LAUTREAMONT Comte de
[Isidore Lucien Ducasse] (Montevideo 1846 - Parigi 1870)
Les chants de Maldoror par le Comte de Lautréamont
Luogo: Paris et Bruxelles
Editore: "En vente chez tous les libraires"
Stampatore: Typ. de E. Wittmann - Bruxelles
Anno: 1874
Legatura: legatura in mezzo marocchino con timbro originale al risguardo: "Relié par les Mutilès de la Guerre", piatti in cartone marezzato, titoli e decorazioni a secco e in oro al dorso, taglio superiore in oro
Dimensioni: 19x12 cm.
Pagine: pp. 332 (2)
Descrizione: copertina e dorso originali conservati, con titoli impressi in nero su fondo bruno. Lievi fioriture alle prime tre carte, ottimo stato di conservazione. Prima edizione integrale: si tratta dell'edizione del 1869 ricopertinata e con diverso frontespizio, la sola che venne messa in commercio.
Bibliografia: N. D.
Prezzo: € 6000ORDINA / ORDER
"In una lettera del 9 novembre 1868 Ducasse segnala a un critico rimasto finora sconosciuto l'uscita in due librerie (Librairie du Petit Journal e Librairie Weil et Bloch) del primo dei «Canti di Maldoror» (31 pp. in 8°) pubblicato senza nome d'autore, e precisa che non era stato possibile porre in vendita il lavoro in agosto «per circostanze indipendenti dalla sua volontà» («Les Chants de Maldoror - Chant Premier - Par ***», Imprimerie de Balitout, Questroy et C.ie, Août 1868). Nel n. 12-13 della rivista MINOTAURE, Kurt Müller ha rivelato, nel 1939, l'esistenza di un'altra edizione anonima dello stesso canto compresa nella raccolta intitolata «Les Parfums de l'âme», edita da un certo Evariste Carrance e stampata dall tipografia bordolese di A.-R. Chaynes. [...] All'inizio del 1869 Ducasse consegna il manoscritto completo dei sei «Canti di Maldoror» ad Albert Lacroix che dirigeva la Librairie Internationale A. Lacroix, Verboeckhoven et C.ie éditeurs à Paris, Bruxelles, Leipzig et Livourne. [...] Il lavoro è stampato durante l'estate di quell'anno a Bruxelles nella tipografia Lacroix et Verboeckhoven; su richiesta del poeta, soltanto una ventina di esemplari viene rilegata in brossura e spedita all'autore; sulla copertina dei volumi, di 332 pp. in 8°: «Les Chants de Maldoror Par le Comte de Lautréamont - (Chants I, II, III, IV, V, VI)», Paris, en vente chez tous les libraires, 1869. E' dunque in questa edizione che appare per la prima volta lo pseudonimo di «Conte di Lautréamont», lieve modifica del nome del protagonista del romanzo «Latréaumont» di Eugène Sue (1837). L'uscita del libro venne annunciata in termini tendenzialmente elogiosi nel n. 7 del BULLETTIN TRIMESTRIEL DES PUBLICATIONS DEFENDUES EN FRANCE IMPRIMEES A L'ETRANGERE (23 ottobre 1869) stampato a Bruxelles da Poulet-Malassis, il celebre e sfortunato editore delle «Fleurs du Mal» rifugiatosi in Belgio; alla pagina seguente, troviamo però la rettifica: "Lo stampatore ha rifiutato, al momento della vendita, di mettere in circolazione i «Canti di Maldoror», annunciati al n. 10 del presente Bollettino". [...] Così [...] il lavoro non fu mai messo in vendita durante la vita dell'autore, probabilmente perché, come scrive Ducasse al suo banchiere, «la vita vi è dipinta con toni troppo amari», ma soprattutto perché A. Lacroix (che pure aveva già pubblicato autori difficili o pericolosi come V. Hugo, E. Sue, Proudhon e Zola) «temeva il procuratore generale»". [...] "Nel 1874 esce, sempre in Belgio, la prima edizione pubblica dei «Canti»: «Les Chants de Maldoror Par le Comte de Lautréamont», Paris, en vente chez tous les libraires, 1874; al verso del faux-titre, in basso: «Bruxelles. Typ. de E. Wittmann». Quest'edizione di 332 pp. in 16° [sic], è identica alla princeps, anzi, a proposito dell'edizione originale del 1869, H. Talvart e J. Place segnalano: "Après qu'on eut changé le faux-titre et le titre, ainsi que la couverture, l'ouvrage fut mise en vente en 1874" («Bibl. des auteurs modernes de langue française, 1801-1951», Paris, 1952, t. II, voce «Lautréamont»). Questa edizione, a parte le pagine indicate dal Talvart e il colore della copertina (salmone chiaro, mentre quella degli esemplari spediti a Ducasse nel 1869 era gialla), ha infatti «la medesima tipografia, la medesima disposizione e la medesima carta» dell'edizione precedente curata dall'autore, e anche lo stesso numero di pagine. Deve trattarsi, insomma, del fondo di Lacroix e Verboeckhoven passato a E. Wittmann, il quale si è limitato a rilegarlo e a metterlo in circolazione. Poiché a Bruxelles non esisteva nel 1874 nessun Wittmann tipografo-editore, è praticamente sicuro che deve trattarsi dello pseudonimo del tipografo Vanderauwara, che, col medesimo nome, aveva pubblicato LA LANTERNE settimanale libello antibonapartista di Henri de Rochefort. In seguito è sempre stata riprodotta questa edizione" (Ivos Margoni, in: Isidore Ducasse conte di Lautréamont, «Opere complete», Torino, Giulio Einaudi Editore, 1976; pp. LXV-LXVII).
