ORSINI Gerardo
ORTOLEVA Peppino
(Napoli 1948)
Alto là! Chi va là? Sentinelle o disfattisti? A cura di G. Orsini e P. Ortoleva
Luogo: Roma
Editore: Edizioni Cooperativa Giornalisti Lotta Continua
Stampatore: Tipografia «15 giugno» - Roma
Anno: 1977 (settembre)
Legatura: brossura
Dimensioni: 21x14,6 cm.
Pagine: pp. 252 (4)
Descrizione: prima e quarta di copertina illustrate con due disegni in nero e rosso su fondo bianco. Disegni di Altan, Alfredo Chiappori, Jacopo Fo, Pablo Echaurren e Vincino. Articoli e interventi tratti prevalentemente da Lotta Continua, e alcuni di altri giornali a tiratura nazionale: L'Unità, La Stampa, L'Espresso, Panorama. Prima edizione.
Bibliografia: Claudia Salaris, «Il movimento del Settantasette. Linguaggi e scritture dell'ala creativa», Bertiolo, AAA Edizioni, 1997: pag. 53
Prezzo: € 60ORDINA / ORDER
"Quest'antologia è dedicata alla polemica, anzi alla serie di polemiche, sul ruolo degli intellettuali, sul loro rapporto con lo stato, sull'organizzazione del consenso, che si sono susseguite nei primi mesi di quest'anno sulla stampa italiana, in particolare sugli organi del PCI e su «Lotta Continua»" (pag. 9).
"Ora forse ci siamo: le nuove generazioni parlano e vivono nella loro pratica quotidiana il linguaggio (ovvero la molteplicità dei linguaggi) dell'avanguardia. Tutti insieme. La cultura alta si è affannata a identifi care i tragitti del linguaggio d'avanguardia cercandoli ormai dove si perdevano in strade senza sbocco, mentre la pratica della manipolazione eversiva dei linguaggi e dei comportamenti aveva abbandonato le edizioni numerate, le gallerie d'arte, le cineteche e si era fatta strada attraverso la musica dei Beatles, le immagini psichedeliche di Yellow Submarine, le canzoni di Jannacci, i dialoghi di Cochi e Renato; John Cage e Stockhausen erano filtrati attraverso la fusione di rock e musica indiana, i muri della città assomigliavano sempre più a un quadro di Cy Twombly... (...) Il dato più interessante è che questo linguaggio del soggetto diviso, questa proliferazione di messaggi apparentemente senza codice, vengono capiti e praticati alla perfezione da gruppi sino ad oggi estranei alla cultura alta, che non hanno letto né Céline né Apollinaire, che sono arrivati alla parola attraverso la musica, il dazibao, la festa, il concerto pop. Mentre quella cultura alta capiva benissimo il linguaggio del soggetto diviso quando era parlato in laboratorio, non lo capisce più quando lo ritrova parlato dalla massa. In altre parole l'uomo di cultura prendeva in giro il borghese che al museo, di fronte a una donna con tre occhi o a un graffio senza forma, diceva «non capisco cosa rappresenta». Ora lo stesso uomo di cultura è di fronte a una generazione che si esprime elaborando donne con tre occhi e graffiti senza forma, e dice «non capisco cosa cosa vogliono dire». Ciò che gli pareva accettabile come utopia astratta, proposta di laboratorio, gli appare inaccettabile quando si presenta in carne e ossa. Tra parentesi, si potrebbe trovare una ragione delle difficoltà che prova la sinistra tradizionale nel capire questi nuovi fenomeni, rilevando che è la stessa difficoltà che ha sempre provato a capire le avanguardie di laboratorio, opponendovi le ragioni di un sano realismo. Recentemente in una manifestazione di piazza gli studenti gridavano: «Gui e Tanassi sono innocenti, gli studenti sono delinquenti». Era una manifestazione provocatoria di ironia. Immediatamente un gruppo di operai per manifestare solidarietà ha ripreso lo slogan, ma traducendolo nei propri modelli di comprensibilità: «Gui e Tanassi sono delinquenti, gli studenti sono innocenti». Gli operai volevano dire la stessa cosa, ma non potevano accettare il gioco dell'ironia e rielaboravano lo slogan in termini realistici. Non perché non fossero in grado di capire l'ironia, ma perché non la riconoscevano come mezzo di espressione politica" (Umberto Eco, «C'è un'altra lingua: l'italo-indiano», L'ESPRESSO n. 14/1977; pp. 34-35).
