SUPERSTUDIO
Old Monuments (1) - New Sacred Kaaba. Mecca [Superstudio. Dalla serie Il Monumento Continuo - New Sacred Kaaba]
Luogo: (Firenze)
Editore: N. D.
Stampatore: N. D.
Anno: 1969
Legatura: N. D.
Dimensioni: 18,2x24 cm.
Pagine: N. D.
Descrizione: fotografia originale in bianco e nero che riproduce un collage per la serie «Il Monumento continuo». Al verso sono impressi i timbri del Superstudio e del fotografo Giuliano Caramel, con la numerazione della stampa scritta in penna rossa (“116”) e un un testo autografo in lingua inglese di otto righe di Adolfo Natalini. Esemplare proveniente dalla collezione personale di Adolfo Natalini, con sua titolazione e firma autografa.
Bibliografia: Gianni Pettena, «Superstudio 1966 – 1982. Storie, figure, architettura», Firenze, Electa, 1982; pag. 21
Prezzo: € 600ORDINA / ORDER
Da questa immagine fu tratta una grande foto-litografia stampata dal Superstudio in 100 esemplari intitolata «Saluti dalla Mecca» («Greetings from Mecca»).
Testo manoscritto al retro: "The sacred stone is hidden in one of the many square [...] in the big black marble cube. Nobody knows where is it... Nobody knows if really there it is... But if you have a real faith this is not a problem" [Adolfo Natalini].
"Per chi come noi sia convinto che l’architettura è uno dei pochi mezzi per rendere visibile in terra l`ordine cosmico, per porre ordine tra le cose e soprattutto per affermare la capacità umana di agire secondo ragione, è «moderata utopia» ipotizzare un futuro prossimo in cui tutta l`architettura sia prodotta da un unico atto, da un solo «disegno» capace di chiarire, una volta per tutte, i motivi che hanno spinto l`uomo a innalzare dolmen, menhir, piramidi, e a tracciare città quadrate, circolari, stellari e infine a segnare (ultima ratio) una linea bianca nel deserto. La grande muraglia cinese, il vallo d’Adriano, le autostrade, come i paralleli e i meridiani, sono i segni tangibili della nostra comprensione della terra. Crediamo in un futuro di “architettura ritrovata”, in un futuro in cui l’architettura riprenda i suo pieni poteri abbandonando ogni sua ambigua designazione e ponendosi come unica alternativa alla natura. Nel binomio natura naturans e natura naturata scegliamo il secondo termine. Eliminando miraggi e fate morgane di architetture spontanee, architetture della sensibilità, architetture senza architetti, architetture biologiche e fantastiche, ci dirigiamo verso il «monumento continuo»: un’architettura tutta egualmente emergente in un unico ambiente continuo: la terra resa omogenea dalla tecnica, dalla cultura e da tutti gli altri imperialismi. Ci inseriamo in una lunga storia di pietre nere, di sassi caduti dal cielo o eretti in terra: meteoriti, dolmen, obelischi. Assi cosmici, elementi vitali, elementi riproduttivi dei rapporti cielo-terra, testimonianze di nozze avvenute, tavole della legge, atti finali di drammi a lunghezze variabili. Dalla sacra Kaaba al Vertical Assembly Building. Un blocco squadrato di pietra poggiato sul terreno è un atto primario, è una testimonianza di architettura come nodo di relazioni tra tecnologia sacralità utilitarismo; sottintende l'uomo la macchina le strutture razionali e la storia. Il blocco squadrato è il primo atto e l`ultimo nella storia delle idee di architettura. L’architettura diviene un oggetto chiuso e immobile che non rimanda ad altro se non a se stesso e all`uso della ragione”. (“Superstudio, «Discorsi per immagini» DOMUS, n. 481, 1969).
Testo manoscritto al retro: "The sacred stone is hidden in one of the many square [...] in the big black marble cube. Nobody knows where is it... Nobody knows if really there it is... But if you have a real faith this is not a problem" [Adolfo Natalini].
"Per chi come noi sia convinto che l’architettura è uno dei pochi mezzi per rendere visibile in terra l`ordine cosmico, per porre ordine tra le cose e soprattutto per affermare la capacità umana di agire secondo ragione, è «moderata utopia» ipotizzare un futuro prossimo in cui tutta l`architettura sia prodotta da un unico atto, da un solo «disegno» capace di chiarire, una volta per tutte, i motivi che hanno spinto l`uomo a innalzare dolmen, menhir, piramidi, e a tracciare città quadrate, circolari, stellari e infine a segnare (ultima ratio) una linea bianca nel deserto. La grande muraglia cinese, il vallo d’Adriano, le autostrade, come i paralleli e i meridiani, sono i segni tangibili della nostra comprensione della terra. Crediamo in un futuro di “architettura ritrovata”, in un futuro in cui l’architettura riprenda i suo pieni poteri abbandonando ogni sua ambigua designazione e ponendosi come unica alternativa alla natura. Nel binomio natura naturans e natura naturata scegliamo il secondo termine. Eliminando miraggi e fate morgane di architetture spontanee, architetture della sensibilità, architetture senza architetti, architetture biologiche e fantastiche, ci dirigiamo verso il «monumento continuo»: un’architettura tutta egualmente emergente in un unico ambiente continuo: la terra resa omogenea dalla tecnica, dalla cultura e da tutti gli altri imperialismi. Ci inseriamo in una lunga storia di pietre nere, di sassi caduti dal cielo o eretti in terra: meteoriti, dolmen, obelischi. Assi cosmici, elementi vitali, elementi riproduttivi dei rapporti cielo-terra, testimonianze di nozze avvenute, tavole della legge, atti finali di drammi a lunghezze variabili. Dalla sacra Kaaba al Vertical Assembly Building. Un blocco squadrato di pietra poggiato sul terreno è un atto primario, è una testimonianza di architettura come nodo di relazioni tra tecnologia sacralità utilitarismo; sottintende l'uomo la macchina le strutture razionali e la storia. Il blocco squadrato è il primo atto e l`ultimo nella storia delle idee di architettura. L’architettura diviene un oggetto chiuso e immobile che non rimanda ad altro se non a se stesso e all`uso della ragione”. (“Superstudio, «Discorsi per immagini» DOMUS, n. 481, 1969).