910 ma successiva, del 1911/1912 con la dicitura “Direzione del Movimento Futurista”.

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AA.VV., La pittura futurista. Manifesto tecnico, Milano, Direzione del Movimento Futurista [stampa: A. Taveggia – S. Margherita – Milano], 11 aprile 1910 [ma 1911/1912]; 29×23 cm., plaquette, pp. 4 (pp. 1 e 4)

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Il manifesto tecnico viene poi tradotto in francese  col titolo Manifeste des peintres futuristes. Rispetto alla versione italiana, la versione francese integra gli 8 punti conclusivi con altri 5 punti per un totale di 13. I cinque punti aggiunti sono una traduzione ed elaborazione di 5 fra gli 8 punti conclusivi del Manifesto dei Pittori futuristi dell’11 febbraio 1910 con cui non deve assolutamente essere confuso. Tuttavia in alcune bibliografie questo manifesto è erratamente considerato a causa del titolo una traduzione del Manifesto dei Pittori Futuristi.

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AA.VV., Manifeste des peintres futuristes, Milano, Poesia [stampa: Poligrafia Italiana – Milano], 11 aprile 1910 [ma maggio 1910]; 29×23 cm., volantino, pp. 4. Prima edizione in francese de La pittura futurista. Manifesto tecnico; pp. 1 e 4

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AA.VV. , Manifeste des peintres futuristes, Milano, Poesia [stampa: Poligrafia Italiana – Milano], 11 aprile 1910 [ma maggio 1910]; 29×23 cm., volantino, pp. 4. Prima edizione in francese de La pittura futurista. Manifesto tecnico; pp. 2 e 3

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La versione francese è certamente successiva alla prima edizione italiana, e probabilmente anche alla seconda, nonostante rechi la stessa data dell’11 aprile. Di sicuro c’è che il testo viene pubblicato integralmente nella rivista COMOEDIA, Parigi, 18 maggio 1910, con caricature di André Warnod. Giovanni Lista segnala, oltre a COMOEDIA, un articolo precedente di Vittore Grubicy sulla rivista IL SECOLO, Milano, 19 aprile 1910, un riassunto su l’INTRANSIGEANT, Parigi, 17 maggio 1910 e un altro sul JOURNAL DES DEBATS, Parigi, 21 maggio 1910 (vedi: Giovanni Lista, Le Futurisme. Textes et manifestes, Cheyzérieu, Champ Vallon, 2015; pag. 198). Tuttavia non è chiaro se l’articolo di Grubicy si riferisca al Manifesto dei pittori futuristi o a La pittura futurista. Manifesto tecnico.

Dello stesso periodo è anche l’edizione inglese, che mantiene l’equivoco dell’edizione francese, traducendola fedelmente: Manifesto of the Futurist Painters.

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AA.VV. , Manifesto of the Futurist Painters, Milano, Poesia [stampa: Poligrafia Italiana – Milano], 11 aprile 1910 [ma maggio 1910]; 29×23 cm., volantino, pp. 4; pp. 1 e 4

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AA.VV. , Manifesto of the Futurist Painters, Milano, Poesia [stampa: Poligrafia Italiana – Milano], 11 aprile 1910 [ma maggio 1910]; 29×23 cm., volantino, pp. 4; pp. 2 e 3

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Una curiosità: la prima edizione in rivista della versione italiana, La pittura futurista. Manifesto tecnico, esce sul foglio IL FUTURISMO Supplemento al V Anno di POESIA, Milano, 1 agosto 1910 (secondo e ultimo numero pubblicato. Con la firma di Boccioni, Bonzagni, Carrà, Russolo e Severini (senza Balla). Dovrebbe trattarsi di un errore: sulla rivista fu riprodotta la prima versione del manifesto e non la seconda, ufficiale, che sostituisce Bonzagni con Balla. Oppure in agosto la seconda edizione italiana, ufficiale, non era ancora stata stampata? Ma come può essere stata preceduta dalla francese (COMOEDIA di maggio) se tra i firmatari c’è Balla e non Bonzagni? E’ vero, non è poi cosa di grande importanza per chi non è afflitto da bibliomania incurabile.

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IL FUTURISMO Supplemento al V Anno di POESIA, n. 1, Milano, 11 febbraio 1910

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Questo articolo amplia e approfondisce quanto già esposto in: Paolo Tonini, I manifesti del Futurismo italiano, Gussago, Edizioni dell’Arengario, 2011: n. 9.

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