KROKUS Werkgroep voor de rehabilitatie van het stedelijk milieu
[Gruppo di lavoro per la riabilitazione dell'ambiente urbano]
Krokus - Gruppo di lavoro per la riabilitazione dell'ambiente urbano - Werkgroep voor de rehabilitatie van het stedelijk milieu - Working group for the rehabilitation of the urban environment
Luogo: Venezia
Editore: XXXVII Biennale di Venezia
Stampatore: Arte-Print - Brussels
Anno: s.d. [luglio 1976]
Legatura: brossura a due punti metallici
Dimensioni: 29,4x20,6 cm.
Pagine: pp. 32 n.n.
Descrizione: copertina con una immagine fotografica in bianco e nero, titoli in nero su fondo bianco, 6 immagini fotografiche in bianco e nero in seconda e terza di copertina, riproduzione dei 21 pannelli che illustrano il progetto. Testo in italiano, olandese e inglese. Catalogo originale della mostra per il padiglione belga (Venezia, 18 luglio - 10 ottobre 1976).
Bibliografia: N. D.
Prezzo: € 90ORDINA / ORDER
"In questi settant'anni la Biennale si è costituita la fama di uno dei più importanti mercati d'arte del mondo. Come altri organismi culturali, ci basti citare la «documenta» di Kassel, non sa più bene a che Santo votarsi e allora prova avendere la merce «ambiente»; ma la biennale non ha una propria identità e pertanto è difficile che scenda in piazza. Ecco perché ha provato a incorporarsi la strada, l'ambiente urbano. Come se si potesse infrangere il proprio circolo vizioso, come se l'«ambiente» si potesse vendere a questo modo! Quello che una biennale riesce ad ospitare nei propri muri come «ambiente» non è altro, - e non può essere altro - che il suo proprio ambiente, il mercato dell'arte, ma questa volta travestito da avvenimento non artistico, socialmente impegnato. [...] Krokus è il nome di un gruppo. Per evitare malintesi diremo che si tratta del nome di un fiore che sboccia fuori stagione e prima di ogni altro fiore, alla temperatura di appena 7° Celsius. Il gruppo è costituito da tre giovani: l'architetto Bob van Reeth, l'urbanista Marcel Smeets, lo scultore Jean Paul Laenen. Ognuno di loro per motivi personali è venuto a stabilirsi a Malines una piccola città belga con una grande tradizione, tutti e tre volevano avere una propria casa, un luogo in cui il gruppo potesse insediarsi. Una volta risolto positivamente il problema della sede sono venuti alla luce gli altri problemi. Ciascuno a suo modo si rese ben conto che questo sentimento di avere una propria casa, un proprio domicilio era ormai molto precario, e che le condizioni stesse che consentivano di sentirsi parte integrante di un certo ambiente erano non solo difficili da conservare ma stavano sparendo a ritmo accelerato. Il quartiere che, quando essi si installarono, era ancora molto vivo deperiva a vista d'occhio. Demolizioni aumentarono, come anche le abitazioni vuote, i negozi e caffè chiusi. [...] Si tratta di un quartiere a cui siamo fieri di appartenere. [...] Senza rinunciare alla propria competenza professionale, , alla propria personalità e al proprio ruolo in seno alla società (per esser architetto durante la giornata e la sera agitatore) Krokus fa parte del quartiere in un modo del tutto normale e ordinario, senza aver bisogno di costringere i suoi membri a diventare degli agitatori capaci di guidare le masse. D'altronde chiunque abita in un quartiere come questo sa che che un agitatore non viene accettato: si è in fondo quello che si è. E' chiaro che si può recitare questo ruolo verso l'esterno, in un certo senso di abusare di un quartiere popolare per farne un oggetto da esposizione come una volta si esponevano gli Indiani e altre tribù primitive. I quartieri popolari del resto sono già sulla buona strada per accollarsi il ruolo una volta tenuto dalle tribù primitive. [...] Non è tanto la qualità plastica ma la qualità umana che ci interessa, è la relazione sociale che importa. Questa scoperta è diventata la base delle nostre riflessioni: come organizzare le cose diversamente?" (dal testo introduttivo).