CAVELLINI Guglielmo Achille
[pseud. GAC] (Brescia 1914 - Brescia 1990)
25 Lettere [Mostra a domicilio n. 0]
Luogo: Brescia
Editore: Edizioni Nuovi Strumenti
Stampatore: Grafiche A. Nava - Milano
Anno: 1974 [gennaio]
Legatura: brossura
Dimensioni: 29,8x21,2 cm
Pagine: pp. 60 n.n.
Descrizione: copertina con titoli i nero su fondo viola e 2 ritratti fotografici dell'artista ai risguardi di Michelangelo Giuliani, con la comune didascalia: «Cavellini indossa l'abito su cui ha trascritto la sua storia tratta dall'Enciclopedia Universale». Il libro è costituito da 26 lettere autografe dell'artista stampate in fac-simile, di cui una indirizzata all' "editore" Johannes Gutenberg e 25 a famosi personaggi, autori dichiarati di 25 libri a lui intitolati, esposti l'anno precedente a Milano (Galleria Cenobio Visualità Ass., 28 marzo 1973). Trascrizione a stampa a fronte. Le lettere, riprodotte su tela emulsionata (180x130 cm.), vennero esposte
a Milano, Galleria Cenobio Visualità, 16 gennaio 1974). Edizione originale, prima tiratura.
Bibliografia: AA.VV., «Guglielmo Achille Cavellini», Brescia, Edizioni Nuovi Strumenti, 1993: sez. «Cataloghi delle Mostre a Domicilio»
Prezzo: € 120ORDINA / ORDER
Gli autori e i libri di riferimento sono: 1. Sant’Agostino, «Le confessioni di Cavellini»; 2. Dante Alighieri, «Il divino Cavellini»; 3. Giulio Carlo Argan: «Storia dell’arte di Cavellini»; 4. Charles Baudelaire, «Les fleurs du Cavellini»; 5. Marco Tullio Cicerone, «Orazioni per Cavellini»; 6. Charles Robert Darwin, «L’evoluzione di Cavellini»; 7. Giovanni Evangelista, «L'Apocalisse di Cavellini»; 8. San Francesco, «I Fioretti di Cavellini»; 9. Sigmund Freud, «Psicopatologia della vita di Cavellini»; 10. Galileo Galilei, «Discorsi intorno a Cavellini»; 11. Nikolaj Ivanovic Lobäcevskij, «Nuovi principi di Cavellini»; 12. Leonardo da Vinci, «Trattato della pittura di Cavellini»; 13. Immanuel Kant, «Critica della ragion cavelliniana»; 14. Nicolò Machiavelli, «Il Principe Cavellini»; 15. Mao Tse-tung, «Pensieri su Cavellini»; 16. Karl Marx, «Il capitale di Cavellini»; 17. Henry Miller, «Tropico di Cavellini»; 18. Moliére: Cavellini immaginario; 19. Friedrich Nietzsche, «Così parlò Cavellini»; 20. Omero, «Odissea di Cavellini»; 21. Ovidio, «Metamorfosi di Cavellini»; 22. San Paolo, «Lettere a Cavellini»; 23. Jean Paul Sartre, «La nausea di Cavellini»; 24. William Shakespeare, «Achille»; 25. Giorgio Vasari, «Vita e opere di Cavellini».
"Mi ero calato nel ruolo di uomo storico, storicizzato e da storicizzare. Era inevitabile che venissi giudicato un megalomane, in cerca di pubblicità. Invece intendevo fare il verso alla megalomania, alla stupidità, all’egoismo, al provincialismo. Contestavo, mi ribellavo" (Guglielmo Achille Cavellini, «Vita di un genio», Brescia, Centro Studi Cavelliniani, 1989: pag. 36).
"25 lettere è un altro piccolo ciclo compiuto in cui GAC, con fantasia sottile, intrattiene una corrispondenza con venticinque grandi personaggi della storia. [...] «25 Lettere» avvince soprattutto dal punto di vista del racconto. Ogni lettera è un piccolo gioiello di psicologia narrativa, documentata storicamente e centrata su episodi in cui i rapporti tra uomini sopravanzano la storia" (Piero Cavellini, «La storia di GAC. Appunti a margine della Vita di un Genio», in: AA.VV., «Guglielmo Achille Cavellini», Brescia, Nuovi Strumenti, 1993).
