VALIE EXPORT
[Waltraud Lehner - Höllinger] (Linz 1940)
Due autoritratti dalla serie «Körperkonfigurationen» [Body Configurations]
Luogo: N. D.
Editore: N. D.
Stampatore: N. D.
Anno: 1976
Legatura: N. D.
Dimensioni: 2 fotomontaggi 40x30 cm.
Pagine: N. D.
Descrizione: stampa originale in fotocolor su carta alla gelatina, viraggio in seppia. Sono due autoritratti dell'artista: il primo la ritrae nell'atto di partorire una lavatrice, il secondo mentre culla una macchina da lavoro (probabilmente dell'industria tessile). Opere esposte alla terza edizione della mostra «Magma» a cura di Romana Loda (Verona, Museo di Castelvecchio, febbraio 1977). Allegata l'etichetta intestata «Magma - Museo Castelvecchio - Verona» con le caratteristiche tecniche e la data di stampa di uno dei due fotomontaggi. Vintage.
Bibliografia: N. D.
Prezzo: € 6000ORDINA / ORDER
"In un’intervista del 2001 Lea Vergine racconta che l’idea germinale di organizzare la prima grande esposizione italiana dedicata alle artiste delle avanguardie storiche («L’altra metà dell’avanguardia 1910-1940», 1980) le venne nel 1975, quando visitò la mostra «Magma», tenutasi tra il novembre e il dicembre di quell’anno al Castello di Oldofredi di Iseo, vicino a Brescia. «Magma» fu una delle prime rassegne di arte al femminile realizzate in Italia a ottenere una certa risonanza nel sistema artistico internazionale, grazie soprattutto al lavoro di promozione e alla fitta rete di relazioni intrecciate dalla curatrice, Romana Loda, personaggio chiave nella diffusione dell’arte femminista e più in generale dell’arte delle donne in Italia negli anni Settanta. Loda ha promosso il lavoro di numerose artiste operanti nel nostro Paese, sia attraverso la sua galleria, la Multimedia di Erbusco (Brescia), sia mediante esposizioni in spazi pubblici e privati" (Raffaella Perna, «L’altra faccia della luna: Romana Loda e l'arte delle donne...» RICERCHE DI S/CONFINE, vol. VI, n. 1 (2015); pp. 143-144).
"Mentre «Coazione a mostrare» era stata concepita con fini di introduzione didattica ed era basata su una vasta selezione di opere, pensata per far emergere linee di continuità storica, «Magma» si concentra sulle ricerche artistiche emerse negli ultimi dieci anni... La mostra è divisa in due parti, benché nell’allestimento non vi sia una cesura netta: «Le ultime tendenze» e «La donna: condizione/protesta». Nella prima sezione sono inserite opere che spaziano dal comportamento all’astrazione, mentre nella seconda Romana Loda riunisce i lavori di artiste impegnate a esplorare i confini della sfera sessuale e identitaria (Suzy Lake, Annette Messager, Katharina Sieverding), a denunciare la condizione di subordinazione culturale e sociale della donna (Valie Export, Stephanie Oursler, Ulrike Rosenbach) e a rileggere criticamente le rappresentazioni stereotipate del femminile (Verita Monselles, Natalia LL, Suzanne Santoro). In entrambe le sezioni, le scelte cadono in prevalenza su ricerche fondate sul corpo, luogo primario in cui si giocano le disparità tra i sessi e terreno elettivo della lotta femminista. «Magma» viene riproposta, con alcune varianti, prima alla Galleria Michaud a Firenze [1976], poi al Museo di Castelvecchio a Verona [1977]. La seconda tappa costituisce per Romana Loda l’occasione per fare il punto della situazione e rileggere, con sguardo critico, l’attività sin lì svolta. La mostra è accompagnata da un catalogo nuovo, di formato più grande e ricco di illustrazioni, in cui Loda inserisce un aggiornamento all’introduzione del 1975: la curatrice vi segnala i numerosi problemi, anche legali, a cui era andata incontro nell’organizzare «Coazione a mostrare» e «Magma». In occasione della prima mostra era stata denunciata per oscenità e istigazione all’aborto, rispettivamente, per le opere di Niki de Saint-Phalle e Andreina Robotti: la mostra fu chiusa dai carabinieri, e venne riaperta dopo alcuni giorni grazie all’intervento di Filiberto Menna, Ketty La Rocca e Verita Monselles, come sappiamo da una lettera inedita spedita da Romana Loda a Libera Mazzoleni, datata 16 dicembre 2004 (Brescia), conservata presso l’archivio di Libera Mazzoleni a Milano. Anche la realizzazione di «Magma», benché priva di ripercussioni giudiziarie, era stata contrassegnata da difficoltà e ritardi. La risonanza di questa seconda mostra tuttavia, come si è detto, fu ampia, anche perché nel 1975 l’interesse critico per l’arte femminile aveva iniziato a diffondersi. In occasione della terza edizione di «Magma» Loda rilevava invece che, nei due anni trascorsi, il dibattito sull’arte delle donne era andato incontro a una degenerazione, sino ad assumere il carattere di una moda e a produrre «una leggera nausea da femminismo»; viceversa, la condizione di chiusura delle istituzioni e del mercato nei confronti delle opere delle donne rimaneva sostanzialmente immutata" (Raffaella Perna, «L’altra faccia della luna: Romana Loda e l'arte delle donne...» RICERCHE DI S/CONFINE, vol. VI, n. 1 (2015); pp. 148-150).
