Il manifesto, pubblicato probabilmente in occasione delle manifestazioni interventiste a Milano nel settembre 1914, fu recensito negativamente da LA VOCE, Anno VI n. 19, Firenze, 13 ottobre 1914. Del manifesto esistono tre versioni in volantino della Direzione del Movimento Futurista: la prima edizione è in lingua francese: Le vêtement masculin futuriste. Manifeste, con data di redazione 20 maggio 1914; la seconda edizione è la versione ufficiale modificata e ampliata, in lingua italiana, con data di redazione 11 settembre 1914 e titolo: Il vestito antineutrale. Manifesto futurista; la terza è una ristampa della versione ufficiale, con identica data di redazione, ma pubblicata nel dicembre 1914, con l’immagine modificata in prima pagina (l’abito di Cangiullo al posto di quello di Marinetti) e la mancanza della dicitura: “Approvato entusiasticamente dalla Direzione del Movimento Futurista e da tutti i Gruppi Futuristi Italiani”.
“L’umanità si vestì sempre di quiete, di paura, di cautela e d’indecisione, portò sempre il lutto, o il piviale, o il mantello. Il corpo dell’uomo fu sempre diminuito da sfumature e da tinte neutre, avvilito dal nero, soffocato da cinture, imprigionato da panneggiamenti. Fino ad oggi gli uomini usarono abiti di colori e forme statiche, cioè drappeggiati, solenni, gravi, incomodi e sacerdotali. Erano espressioni di timidezza, di malinconia e di schiavitù, negazione della vita muscolare, che soffocava in un passatismo anti-igienico di stoffe troppo pesanti e di mezze tinte tediose, effeminate o decadenti. Tonalità e ritmi di pace desolante, funeraria e deprimente…
“Gli abiti futuristi saranno dunque: 1. – Aggressivi, tali da moltiplicare il coraggio dei forti e da sconvolgere la sensibilità dei vili. 2. – Agilizzanti, cioè tali da aumentare la flessuosità del corpo e da favorirne lo slancio nella lotta, nel passo di corsa o di carica. 3. – Dinamici, pei disegni e i colori dinamici delle stoffe, (…) che ispirino l’amore del pericolo, della velocità e dell’assalto, l’odio della pace e dell’immobilità. 4. – Semplici e comodi, cioè facili a mettersi e a togliersi, che ben si prestino per puntare il fucile, guadare i fiumi e lanciarsi a nuoto. 5. – Igienici, cioè tagliati in modo che ogni punto della pelle possa respirare nelle lunghe marcie e nelle salite faticose. 6. – Gioiosi. Stoffe di colori e iridescenze entusiasmanti. Impiegare i colori muscolari, violettissimi, rossissimi, turchinissimi, verdissimi, gialloni, aranciooooni, vermiglioni. 7. – Illuminanti. Stoffe fosforescenti, che possono accendere la temerità in un’assemblea di paurosi, spandere luce intorno quando piove, e correggere il grigiore del crepuscolo nelle vie e nei nervi. 8. – Volitivi. Disegni e colori violenti, imperiosi e impetuosi come comandi sul campo di battaglia. 9. – Asimmetrici. Per esempio, l’estremità delle maniche e il davanti della giacca saranno a destra rotondi, a sinistra quadrati. eniali controattacchi di linee. 10. – Di breve durata, per rinnovare incessantemente il godimento e l’animazione irruente del corpo. 11. – Variabili, per mezzo dei modificanti (applicazioni di stoffa, si ampiezza, spessori e disegni diversi) da disporre quando si voglia e dove si voglia, su qualsiasi punto del vestito, mediante bottoni pneumatici. Ognuno può così inventare ad ogni momento un nuovo vestito…”.
Ecco la riproduzione delle quattro pagine del manifesto nella seconda edizione, quella ufficiale ampliata e definitiva in lingua italiana: