AA.VV.
Exposition internationale du surréalisme
Luogo: Amsterdam
Editore: Galerie Robert
Stampatore: senza indicazione dello stampatore
Anno: 1938 [marzo/aprile]
Legatura: plaquette in cartoncino
Dimensioni: 20x15 cm
Pagine: pp. 4 n.n.
Descrizione: un disegno in nero su fondo bianco in copertina di Max Ernst. Invito d’artista pubblicato in occasione della mostra organizzata da André Breton, Paul Eluard e Georges Hugnet (Amsterdam, Galerie Robert, primavera 1938), che replica quella di Parigi (Parigi, Galerie des Beaux Arts, 17 gennaio - 24 febbraio 1938).
Bibliografia: Adam Biro - René Passeron, «Dictionnaire général du Surréalisme et des ses environs», Fribourg, Office du Livre, 1982: pag. 187
Prezzo: € 300ORDINA / ORDER
Testo in copertina: "Le surréalisme n'est pas une école littéraire ou artistique. C'est un état d'esprit. A notre époque, seule l'imagination peut rendre aux hommes menacés le sentiment d'être libres. - Et à la question que vous vous posez si souvent devant leurs objets et leurs tableaux: «Qu'est-ce que cela représente?» les surréalistes répondent: Celui qui l'a fait»".
La mostra internazionale di Amsterdam replica quella di Parigi: "L'Esposizione internazionale surrealista di Parigi ebbe luogo dal 17 gennaio al 24 febbraio 1938 presso la Galerie des Beaux-Arts, situata al n. 140 di Rue du Faubourg Saint-Honoré a Parigi, di proprietà di Georges Wildenstein. La mostra fu un evento culturale di grande rilievo: attrasse un vasto pubblico e l'attenzione della stampa. La sera dell'inaugurazione vi furono oltre tremila visitatori, e fu perfino necessario l'intervento delle forze dell'ordine a causa di qualche rissa. La media giornaliera nei giorni successivi superò i cinquecento visitatori. La mostra venne organizzata da André Breton e Paul Éluard e curata da Marcel Duchamp. Salvador Dalí e Max Ernst furono i consulenti tecnici, Man Ray responsabile dell'illuminazione e Wolfgang Paalen «esperto di acqua e fogliame». Tali informazioni vennero indicate sul catalogo della mostra, insieme all'elenco degli artisti. Il «Dictionnaire abrégé du surréalisme» (Dizionario abbreviato del surrealismo) servì da supplemento al catalogo, e costituì una sorta di enciclopedia concentrata, in cui erano comprese quasi tutte le attività del gruppo. Il «Dictionnaire», pubblicato dalla Galerie des Beaux-Arts e diretto da Breton e da Eluard, conteneva un'introduzione del direttore della galleria, il critico d'arte Raymond Congniat, ed aveva la copertina illustrata da Yves Tanguy. L'inaugurazione della mostra si tenne nella tarda serata, alle 22, e prevedeva l'abito da sera. Erano assenti alcuni tra gli organizzatori e gli artisti: né Magritte, né Miró, né Tanguy e nemmeno Duchamp avevano potuto essere presenti. Per l'occasione vennero predisposti vari effetti speciali: da un cielo costellato di cani volanti alla presenza di un androide, discendente di Frankenstein. Su suggerimento di Dalí venne anche inscenato uno spettacolo, durante il quale l'attrice francese Hélène Vanel emerse incatenata e nuda da cuscini adagiati sul pavimento; dopo essersi immersa in una pozzanghera, l'attrice riapparve vestita con un abito da sera lacero e diede prova di un attacco isterico molto realistico. Per l'esposizione di Parigi Breton volle modificare l'allestimento classico, e la mostra stessa divenne a propria volta una creazione artistica, in cui dipinti ed oggetti costituivano elementi in un'ambientazione completamente surrealista. La disposizione e l'allestimento della sala erano opera di Marcel Duchamp. All'esposizione avevano contribuito tutte le tecniche del surrealismo, tanto da creare un'opera collettiva che rappresentava il punto culminante di un'epoca. L'allestimento fu articolato in tre sezioni, con dipinti, oggetti, stanze dalle decorazioni insolite e manichini disposti in varie maniere. All'entrata Dalí aveva sistemato il suo Taxi piovoso, nel cui interno due manichini sopportavano stoicamente un acquazzone. Seguiva un corridoio