"Mentre «Coazione a mostrare» era stata concepita con fini di introduzione didattica ed era basata su una vasta selezione di opere, pensata per far emergere linee di continuità storica, «Magma» si concentra sulle ricerche artistiche emerse negli ultimi dieci anni... La mostra è divisa in due parti, benché nell’allestimento non vi sia una cesura netta: «Le ultime tendenze» e «La donna: condizione/protesta». Nella prima sezione sono inserite opere che spaziano dal comportamento all’astrazione, mentre nella seconda Romana Loda riunisce i lavori di artiste impegnate a esplorare i confini della sfera sessuale e identitaria (Suzy Lake, Annette Messager, Katharina Sieverding), a denunciare la condizione di subordinazione culturale e sociale della donna (Valie Export, Stephanie Oursler, Ulrike Rosenbach) e a rileggere criticamente le rappresentazioni stereotipate del femminile (Verita Monselles, Natalia LL, Suzanne Santoro). In entrambe le sezioni, le scelte cadono in prevalenza su ricerche fondate sul corpo, luogo primario in cui si giocano le disparità tra i sessi e terreno elettivo della lotta femminista. «Magma» viene riproposta, con alcune varianti, prima alla Galleria Michaud a Firenze [1976], poi al Museo di Castelvecchio a Verona [1977]. La seconda tappa costituisce per Romana Loda l’occasione per fare il punto della situazione e rileggere, con sguardo critico, l’attività sin lì svolta. La mostra è accompagnata da un catalogo nuovo, di formato più grande e ricco di illustrazioni, in cui Loda inserisce un aggiornamento all’introduzione del 1975: la curatrice vi segnala i numerosi problemi, anche legali, a cui era andata incontro nell’organizzare «Coazione a mostrare» e «Magma». In occasione della prima mostra era stata denunciata per oscenità e istigazione all’aborto, rispettivamente, per le opere di Niki de Saint-Phalle e Andreina Robotti: la mostra fu chiusa dai carabinieri, e venne riaperta dopo alcuni giorni grazie all’intervento di Filiberto Menna, Ketty La Rocca e Verita Monselles, come sappiamo da una lettera inedita spedita da Romana Loda a Libera Mazzoleni, datata 16 dicembre 2004 (Brescia), conservata presso l’archivio di Libera Mazzoleni a Milano. Anche la realizzazione di «Magma», benché priva di ripercussioni giudiziarie, era stata contrassegnata da difficoltà e ritardi. La risonanza di questa seconda mostra tuttavia, come si è detto, fu ampia, anche perché nel 1975 l’interesse critico per l’arte femminile aveva iniziato a diffondersi. In occasione della terza edizione di «Magma» Loda rilevava invece che, nei due anni trascorsi, il dibattito sull’arte delle donne era andato incontro a una degenerazione, sino ad assumere il carattere di una moda e a produrre «una leggera nausea da femminismo»; viceversa, la condizione di chiusura delle istituzioni e del mercato nei confronti delle opere delle donne rimaneva sostanzialmente immutata" (Raffaella Perna, «L’altra faccia della luna: Romana Loda e l'arte delle donne...» RICERCHE DI S/CONFINE, vol. VI, n. 1 (2015); pp. 148-150).