PONTI Gio
[Giovanni Ponti] (Milano 1891 - MIlano 1979)
BINI Vittorio
Cifre parlanti. Ciò che dobbiamo conoscere per ricostruire il paese [seconda edizione]
Luogo: Milano
Editore: Edizioni Vesta, "La Ricostruzione - Collana di Tecnica Arte Studi"
Stampatore: S.A. Grafitalia già Pizzi e Pizio - Milano
Anno: 1944 (20 dicembre)
Legatura: brossura
Dimensioni: 19,5x14,5 cm.
Pagine: pp. 107 (5)
Descrizione: copertina con composizione grafica del titolo in nero e rosso su fondo beige, 7 disegni n.t., design e impaginazione di Gio Ponti. Seconda edizione.
Bibliografia: AA.VV., «Biblioteca del Moderno. Arte e architettura nei libri dalla Sezession alla Pop Art», Lugano, Fondazione – Galleria Gottardo, 1991; pag. 44
Prezzo: € 180ORDINA / ORDER
La prima edizione, identica alla seconda, è del 15 luglio 1944.

"Le case si dovranno costruire in serie come le automobili? Non diciamo che automobili e case debbano somigliarsi: ma soltanto che noi dovremo «montare» sul posto il più possibile di elementi di casa, costruiti in serie: che l'industria si deve impadronire della fabbricazione di questi elementi, che il pubblico «deve» esigere che la casa sia «prefabbricata» il più possibile... Noi scriviamo nel furore stesso degli eventi. Ma se la distruzione fosse anche più grande di quel che già non sia ora, il rimedio non cambia, anzi è l'unico indispensabile... Noi sappiamo che fra gli uomini vi sono poltroneria, imbecillità, presunzione, e dolo. Queste forze si cacceranno fra i nostri piedi e deterioreranno certamente la ricostruzione; questo è certo come è certo che esse esistono. Perciò dobbiamo mirare in alto, più in alto possibile: mirare al cento per cento, perché esse ci impediranno di riuscire al cento per cento. La poltroneria vorrà far le cose male come prima... l'imbecillità non capirà mai le cose giuste, esatte, le cose del cervello... la presunzione è il «faccio da me», il «so tutto io»... è la cosiddetta élite, la creduta «classe dirigente»...; il dolo, lo sappiamo, è la speculazione, la corruzione, l'approffitarsi cinico di ogni cosa. Noi conosciamo tutto questo; è nell'uomo. Perciò la nostra battaglia è tanto appassionata... Se vogliamo conservare all'espressione umana un valore di civiltà... dobbiamo essere novatori, ricrearla continuamente. L'avete visto: la guerra ha distrutto opere d'arte: l'illusione nostra era che durassero oltre queste vicende del tempo... Per recuperarle è che farne di nuovissime, ambiziosissimamente. L'arte è un fenomeno di creazione, di vita. Chi ha buona volontà ci capisce: capisce che l'impresa sarà dura, che il successo sarà relativo, che noi stessi saremo pieni di debolezze e di fallacia, ma che appunto perciò i nostri propositi sono indispensabili... Ci dobbiamo preparare oggi perché il domani non ci deluda ancora una volta" (pp. 106-108).