SANGUINETI Edoardo
(Genova 1930 - Genova 2010)
Laborintus. Laszo Varga: XXVII poesie, 1951-1954
Luogo: Varese
Editore: Editore Magenta, "Oggetto e Simbolo 6"
Stampatore: Tipografia Artigiana - Varese
Anno: 1956 (giugno)
Legatura: brossura con velina editoriale protettiva
Dimensioni: 18x13 cm.
Pagine: pp. 49 (3)
Descrizione: copertina con titoli in nero e rosso su fondo bianco. Esemplare con invio autografo dell’autore a Enrico Baj. Un trattto autografo in penna verde di Enrico Baj per contrassegnare il testo alle pp. 17 e 18. Opera prima. Prima edizione.
Bibliografia: N. D.
Prezzo: € 1200ORDINA / ORDER
Testo della dedica: “A Enrico Baj con affetto e amicizia «ut pictura poetry» 20 febbraio 1957 Torino”. Evidente allusione al motto di Orazio “ut pictura poesis” (Ars Poetica, v. 361).
"Composto tra il 1951 e il 1954, negli anni in cui l'ermetismo andava convertendosi all'impegno sociale imposto dai tempi, il «Laborintus» di Sanguineti è l'opera inattuale di un isolato che riprende il discorso interrotto delle avanguardie storiche, convinto che solo nel linguaggio disarticolato e informale dell'avanguardia risieda la verità occulta dell'arte nell'età dell'industria culturale e della mercificazione totale. [...] Il caos dell'opera d'arte d'avanguardia diviene così il crittogramma del caos autentico, della contraddizione in cui vive la società borghese [...], di un labirinto metaforico che corrisponde tanto al palinsesto della psiche alienata, assediata dall'odierno bombardamento segnico, quanto alla figura storica concreta del MUSEO, l'autentico labirinto moderno, sede dell'adorazione feticistica di manufatti neutralizzati e fungibili, il cui caos grandioso, osservava per tempo Adorno, è una metafora dell'anarchia della produzione della merce nella società borghese sviluppata. Fare dell'avanguardia un'arte da museo, per riprendere la famosa parola d'ordine sanguinetiana, significava dunque accettare le regole del gioco, applicandole però in modo tale da demistificarle" (Alessandro Romanello, «Sul Laborintus di Edoardo Sanguineti», BOLLETTINO '900, n. 1, agosto 1995).
"Composto tra il 1951 e il 1954, negli anni in cui l'ermetismo andava convertendosi all'impegno sociale imposto dai tempi, il «Laborintus» di Sanguineti è l'opera inattuale di un isolato che riprende il discorso interrotto delle avanguardie storiche, convinto che solo nel linguaggio disarticolato e informale dell'avanguardia risieda la verità occulta dell'arte nell'età dell'industria culturale e della mercificazione totale. [...] Il caos dell'opera d'arte d'avanguardia diviene così il crittogramma del caos autentico, della contraddizione in cui vive la società borghese [...], di un labirinto metaforico che corrisponde tanto al palinsesto della psiche alienata, assediata dall'odierno bombardamento segnico, quanto alla figura storica concreta del MUSEO, l'autentico labirinto moderno, sede dell'adorazione feticistica di manufatti neutralizzati e fungibili, il cui caos grandioso, osservava per tempo Adorno, è una metafora dell'anarchia della produzione della merce nella società borghese sviluppata. Fare dell'avanguardia un'arte da museo, per riprendere la famosa parola d'ordine sanguinetiana, significava dunque accettare le regole del gioco, applicandole però in modo tale da demistificarle" (Alessandro Romanello, «Sul Laborintus di Edoardo Sanguineti», BOLLETTINO '900, n. 1, agosto 1995).