"Se venticinque grandi personaggi della storia mi avevano dedicato un libro, era logico che li ringraziassi. Così ad ognuno di loro scrissi una lettera. Feci produrre gli originali su tela emulsionata, formato 130x180, e realizzai anche un catalogo, intitolato «25 lettere». Le feci tradurre in lingua inglese, francese e tedesca. Per la verità sono ventisei: la prima è per Johannes Gutenberg, l'editore dei libri. Gli raccomandai di pubblicare i testi che gli sarebbero stati presentati in futuro, unitamente a quelli che, appartenenti a remote civiltà, verranno in seguito scoperti. [...] La lettera più antica è indirizzata a Omero e è datata 26 dicembre 469 avanti Cristo. Il titolo del libro che il grande poeta mi ha dedicato è «L'Odissea di Cavellini». Omero è spietato con i miei detrattori, che sono molti. Quella per Cicerone è del 26 gennaio 45 a.C. Nel suo libro «Orazione per Cavellini», Cicerone è prodigo di preziosi consigli su come avrei dovuto in seguito comportarmi. [...] A Ovidio, il 28 ottobre dell'anno 15 d.C., ho scritto che il suo libro «Metamorfosi per Cavellini» ha provocato scalpore e ottenuto molto successo e che per merito suo ora tutti mi vorrebbero conoscere. [...] Nella lettera a San Paolo, del 13 aprile 62, lo ringrazio per le otto «Lettere a Cavellini» che mi scrisse dal carcere. [...] Il titolo del libro dedicatomi da Giovanni Evangelista è «L'Apocalisse di Cavellini» e nella mia lettera di ringraziamento, del 15 settembre 99, gli dico che l'Apocalisse è il punto massimo; e sono convinto che riuscirò ad andare oltre [...]. [A] Sant'Agostino, che mi ha dedicato il libro «Le confessioni di Cavellini», ho scritto il 18 maggio 426 ringraziandolo perché nelle sue prediche mi prende talvolta ad esempio per i suoi fedeli. [...] San Francesco, nel suo libro «I Fioretti di Cavellini» ha approvato incondizionatamente il mio comportamento di autostoricizzazione [15 febbraio 1222]. A Dante Alighieri ho scritto il 12 maggio 1307, dimostrandomi felice perché il libro «Il divino Cavellini» è stato ideato e realizzato presso i Malaspina, in Lunigiana, la patria dei miei genitori. [...] Coloro che non hanno saputo condividere la mia posizione sono stati da Dante relegati all'inferno. [...] Il titolo del libro di Leonardo da Vinci è: «Trattato della pittura di Cavellini» [12 febbraio 1506]. Leonardo ha delineato perfettamente l'aspetto tecnico della mia arte. Gli ho anche scritto che i interessa la sua macchina per volare e che riguardo al prezzo del quadro «La vergine delle rocce» spero nel solito trattamento di favore. Il libro di Machiavelli è intitolato «Il principe Cavellini» [10 ottobre 1518]. Ha affermato che il mondo dell'arte è costituito da politicanti, presuntuosi, intriganti, tutti alla caccia sfrenata del successo. Tanto più difficile è dunque la posizione del Principe, costretto a ricorrere a qualsiasi arma. Giorgio Vasari [...] mi ha dedicato «Vita e opere di Cavellini», denso di notizie, tutte di prima mano, utili ala conoscenza della mia attività artistica [2 marzo 1569]. Mi è piaciuto il titolo di Shakespeare «Achille». Gli ho scritto, il 26 gennaio 1606, che aspetto la sua visita promessa. Quello dedicatomi da Galileo Galilei «I discorsi intorno a Cavellini» è davvero un capolavoro di chiarezza, di ordine, di rigore logico. [...] Mi ha molto interessato l'esposizione di alcune sue ricerche che paragona, in quanto a metodo, alle mie [4 febbraio 1637]. «Cavellini immaginario» è il titolo di una commedia di Molière che ha avuto molto successo a Versailles, rappresentata al cospetto di Luigi XIV. La mia città e miei concittadini ne escono bistrattati [15 gennaio 1664]. Un giorno il Professor Immanuel Kant mi sottopose un lungo, scrupoloso e ragionato questionario, che rimandai compilato. Non immaginavo che ne sarebbe sortito un libro, dal titolo «Critica della ragion Cavelliniana» [16 marzo 1799]. Interessante, ma di difficile interpretazione, è il libro del matematico russo Nikolai Ivanovic Lobacevskij dal titolo «Nuovi principi di Cavellini» [18 luglio 1849]. Ho ringraziato Charles Baudelaire il 7 luglio 1861 per il suo libro «Les fleurs du Cavellini». Ha scritto che ogni mio comportamento ha un profumo di un fiore e che la sua anima eras in continua corrispondenza mistica coin Cavellini. Il libro che mi ha dedicato Karl Marx è «Il Capitale di Cavellini». Afferma che io, come la maggior parte degli «ultimi collezionisti» ho visto nell'arte soltanto una forma di speculazione; da ciò trae lo spunto per la sua critica alla società contemporanea. L'opera di Charles Robert Darwin è «L'evoluzione di Cavellini». Darwin ha dimostrato come la mia origine risalga a quella dell'uomo stesso [...]. Anche Friedrich Nietzsche mi ha dedicato un interessante libro intitolato «Così parò Cavellini». Tra le altre cose, il 12 settembre 1895 gli ho scritto: «Con questo libro tu hai voluto diffondere la saggezza di un uomo, che formato dall'esperienza, si eleva al rango di superuomo». [...] Non poteva mancare, nella collana, un libro di Sigmund Freud: «Psicopatologia della vita di Cavellini». Gli ho scritto che la sua analisi mi ha fatto comprendere quanto peso abbia avuto nella mia ribellione l'educazione giovanile. Ogni cosa che penso e faccio ora è una diretta conseguenza di ciò che mi fu impedito allora. [...] «Il Tropico di Cavellini» di Henry Miller è molto spiritoso. [...] Miller ha elogiato il mio gesto di autostoricizzazione [...], ha ammirato la mia «incoscienza-cosciente», l'invenzione dei francobolli celebrativi, i manifesti delle mostre che allestiranno i Musei in occasione del mio centenario, le mie mostre a domicilio ecc. «operazioni che tutti gli artisti vorrebbero imitare». [...] Jean Paul Sartre ha scritto invece «La nausea di Cavellini». «Nel momento in cui la società del consumo annulla la personalità degli uomini, Cavellini cerca con prepotenza di far sapere che l'arte e gli artisti sono ancora vivi e presenti» [15 aprile 1972]. Il 15 luglio 1973 ho inviato una letera anche a Giulio Carlo Argan per il suo libro «Storia dell'arte di Cavellini» [...]. Argan è stato il primo storico dell'arte contemporanea che pubblicamente ha asserito ciò che tutti gli uomini di pensiero, di ogni tempo, hanno affermato e scritto a proposito della mia arte e della mia persona. [...] La venticinquesima e ultima lettera di ringraziamento l'ho scritta Mao Tse Tung, in data 11 maggio 1978, perché mi aveva dedicato il libro «Pensieri su Cavellini». «In Italia il mio caso fa sempre scalpore, è molto discutibile, attendono altre conferme, mentre in Cina è preso ad esempio. I Pensieri su Cavellini si fanno imparare a memoria anche nelle scuole» (Guglielmo Achille Cavellini, «Vita di un genio», s.l., Centro Studi Cavelliniani, 1989: pp. 37-38).
"Non ricordo quante copie feci stampare del catalogo «25 lettere»: erano senz'altro un buon numero, poiché lo consideravo un lavoro importante e volevo venisse conosciuto anche fuori d'Italia. Lo inviai ai direttori di Musei, alle gallerie, ai critici e agli artisti più noti sparsi per il mondo. [...] Per me era più di un normale catalogo. Sostituiva una mostra. Chi abitava a Tokyo o a New York non avrebbe potuto visitare una mia mostra in Italia. Pensai che se l'avessi spedita a domicilio, direttamente nelle case, avrei potuto ottenere un risultato eccezionale. [...] Con il catalogo delle «25 lettere» nacque anche l'idea delle «Mostre a domicilio». Dovetti risolvere il problema delle spedizioni, procurare i contenitori di cartone, scegliere e compilare gli indirizzi, incaricare due persone di impacchettare i cataloghi, affrancare le buste, consegnare i pacchi all'ufficio postale. Divenni un cliente straordinario dello Stato. Iniziavo a regalare la mia arte. Nel gennaio 1974 esposi le 25 tele delle lettere al Cenobio-Visualità [...]. La galleria era piccola, le tele non erano incorniciate, pendevano dalle pareti e dal soffitto come panni stesi al sole e i visitatori erano costretti a seguire dei percorsi a labirinto. [...] La critica nemmeno si accorse della mia mostra. Intuivo che si doveva attendere, pazientare, dare prova di continuità. [...] Intanto pensavo alla realizzazione di un'altra mostra a domicilio. [...] Ero contrariato perché non riuscivo a trovare nelle carte di famiglia le fotografie della mia infanzia e giovinezza. Intendevo realizzare in vita, un mio libro illustrato come quelli che solitamente si pubblicano post-mortem" (Guglielmo Achille Cavellini, «Vita di un genio», s.l., Centro Studi Cavelliniani, 1989: pp. 38-39).
Ci sono esemplari senza risguardi, probabilmente facenti parte di una seconda tiratura: le due immagini impresse ai risguardi sono riprodotte come seconda e terza di copertina.
"Mi ero calato nel ruolo di uomo storico, storicizzato e da storicizzare. Era inevitabile che venissi giudicato un megalomane, in cerca di pubblicità. Invece intendevo fare il verso alla megalomania, alla stupidità, all’egoismo, al provincialismo. Contestavo, mi ribellavo" (Guglielmo Achille Cavellini, «Vita di un genio», Brescia, Centro Studi Cavelliniani, 1989: pag. 36).
"25 lettere è un altro piccolo ciclo compiuto in cui GAC, con fantasia sottile, intrattiene una corrispondenza con venticinque grandi personaggi della storia. [...] «25 Lettere» avvince soprattutto dal punto di vista del racconto. Ogni lettera è un piccolo gioiello di psicologia narrativa, documentata storicamente e centrata su episodi in cui i rapporti tra uomini sopravanzano la storia" (Piero Cavellini, «La storia di GAC. Appunti a margine della Vita di un Genio», in: AA.VV., «Guglielmo Achille Cavellini», Brescia, Nuovi Strumenti, 1993).
"Se venticinque grandi personaggi della storia mi avevano dedicato un libro, era logico che li ringraziassi. Così ad ognuno di loro scrissi una lettera. Feci produrre gli originali su tela emulsionata, formato 130x180, e realizzai anche un catalogo, intitolato «25 lettere». Le feci tradurre in lingua inglese, francese e tedesca. Per la verità sono ventisei: la prima è per Johannes Gutenberg, l'editore dei libri. Gli raccomandai di pubblicare i testi che gli sarebbero stati presentati in futuro, unitamente a quelli che, appartenenti a remote civiltà, verranno in seguito scoperti. [...] La lettera più antica è indirizzata a Omero e è datata 26 dicembre 469 avanti Cristo. Il titolo del libro che il grande poeta mi ha dedicato è «L'Odissea di Cavellini». Omero è spietato con i miei detrattori, che sono molti. Quella per Cicerone è del 26 gennaio 45 a.C. Nel suo libro «Orazione per Cavellini», Cicerone è prodigo di preziosi consigli su come avrei dovuto in seguito comportarmi. [...] A Ovidio, il 28 ottobre dell'anno 15 d.C., ho scritto che il suo libro «Metamorfosi per Cavellini» ha provocato scalpore e ottenuto molto successo e che per merito suo ora tutti mi vorrebbero conoscere. [...] Nella lettera a San Paolo, del 13 aprile 62, lo ringrazio per le otto «Lettere a Cavellini» che mi scrisse dal carcere. [...] Il titolo del libro dedicatomi da Giovanni Evangelista è «L'Apocalisse di Cavellini» e nella mia lettera di ringraziamento, del 15 settembre 99, gli dico che l'Apocalisse è il punto massimo; e sono convinto che riuscirò ad andare oltre [...]