L'ARENGARIO STUDIO BIBLIOGRAFICO - Dott. Paolo Tonini
Il teatrino privato di casa Gualino (1925 - 1929)
Luogo: Gussago
Editore: Edizioni dell'Arengario
Stampatore: prodotto in proprio
Anno: 2010 [gennaio?]
Legatura: 7 fogli sciolti spillati a un angolo
Dimensioni: 29,7x21 cm.
Pagine: pp. 14 compresa la copertina
Descrizione: copertina illustrata con un disegno a colori. Catalogo illustrato a colori, 20 schede ragionate e testo introduttivo di Paolo Tonini (non firmato). Piccolo archivio costituito da una collezione di 20 documenti a stampa che illustrano l'attività del teatro privato dell'industriale e mecenate Riccardo Gualino (Biella, 1879 - Firenze, 1964). Unico esemplare stampato.
Bibliografia: N. D.
Prezzo: N. D.ORDINA / ORDER
Il teatro Gualino. Documenti provenienti dall'archivio di Guido Maggiorino Gatti (Chieti 1892 - 1973).

Il teatrino privato di casa Gualino, in via Galliari 28/A fu a tutti gli effetti un primo esperimento di teatro totale abolendo anche dal punto di vista spaziale i confini tra la scena e la vita quotidiana, fra spazio pubblico e spazio privato. Dal 1925 al 1929 raccolse avanguardia e retroguardia, musica, danza, teatro, poesia in un ambiente progettato e arredato non solo per contenere ma anche per esprimere valori estetici. Gualino chiamò a realizzarlo Alberto Sartoris, Felice Casorati, Gigi Chessa. La decorazione era costituita da due statue poste ai lati del proscenio (la Commedia e la Tragedia) e da quattordici bassorilievi inseriti come metope nel fregio che percorreva l'estremità superiore delle pareti del teatro. I soggetti rappresentati si riferivano a scene del mondo animale e di vita pastorale, i cui protagonisti erano gli stessi dei coevi dipinti di Felice Casorati: nudi esili, dormienti abbandonate, line pure e meditate, spazi fiabeschi e allusivi di un altrove abitato dalla bellezza, dalla felicità e dal mistero. Dei bassorilievi, andati distrutti con l'intera casa di via Galliari, restano oggi alcune copie conservate in collezione privata. Scrive Riccardo Gualino: "Fu un atto di coraggio quello di concedere carta bianca ad un pittore perchè facesse dell'architettura. Io speravo che, appunto perchè immune dalle regole della tradizione, Casorati avrebbe risolto in modo originale il problema. La mia aspettattiva non andò delusa. La sala è rettangolare, di colore grigio; il soffitto semplice a sagome angolari. Una fascia di circa un metro di altezza fra pareti e soffitto avente una serie di bassorilievi, illuminati da luce nascosta, è la nota decorativa dell'ambiente e in pari tempo l'unica sorgente luminosa. Cento seggioloni di legno nero lucido con cuscini grigi salgono a scalinata; il velario di panno è grigio, filettato di rosso; ai lati del boccascena due piedistalli scarlatti sostegono due statue grigie del Casorati. Il pavimento nero completa l'armonia in grigio-nero-rosso. Il teatrino comunicava colla mia abitazione, che presentava grande interesse per la collezione di oggetti d'arte disposta ogni anno in modo differente. Unica luce era quella proveniente dagli oggetti illuminati, cosicché si attraversavano le sale tra gli sguardi di Antonello o di Tiziano, di Cimabue o di Botticelli, tra smalti e ceramiche, tra statue cinesi e sculture romaniche. Dopo lo spettacolo, gl'invitati solevano dal teatrino recarsi in casa a trascorrervi un'ora; nulla sembrava loro del mutamento radicale, del passaggio repentino dall'emozione dello spettacolo presentato nella sala del teatrino lucida e austera, alla visione del passato sintetizzata da pochi capolavori opportunamente messi in rilievo. L'accesso al teatrino, ricavato in piccolo vano, con giuoco audace di grossi archi e di basse volte, così da farlo sembrare di molto più vasto, tutto grigio e nero, fu una delle cose più belle ideate dal Casorati". (Riccardo Gualino, "Frammenti di vita e di pagine sparse", Roma, 1966, p. 109).

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