BENVEDUTI Carlo Maurizio
(Roma 1941 - Roma 2014)
CATALANO Tullio
(Roma 1944 - Bologna 1999)
ROMEO Carmelo
[pseud. Lillo Romeo] (Roma 1946)
Analisi del periodo: "...E, per favore, non fate pettegolezzi" (V. Majakovskij)
Luogo: Roma
Editore: Galleria La Salita
Stampatore: senza indicazione dello stampatore
Anno: 1984 [maggio]
Legatura: cartoncino impresso al solo recto
Dimensioni: 10,5x17 cm.
Pagine: N. D.
Descrizione: testo in nero su fondo avorio. Invito originale alla mostra (Roma, Galleria La Salita, 21 maggio 1984).
Bibliografia: N. D.
Prezzo: € 40ORDINA / ORDER
"È la seconda fase di «analisi del periodo», una mostra con la quale Maurizio Benveduti, Tullio Catalano e Carmelo Romeo proseguono il loro ormai più che decennale discorso sull'atto mancato del rapporto tra arte e critica, tra critica e ideologia. [...] L'oggetto di queste «analisi» [...] sono in verità le azioni e i gesti già consumati e dissolti nella storia; quelli che, anche se stemperati dal tempo, rimangono per la chiarezza dei pronunciamenti, o per la vaghezza dei proponimenti, o per la inquietudine delle soluzioni adottate. Quando la storia, o anche l'arte, pone i propri problemi, certamente li pone una volta per tutte, ma non possono avere soluzioni fuori dalle contingenze storiche che li hanno determinati.
Vi è un momento per agire e uno per riflettere, una fase che reclama l'azione e una che consente solo di prepararvisi, dove è prevalente l'attività teorica su quella pratica. [...]
«Analisi», dunque, «non di quanto il periodo sta trattando, ma proprio di quanto sta tacendo», di quanto insegna ad omettere e troppo presto a gettare alle ortiche. Ma al posto di Marx uno può anche prendere Majakovskij. Non si discosta. Non che siano paralleli; l'accostamento è sul metodo delle adozioni non nel loro merito. Magari ne deriva un paragone lillipuziano, ma serve a mantenere il bersaglio, l'indicazione. [...] La delicatezza raccolta tutta nel gesto che si nega ogni ripetizione ha il gusto di una disciplina (orientale?) dove quanto avviene nel momento dell'azione, irrimediabilmente nell'azione si consuma. [...] Quando l'attenzione si sposta dall'apparizione alla sparizione, non conta l'esibito ma l'esibirsi, l'esporsi come sporgersi oltre la balaustra dell'oggetto tedioso [...]. Proprio un momento prima di compiere il gesto definitivo il poeta si premunisce: «e per favore, non fate pettegolezzi»; vuole evitare e cavarsi fuori dall'altra fossa che gli si prepara: quella che scavano coloro che «hanno capito» al di fuori della consultabilità.
Mentre nella fase precedente l'oggetto dell'analisi era Guernica, e la scena si organizzava attorno ad una performance, stavolta allora si tratta di Majakovskij e lo spazio è percorso da un sonoro la cui cadenza ripetitiva sembra suggerire, dietro le quinte, l'apparente sfasamento linguistico tra «metaforizzare» e «metaforizzarsi», tra gli attesi moventi di identità e i quasi prescritti contenuti d'obbligo. [...] E se il gesto irreparabile e irrimediabile segna l'artista, il pettegolezzo è il gesto irrinunciabile che segna il suo pubblico.
Allora se una volta è morto il poeta, la seconda volta muoia il pubblico; ché forse è lui lo stringente cerchio dell'allucinazione, lo spettatore proditorio per il quale è imbandita la festa. [...] Ma l'attrito fra i segni fa vacillare ogni solida compiutezza e cancella l'ipoteca simbolista delle opere specifiche; perché il simbolo, quando è somatizzato, resta fuori dalla preoccupazione dei finalismi interpretativi attestandosi sulla posizione delle metodologie e tipologie formali. E qui non è espressa la vezzosa categoria dell'effimero, ma dell'infimo e dello spurio, dello sperpero e del basso proprio del tempo dei suicidi che non si tolgono di mezzo. Perché certamente alla fine uno non si uccide: non è mica Majakovskij. E neppure Majakovskij è rimasto Majakovskij se Guernica è un quadro" (testo tratto dal sito www.arteideologia.it).