. [A] Sant'Agostino, che mi ha dedicato il libro «Le confessioni di Cavellini», ho scritto il 18 maggio 426 ringraziandolo perché nelle sue prediche mi prende talvolta ad esempio per i suoi fedeli. [...] San Francesco, nel suo libro «I Fioretti di Cavellini» ha approvato incondizionatamente il mio comportamento di autostoricizzazione [15 febbraio 1222]. A Dante Alighieri ho scritto il 12 maggio 1307, dimostrandomi felice perché il libro «Il divino Cavellini» è stato ideato e realizzato presso i Malaspina, in Lunigiana, la patria dei miei genitori. [...] Coloro che non hanno saputo condividere la mia posizione sono stati da Dante relegati all'inferno. [...] Il titolo del libro di Leonardo da Vinci è: «Trattato della pittura di Cavellini» [12 febbraio 1506]. Leonardo ha delineato perfettamente l'aspetto tecnico della mia arte. Gli ho anche scritto che i interessa la sua macchina per volare e che riguardo al prezzo del quadro «La vergine delle rocce» spero nel solito trattamento di favore. Il libro di Machiavelli è intitolato «Il principe Cavellini» [10 ottobre 1518]. Ha affermato che il mondo dell'arte è costituito da politicanti, presuntuosi, intriganti, tutti alla caccia sfrenata del successo. Tanto più difficile è dunque la posizione del Principe, costretto a ricorrere a qualsiasi arma. Giorgio Vasari [...] mi ha dedicato «Vita e opere di Cavellini», denso di notizie, tutte di prima mano, utili ala conoscenza della mia attività artistica [2 marzo 1569]. Mi è piaciuto il titolo di Shakespeare «Achille». Gli ho scritto, il 26 gennaio 1606, che aspetto la sua visita promessa. Quello dedicatomi da Galileo Galilei «I discorsi intorno a Cavellini» è davvero un capolavoro di chiarezza, di ordine, di rigore logico. [...] Mi ha molto interessato l'esposizione di alcune sue ricerche che paragona, in quanto a metodo, alle mie [4 febbraio 1637]. «Cavellini immaginario» è il titolo di una commedia di Molière che ha avuto molto successo a Versailles, rappresentata al cospetto di Luigi XIV. La mia città e miei concittadini ne escono bistrattati [15 gennaio 1664]. Un giorno il Professor Immanuel Kant mi sottopose un lungo, scrupoloso e ragionato questionario, che rimandai compilato. Non immaginavo che ne sarebbe sortito un libro, dal titolo «Critica della ragion Cavelliniana» [16 marzo 1799]. Interessante, ma di difficile interpretazione, è il libro del matematico russo Nikolai Ivanovic Lobacevskij dal titolo «Nuovi principi di Cavellini» [18 luglio 1849]. Ho ringraziato Charles Baudelaire il 7 luglio 1861 per il suo libro «Les fleurs du Cavellini». Ha scritto che ogni mio comportamento ha un profumo di un fiore e che la sua anima eras in continua corrispondenza mistica coin Cavellini. Il libro che mi ha dedicato Karl Marx è «Il Capitale di Cavellini». Afferma che io, come la maggior parte degli «ultimi collezionisti» ho visto nell'arte soltanto una forma di speculazione; da ciò trae lo spunto per la sua critica alla società contemporanea. L'opera di Charles Robert Darwin è «L'evoluzione di Cavellini». Darwin ha dimostrato come la mia origine risalga a quella dell'uomo stesso [...]