MUNARI Bruno
(Milano 1907 - Milano 1998)
Le macchine di Munari
Luogo: Torino
Editore: Einaudi
Stampatore: S.A.T.E.T. Società Anonima Tipografico Editrice Torinese
Anno: 1942 (30 settembre)
Legatura: legatura editoriale cartonata, dorso in tela
Dimensioni: 28x21 cm.
Pagine: pp. 32 n.n.
Descrizione: copertina illustrata a colori, 1 ritratto fotografico in bianco e nero dell'autore e 15 illustrazioni a piena pagina a tre colori n.t. Lievi macchie non deturpanti in copertina e tracce d'uso agli spigoli. Esemplare in buono stato di conservazione, con firma e invio autografi dell'autore. Prima edizione.
Bibliografia: Claudia Salaris, «Bibliografia del Futurismo», Roma, Biblioteca del Vascello, 1988: pag. 57; AA.VV., «Cinquant’anni di un editore. Le edizioni Einaudi negli anni 1933-1983», Torino, Einaudi, 1983: pag. 372 e pag. 25
Prezzo: € 900ORDINA / ORDER
"Il nome «macchina inutile» si presta a molte interpretazioni. Nell'intenzione dell'autore, questi oggetti erano da considerare come macchine perché fatti di varie parti che si muovono, collegate tra loro e poi anche perché la famosa leva (che altro non è che una sbarra di ferro o di legno o di altro materiale) è una macchina, sia pure di primo grado. Inutili perché non producono, come le altre macchine, beni di consumo materiale, non eliminano la manodopera, non fanno aumentare il capitale. Alcuni sostenevano che erano utilissime, invece, perché producono beni di consumo spirituale (immagini, senso estetico, educazione del gusto, informazioni cinetiche ecc.). Altri confondevano queste macchine inutili appartenenti al mondo dell'estetica, con quelle umoristiche che disegnai nel periodo studentesco, al puro scopo di far ridere gli amici. Queste macchine umoristiche vennero poi pubblicate da Einaudi in un libro ormai introvabile intitolato: «Le macchine di Munari». Erano dei progetti di strane costruzioni fatte per muovere la coda ai cani pigri, per prevedere l'aurora, per rendere musicale il singhiozzo e altre facezie, ispirate al famoso disegnatore americano Rube Goldberg" (Bruno Munari, «Arte come mestiere», Bari, Laterza, 1966; pag. 15).