chiamato «Via surrealista», ai cui lati erano disposti manichini, talvolta mascherati, come quello di Masson, e rivestiti di accessori sconcertanti, opera di vari artisti. E se il manichino fu protagonista indiscusso della mostra, utilizzato in maniera diversa da Dalí, Masson, Max Ernst, Duchamp, Man Ray, Miró, Arp, Paalen, Marcel Jean, Domínguez, Tanguy, Seligmann, Matta, Maurice Henry e Léo Malet, altri oggetti avevano lo scopo di stupire, come L'ultramobile di Kurt Seligmann: un sedile sostenuto da tre gambe femminili. La terza sezione era costituita da una stanza centrale allestita da Marcel Duchamp con l'illuminazione ideata da Man Ray: dipinti, collage, fotografie ed opere di grafica erano appesi alle pareti ed alle due porte girevoli ideate da Duchamp. Qui gli oggetti erano sistemati su vari tipi di piedestalli. L'utilizzo di elementi della natura e della civiltà rendeva la stanza simile ad una caverna, ad un grembo materno. Il pavimento melmoso e lo stagno artificiale elaborati da Paalen erano sovrastati dai sacchi di carbone vuoti con cui Duchamp aveva ricoperto il soffitto. Breton stesso descrisse la mostra alcuni anni più tardi: «Per un lungo corridoio, dove l'accoglievano dei manichini preparati dai pittori surrealisti, il visitatore accedeva a una vasta sala il cui soffitto era ingombro di milleduecento sacchi di carbone ancora tutti coperti della loro polvere. Al centro della sala ardeva un braciere. Uno degli angoli della stanza era occupato da uno stagno (dico proprio uno stagno, non il suo simulacro) contornato da piante naturali, in cui si rifletteva un letto sfatto...». Alla mostra vennero esposte 229 opere, fra dipinti, oggetti, sculture, collage, fotografie ed installazioni, di 60 artisti provenienti da 14 Paesi diversi. La reazione dei visitatori, ormai in clima prebellico, non fu positiva: l'opinione pubblica, minata dalla propaganda, fu sensibile soprattutto allo sperpero, alla provocazione ed alla dissipazione. Molti giornalisti ammettevano di avere riso non per mascherare le proprie paure, bensì per l'impressione di trovarsi nel bel mezzo di un «carnevale». Diversi articoli denunciavano il surrealismo quale «arte innocua», che sulla rivista Paris Midi venne definita prodotto di un «gruppo di ragazzetti nostalgici ed immaturi». Di fatto, tuttavia, tali critiche non fecero che sancire il successo degli artisti, che intendevano proprio suscitare simili reazioni indignate, e dimostrarono l'incomprensione dei contemporanei nei confronti del surrealismo" [testo tratto da Wikipedia].
La mostra internazionale di Amsterdam replica quella di Parigi: "L'Esposizione internazionale surrealista di Parigi ebbe luogo dal 17 gennaio al 24 febbraio 1938 presso la Galerie des Beaux-Arts, situata al n. 140 di Rue du Faubourg Saint-Honoré a Parigi, di proprietà di Georges Wildenstein. La mostra fu un evento culturale di grande rilievo: attrasse un vasto pubblico e l'attenzione della stampa. La sera dell'inaugurazione vi furono oltre tremila visitatori, e fu perfino necessario l'intervento delle forze dell'ordine a causa di qualche rissa. La media giornaliera nei giorni successivi superò i cinquecento visitatori. La mostra venne organizzata da André Breton e Paul Éluard e curata da Marcel Duchamp. Salvador Dalí e Max Ernst furono i consulenti tecnici, Man Ray responsabile dell'illuminazione e Wolfgang Paalen «esperto di acqua e fogliame». Tali informazioni vennero indicate sul catalogo della mostra, insieme all'elenco degli artisti. Il «Dictionnaire abrégé du surréalisme» (Dizionario abbreviato del surrealismo) servì da supplemento al catalogo, e costituì una sorta di enciclopedia concentrata, in cui erano comprese quasi tutte le attività del gruppo. Il «Dictionnaire», pubblicato dalla Galerie des Beaux-Arts e diretto da Breton e da Eluard, conteneva un'introduzione del direttore della galleria, il critico d'arte Raymond Congniat, ed aveva la copertina illustrata da Yves Tanguy. L'inaugurazione della mostra si