. Anche Friedrich Nietzsche mi ha dedicato un interessante libro intitolato «Così parò Cavellini». Tra le altre cose, il 12 settembre 1895 gli ho scritto: «Con questo libro tu hai voluto diffondere la saggezza di un uomo, che formato dall'esperienza, si eleva al rango di superuomo». [...] Non poteva mancare, nella collana, un libro di Sigmund Freud: «Psicopatologia della vita di Cavellini». Gli ho scritto che la sua analisi mi ha fatto comprendere quanto peso abbia avuto nella mia ribellione l'educazione giovanile. Ogni cosa che penso e faccio ora è una diretta conseguenza di ciò che mi fu impedito allora. [...] «Il Tropico di Cavellini» di Henry Miller è molto spiritoso. [...] Miller ha elogiato il mio gesto di autostoricizzazione [...], ha ammirato la mia «incoscienza-cosciente», l'invenzione dei francobolli celebrativi, i manifesti delle mostre che allestiranno i Musei in occasione del mio centenario, le mie mostre a domicilio ecc. «operazioni che tutti gli artisti vorrebbero imitare». [...] Jean Paul Sartre ha scritto invece «La nausea di Cavellini». «Nel momento in cui la società del consumo annulla la personalità degli uomini, Cavellini cerca con prepotenza di far sapere che l'arte e gli artisti sono ancora vivi e presenti» [15 aprile 1972]. Il 15 luglio 1973 ho inviato una letera anche a Giulio Carlo Argan per il suo libro «Storia dell'arte di Cavellini» [...]. Argan è stato il primo storico dell'arte contemporanea che pubblicamente ha asserito ciò che tutti gli uomini di pensiero, di ogni tempo, hanno affermato e scritto a proposito della mia arte e della mia persona. [...] La venticinquesima e ultima lettera di ringraziamento l'ho scritta Mao Tse Tung, in data 11 maggio 1978, perché mi aveva dedicato il libro «Pensieri su Cavellini». «In Italia il mio caso fa sempre scalpore, è molto discutibile, attendono altre conferme, mentre in Cina è preso ad esempio. I Pensieri su Cavellini si fanno imparare a memoria anche nelle scuole» (Guglielmo Achille Cavellini, «Vita di un genio», s.l., Centro Studi Cavelliniani, 1989: pp. 37-38).
"Non ricordo quante copie feci stampare del catalogo «25 lettere»: erano senz'altro un buon numero, poiché lo consideravo un lavoro importante e volevo venisse conosciuto anche fuori d'Italia. Lo inviai ai direttori di Musei, alle gallerie, ai critici e agli artisti più noti sparsi per il mondo. [...] Per me era più di un normale catalogo. Sostituiva una mostra. Chi abitava a Tokyo o a New York non avrebbe potuto visitare una mia mostra in Italia. Pensai che se l'avessi spedita a domicilio, direttamente nelle case, avrei potuto ottenere un risultato eccezionale. [...] Con il catalogo delle «25 lettere» nacque anche l'idea delle «Mostre a domicilio». Dovetti risolvere il problema delle spedizioni, procurare i contenitori di cartone, scegliere e compilare gli indirizzi, incaricare due persone di impacchettare i cataloghi, affrancare le buste, consegnare i pacchi all'ufficio postale. Divenni un cliente straordinario dello Stato. Iniziavo a regalare la mia arte. Nel gennaio 1974 esposi le 25 tele delle lettere al Cenobio-Visualità [...]. La galleria era piccola, le tele non erano incorniciate, pendevano dalle pareti e dal soffitto come panni stesi al sole e i visitatori erano costretti a seguire dei percorsi a labirinto. [...] La critica nemmeno si accorse della mia mostra. Intuivo che si doveva attendere, pazientare, dare prova di continuità. [...] Intanto pensavo alla realizzazione di un'altra mostra a domicilio. [...] Ero contrariato perché non riuscivo a trovare nelle carte di famiglia le fotografie della mia infanzia e giovinezza. Intendevo realizzare in vita, un mio libro illustrato come quelli che solitamente si pubblicano post-mortem" (Guglielmo Achille Cavellini, «Vita di un genio», s.l., Centro Studi Cavelliniani, 1989: pp. 38-39).
Ci sono esemplari senza risguardi, probabilmente facenti parte di una seconda tiratura: le due immagini impresse ai risguardi sono riprodotte come seconda e terza di copertina.