Il 24 novembre 1870 lo scrittore morì e «I canti di Maldoror» rimasero sepolti nei magazzini dell'editore. Poco dopo Lacroix andò in fallimento e tutte le copie del libro, ancora conservato in fogli sciolti, furono acquisite a poco prezzo dall'editore belga Jean-Baptiste Rozez. Rozez fece rilegare l'opera in una brossura color bruno e modificando solamente il frontespizio, apponendo la data "1874" e omettendo prudentemente il nome dell'editore. Il libro non ebbe alcun successo all'epoca della pubblicazione. La sua riscoperta avvenne soltanto dieci anni dopo, nel 1885, per iniziativa del circolo di intellettuali della rivista «Jeune Belgique», diretta proprio da Rozez, in stretto contatto con l'ambiente del "decadentismo" parigino (cfr.Joris-Karl Huysmans, «Lettres inédites à Jules Destrée», Genève, Librairie Droz, 1967; pag. 52 nota 1).
"Tra figurazioni infernali di stragi e di sangue, visioni allucinate di animali e d'oggetti ingigantiti in un'atmosfera d'incubo, si colloca la figura di Maldoror, incarnazione del Male nelle sue manifestazioni più fantasticamente mostruose. [...] Maldoror si sente diventato la coscienza stessa del Male [...], la sua è una sfida contro gli uomini e contro la «coscienza maledetta dell'Eterno», la divinità colpevole di aver creato «questi esseri immondi». [...] Maldoror tributa un'ammirazione senza limiti alle forze distruttrici, esalta la prostituzione, l'inversione, l'ermafroditismo, canta un inno all'Oceano e alle sue profondità abissali esprimendo la speranza che, nelle sue acque, si nasconda la dimora del «principe delle tenebre», perché egli sarebbe felice di sapere «l'inferno così vicino all'uomo»" (AA.VV., «Dizionario universale della letteratura contemporanea», (Milano), Arnoldo Mondadori, 1959-1963: vol. III pag. 59).
"[...] beau comme la rétractabilité des serres des oiseaux rapaces; ou encore, comme l'incertitude des mouvements musculaires dans les plaies des parties molles de la région cervicale postérieure; [...] et surtout, comme la rencontre fortuite sur une table de dissection d'une machine à coudre et d'un parapluie!" (Canto VI).
Il 24 novembre 1870 lo scrittore morì e «I canti di Maldoror» rimasero sepolti nei magazzini dell'editore. Poco dopo Lacroix andò in fallimento e tutte le copie del libro, ancora conservato in fogli sciolti, furono acquisite a poco prezzo dall'editore belga Jean-Baptiste Rozez. Rozez fece rilegare l'opera in una brossura color bruno e modificando solamente il frontespizio, apponendo la data "1874" e omettendo prudentemente il nome dell'editore. Il libro non ebbe alcun successo all'epoca della pubblicazione. La sua riscoperta avvenne soltanto dieci anni dopo, nel 1885, per iniziativa del circolo di intellettuali della rivista «Jeune Belgique», diretta proprio da Rozez, in stretto contatto con l'ambiente del "decadentismo" parigino (cfr.Joris-Karl Huysmans, «Lettres inédites à Jules Destrée», Genève, Librairie Droz, 1967; pag. 52 nota 1).
"Tra figurazioni infernali di stragi e di sangue, visioni allucinate di animali e d'oggetti ingigantiti in un'atmosfera d'incubo, si colloca la figura di Maldoror, incarnazione del Male nelle sue manifestazioni più fantasticamente mostruose. [...] Maldoror si sente diventato la coscienza stessa del Male [...], la sua è una sfida contro gli uomini e contro la «coscienza maledetta dell'Eterno», la divinità colpevole di aver creato «questi esseri immondi». [...] Maldoror tributa un'ammirazione senza limiti alle forze distruttrici, esalta la prostituzione, l'inversione, l'ermafroditismo, canta un inno all'Oceano e alle sue profondità abissali esprimendo la speranza che, nelle sue acque, si nasconda la dimora del «principe delle tenebre», perché egli sarebbe felice di sapere «l'inferno così vicino all'uomo»" (AA.VV., «Dizionario universale della letteratura contemporanea», (Milano), Arnoldo Mondadori, 1959-1963: vol. III pag. 59).
"[...] beau comme la rétractabilité des serres des oiseaux rapaces; ou encore, comme l'incertitude des mouvements musculaires dans les plaies des parties molles de la région cervicale postérieure; [...] et surtout, comme la rencontre fortuite sur une table de dissection d'une machine à coudre et d'un parapluie!" (Canto VI).