SILONE Ignazio
[pseudonimo, poi nome legale di Secondo Tranquilli] (Pescina, L'Aquila 1900 - Ginevra 1978)
La scelta dei compagni
Luogo: Roma
Editore: Associazione Italiana per la Libertà della Cultura, "Testimonianze - 19"
Stampatore: Istituto Grafico Tiberino
Anno: 1954
Legatura: brossura
Dimensioni: 18x13 cm.
Pagine: pp. 30 (2)
Descrizione: copertina con titoli in nero su fondino bianco e fondo arancio. Prima edizione.
Bibliografia: AA.VV., «Dizionario generale degli autori contemporanei», Firenze, Vallecchi, 1974: pag. 1262
Prezzo: € 100ORDINA / ORDER
"Testo, riveduto dall'autore, di una conferenza tenuta nel maggio 1954 a Torino, Genova, Milano e Roma per l'Associazione culturale italiana" (testo stampato all'occhietto).
"La rivolta di un giovane contro la tradizione è un fatto frequente in tutti i tempi e in tutti i paesi, e raramente essa si presenta spoglia di ambiguità. Secondo le circostanze, la rivolta può condurre alla legione straniera, alla delinquenza comune, all'arte del cinema, come anche in un convento, o all'estremismo politico. Ciò che definì la nostra rivolta fu la scelta dei compagni. Fuori dalla chiesa del nostro borgo c'erano i cafoni. Non era la loro psicologia che ci attirava, ma la loro condizione. Una volta consumata la scelta, come l'esperienza insegna, lo sviluppo della vicenda di solito perde ogni originalità. Senza opporre resistenza, anzi col fervore ben conosciuto dei neofiti, si accettano il linguaggio, i simboli, le norme organizzative, la disciplina, la tattica, il programma, la dottrina del partito dei nuovi compagni. Non c'è da sorprendersi se le nozioni del catechismo e quelle dei libri di scuola non costituiscano, nella maggior parte dei casi, alcun serio ostacolo alla fervida accettazione della nuova ortodossia. Non si pone a dir vero neppure il bisogno di confutarli, perché i dogmi del catechismo e le nozioni dei manuali scolastici fanno parte del mondo che si è abbandonato. Essi non sono né veri né falsi; sono «borghesi», foglie secche. La scelta è emotiva, a-logica" (pp. 15-16).
"La rivolta di un giovane contro la tradizione è un fatto frequente in tutti i tempi e in tutti i paesi, e raramente essa si presenta spoglia di ambiguità. Secondo le circostanze, la rivolta può condurre alla legione straniera, alla delinquenza comune, all'arte del cinema, come anche in un convento, o all'estremismo politico. Ciò che definì la nostra rivolta fu la scelta dei compagni. Fuori dalla chiesa del nostro borgo c'erano i cafoni. Non era la loro psicologia che ci attirava, ma la loro condizione. Una volta consumata la scelta, come l'esperienza insegna, lo sviluppo della vicenda di solito perde ogni originalità. Senza opporre resistenza, anzi col fervore ben conosciuto dei neofiti, si accettano il linguaggio, i simboli, le norme organizzative, la disciplina, la tattica, il programma, la dottrina del partito dei nuovi compagni. Non c'è da sorprendersi se le nozioni del catechismo e quelle dei libri di scuola non costituiscano, nella maggior parte dei casi, alcun serio ostacolo alla fervida accettazione della nuova ortodossia. Non si pone a dir vero neppure il bisogno di confutarli, perché i dogmi del catechismo e le nozioni dei manuali scolastici fanno parte del mondo che si è abbandonato. Essi non sono né veri né falsi; sono «borghesi», foglie secche. La scelta è emotiva, a-logica" (pp. 15-16).