Articoli di Giorgio Amendola, Alberto Asor Rosa, Aut-Aut, Nicola Badaloni, Nanni Balestrini, Pietro Barcellona, Franco Berardi, Giorgio Bertani, Norberto Bobbio, Angelo Bolaffi, Luca Boneschi, Pietro Bonfiglioli, Paolo Brogi, Sandro Canestrini, Romano Canosa, Carlo Cassola, Controinformazione, Gianni Corbi, L. Cusani, Biagio De Giovanni, Oreste del Buono, Umberto Eco, Elvio Fachinelli, Franco Ferrarotti, Franco Fortini, Dom Franzoni, Alessandro Galante Garrone, G. Giorgieri, Felix Guattari, Roberto Guiducci, Giovanni Jervis, Serge July, Tina Lagostena Bassi, Gad Lerner, Lucio Lombardo Radice, Lotta Continua, Maria Antonietta Macciocchi, Marxiana, Alberto Moravia, Oskar Negt, Ombre Rosse, Renzo Paris, Valentino Parlato, Angelo Pasquini, Andrea Pazienza e Oreste del Buono (pp. 235-236, due lettere pubblicate precedentemente su LINUS, agosto 1977), Antonio Prete, Primo Maggio, Quaderni del Territorio, Nino Recupero, Aldo Rovatti, Roberto Roversi, Edoardo Sanguineti, Gianni Scalia, Jean paul Sartre, Leonardo Sciascia, Saverio Senese, Ugo Spagnoli, Paolo Spriano, Federico Stame, Giuseppe Tamburrano, Sebastiano Timpanaro, Aldo Tortorella, Agostino Viviani, Federico Volpi, Renato Zangheri
"Ora forse ci siamo: le nuove generazioni parlano e vivono nella loro pratica quotidiana il linguaggio (ovvero la molteplicità dei linguaggi) dell'avanguardia. Tutti insieme. La cultura alta si è affannata a identifi care i tragitti del linguaggio d'avanguardia cercandoli ormai dove si perdevano in strade senza sbocco, mentre la pratica della manipolazione eversiva dei linguaggi e dei comportamenti aveva abbandonato le edizioni numerate, le gallerie d'arte, le cineteche e si era fatta strada attraverso la musica dei Beatles, le immagini psichedeliche di Yellow Submarine, le canzoni di Jannacci, i dialoghi di Cochi e Renato; John Cage e Stockhausen erano filtrati attraverso la fusione di rock e musica indiana, i muri della città assomigliavano sempre più a un quadro di Cy Twombly... (...) Il dato più interessante è che questo linguaggio del soggetto diviso, questa proliferazione di messaggi apparentemente senza codice, vengono capiti e praticati alla perfezione da gruppi sino ad oggi estranei alla cultura alta, che non hanno letto né Céline né Apollinaire, che sono arrivati alla parola attraverso la musica, il dazibao, la festa, il concerto pop. Mentre quella cultura alta capiva benissimo il linguaggio del soggetto diviso quando era parlato in laboratorio, non lo capisce più quando lo ritrova parlato dalla massa. In altre parole l'uomo di cultura prendeva in giro il borghese che al museo, di fronte a una donna con tre occhi o a un graffio senza forma, diceva «non capisco cosa rappresenta». Ora lo stesso uomo di cultura è di fronte a una generazione che si esprime elaborando donne con tre occhi e graffiti senza forma, e dice «non capisco cosa cosa vogliono dire». Ciò che gli pareva accettabile come utopia astratta, proposta di laboratorio, gli appare inaccettabile quando si presenta in carne e ossa. Tra parentesi, si potrebbe trovare una ragione delle difficoltà che prova la sinistra tradizionale nel capire questi nuovi fenomeni, rilevando che è la stessa difficoltà che ha sempre provato a capire le avanguardie di laboratorio, opponendovi le ragioni di un sano realismo. Recentemente in una manifestazione di piazza gli studenti gridavano: «Gui e Tanassi sono innocenti, gli studenti sono delinquenti». Era una manifestazione provocatoria di ironia. Immediatamente un gruppo di operai per manifestare solidarietà ha ripreso lo slogan, ma traducendolo nei propri modelli di comprensibilità: «Gui e Tanassi sono delinquenti, gli studenti sono innocenti». Gli operai volevano dire la stessa cosa, ma non potevano accettare il gioco dell'ironia e rielaboravano lo slogan in termini realistici. Non perché non fossero in grado di capire l'ironia, ma perché non la riconoscevano come mezzo di espressione politica" (Umberto Eco, «C'è un'altra lingua: l'italo-indiano», L'ESPRESSO n. 14/1977; pp. 34-35).
Articoli di Giorgio Amendola, Alberto Asor Rosa, Aut-Aut, Nicola Badaloni, Nanni Balestrini, Pietro Barcellona, Franco Berardi, Giorgio Bertani, Norberto Bobbio, Angelo Bolaffi, Luca Boneschi, Pietro Bonfiglioli, Paolo Brogi, Sandro Canestrini, Romano Canosa, Carlo Cassola, Controinformazione, Gianni Corbi, L. Cusani, Biagio De Giovanni, Oreste del Buono, Umberto Eco, Elvio Fachinelli, Franco Ferrarotti, Franco Fortini, Dom Franzoni, Alessandro Galante Garrone, G. Giorgieri, Felix Guattari, Roberto Guiducci, Giovanni Jervis, Serge July, Tina Lagostena Bassi, Gad Lerner, Lucio Lombardo Radice, Lotta Continua, Maria Antonietta Macciocchi, Marxiana, Alberto Moravia, Oskar Negt, Ombre Rosse, Renzo Paris, Valentino Parlato, Angelo Pasquini, Andrea Pazienza e Oreste del Buono (pp. 235-236, due lettere pubblicate precedentemente su LINUS, agosto 1977), Antonio Prete, Primo Maggio, Quaderni del Territorio, Nino Recupero, Aldo Rovatti, Roberto Roversi, Edoardo Sanguineti, Gianni Scalia, Jean paul Sartre, Leonardo Sciascia, Saverio Senese, Ugo Spagnoli, Paolo Spriano, Federico Stame, Giuseppe Tamburrano, Sebastiano Timpanaro, Aldo Tortorella, Agostino Viviani, Federico Volpi, Renato Zangheri