tenne nella tarda serata, alle 22, e prevedeva l'abito da sera. Erano assenti alcuni tra gli organizzatori e gli artisti: né Magritte, né Miró, né Tanguy e nemmeno Duchamp avevano potuto essere presenti. Per l'occasione vennero predisposti vari effetti speciali: da un cielo costellato di cani volanti alla presenza di un androide, discendente di Frankenstein. Su suggerimento di Dalí venne anche inscenato uno spettacolo, durante il quale l'attrice francese Hélène Vanel emerse incatenata e nuda da cuscini adagiati sul pavimento; dopo essersi immersa in una pozzanghera, l'attrice riapparve vestita con un abito da sera lacero e diede prova di un attacco isterico molto realistico. Per l'esposizione di Parigi Breton volle modificare l'allestimento classico, e la mostra stessa divenne a propria volta una creazione artistica, in cui dipinti ed oggetti costituivano elementi in un'ambientazione completamente surrealista. La disposizione e l'allestimento della sala erano opera di Marcel Duchamp. All'esposizione avevano contribuito tutte le tecniche del surrealismo, tanto da creare un'opera collettiva che rappresentava il punto culminante di un'epoca. L'allestimento fu articolato in tre sezioni, con dipinti, oggetti, stanze dalle decorazioni insolite e manichini disposti in varie maniere. All'entrata Dalí aveva sistemato il suo Taxi piovoso, nel cui interno due manichini sopportavano stoicamente un acquazzone. Seguiva un corridoio chiamato «Via surrealista», ai cui lati erano disposti manichini, talvolta mascherati, come quello di Masson, e rivestiti di accessori sconcertanti, opera di vari artisti. E se il manichino fu protagonista indiscusso della mostra, utilizzato in maniera diversa da Dalí, Masson, Max Ernst, Duchamp, Man Ray, Miró, Arp, Paalen, Marcel Jean, Domínguez, Tanguy, Seligmann, Matta, Maurice Henry e Léo Malet, altri oggetti avevano lo scopo di stupire, come L'ultramobile di Kurt Seligmann: un sedile sostenuto da tre gambe femminili. La terza sezione era costituita da una stanza centrale allestita da Marcel Duchamp con l'illuminazione ideata da Man Ray: dipinti, collage, fotografie ed opere di grafica erano appesi alle pareti ed alle due porte girevoli ideate da Duchamp. Qui gli oggetti erano sistemati su vari tipi di piedestalli. L'utilizzo di elementi della natura e della civiltà rendeva la stanza simile ad una caverna, ad un grembo materno. Il pavimento melmoso e lo stagno artificiale elaborati da Paalen erano sovrastati dai sacchi di carbone vuoti con cui Duchamp aveva ricoperto il soffitto. Breton stesso descrisse la mostra alcuni anni più tardi: «Per un lungo corridoio, dove l'accoglievano dei manichini preparati dai pittori surrealisti, il visitatore accedeva a una vasta sala il cui soffitto era ingombro di milleduecento sacchi di carbone ancora tutti coperti della loro polvere. Al centro della sala ardeva un braciere. Uno degli angoli della stanza era occupato da uno stagno (dico proprio uno stagno, non il suo simulacro) contornato da piante naturali, in cui si rifletteva un letto sfatto...». Alla mostra vennero esposte 229 opere, fra dipinti, oggetti, sculture, collage, fotografie ed installazioni, di 60 artisti provenienti da 14 Paesi diversi. La reazione dei visitatori, ormai in clima prebellico, non fu positiva: l'opinione pubblica, minata dalla propaganda, fu sensibile soprattutto allo sperpero, alla provocazione ed alla dissipazione. Molti giornalisti ammettevano di avere riso non per mascherare le proprie paure, bensì per l'impressione di trovarsi nel bel mezzo di un «carnevale». Diversi articoli denunciavano il surrealismo quale «arte innocua», che sulla rivista Paris Midi venne definita prodotto di un «gruppo di ragazzetti nostalgici ed immaturi». Di fatto, tuttavia, tali critiche non fecero che sancire il successo degli artisti, che intendevano proprio suscitare simili reazioni indignate, e dimostrarono l'incomprensione dei contemporanei nei confronti del surrealismo" [testo tratto da Wikipedia].