GRACIAN Y MORALES Baltasar
(Belmonte de Gracián, Calatayud 1601 - Tarazona, Zaragoza 1658)
L'huomo di corte, o sia l'Arte di Prudenza di Baldassar Graziano tradotto dallo Spagnuolo nel Francese Idioma, e comentato dal signor Amelot de la Houssaie (…) Nuovamente tradotto dal Francese nell'Italiano, e comentato dall'abate Francesco Tosques
Luogo: Venezia
Editore: Gio. Gabriel Hertz
Stampatore: N. D.
Anno: 1703
Legatura: legatura coeva in un unico volume in pelle, dorso a 4 nervi, tassello, titoli e fregi dorati al dorso
Dimensioni: 2 tomi 16x11 cm.
Pagine: pp. (32) 375 (1) - 318 (2)
Descrizione: graziosa incisione in rame in antiporta di autore anonimo. Commento di Amelot de la Houssaie (Orléans 1634 - 1706) e del traduttore Francesco Tosques. Terza edizione italiana.
Bibliografia: Iccu: ITICCUPUVE05563
Prezzo: € 350ORDINA / ORDER
La prima edizione italiana viene pubblicata anonima nel 1670, la seconda nella traduzione di Francesco Tosques nel 1698.
"Raccolta di massime del gesuita spagnolo, pubblicata nel 1647 («Oraculo manual y Arte de prudencia»). Le massime, che assommano a trecento, compendiano il pensiero morale di cui il Gracian aveva tramato aforisticamente le sue opere anteriori, singolarmente «L'eroe», «L'uomo savio» e «Il criticone». Esse mirano alla formazione dell'uomo avveduto, di pronta intelligenza e di pratica attuazione (di «genio» e di «ingenio»), il quale, dominandosi nelle proprie passioni, si pone di fronte alla realtà e, senza crearsi facili illusioni, si sforza di armonizzarsi con i suoi simili col minor danno e col maggior vantaggio possibile. (...) Considerata nel movente pessimistico che le sta a fondamento, l'opera si rannoda ai trattati politici e alle considerazioni morali del Machiavelli e del Guicciardini; se non che il Gracian distingue ciò che è la natura singolare di ogni individuo da ciò che è l'essenza universale della specie umana. Al di sopra della natura egli pone l'arte: che è come la cultura in generale e il governo di noi stessi, l'opera stessa della ragione, regolatrice degli atti e della sensibilità dell'uomo. Portandoci direttamente in seno alla realtà effettuale delle cose, le massime del Gracian si risolvono in una costante applicazione dell'intelligenza, che crea in noi un mondo delicato di qualità propriamente umane e razionali, e che, nobilitando la nostra natura, la proporziona a tutte le difficili relazioni della vita civile. (...) Il successo dell'opera (...) fu immediato e grande in patria, riuscendo a inserirsi nel ritmo della cultura europea mediante le traduzioni dirette o indirette che se ne fecero in Italia (1670), in Francia (1684), in Inghilterra (1694) e in Germania (1723)" (Mario Casella, in: AA.VV., «Dizionario letterario Bompiani delle Opere e dei Personaggi di tutti i tempi e di tutte le letterature», Milano, Bompiani, 1959-1966: vol. V n. 257).
"Non è solo curioso ricordare che anche nella prima anonima traduzione italiana (1670) dell'«Oráculo Manual y Arte de Prudencia» ci troviamo a fare i conti con un testo talora «oscuro e a soluzioni stravaganti». A cercare «di dar qualche chiarezza a' chiusi sentimenti delle Massime» ci pensa poi la ben più fortunata versione dell'abate Francesco Tosques, che, tra le altre cose, traduce l'opera dalla versione francese di A. de la Houssaie, ma soprattutto «osservando, che delle Trecento Massime di Graziano, che l'Uomo di Corte compongono, aveane il Signor de la Houssaie coméntate sol ducento tredici, parvenu, vi fosse luogo di commentare si le ottanta sette non coméntate affatto, come le rimanenti" (Felice Gambin, «Le Delizie della Sacra Mensa, ovvero una ritrovata traduzione seicentesca de El Comulgatorio di Gracián», in: AA.VV., «Scrittura e Riscrittura. Traduzioni, refundiciones, paradoie e plagi (Atti del Convegno de l’Associazione ispanisti italiani, Roma, 12-13 novembre I993)», Roma, Bulzoni, 1995, pp· 25-30).
"Raccolta di massime del gesuita spagnolo, pubblicata nel 1647 («Oraculo manual y Arte de prudencia»). Le massime, che assommano a trecento, compendiano il pensiero morale di cui il Gracian aveva tramato aforisticamente le sue opere anteriori, singolarmente «L'eroe», «L'uomo savio» e «Il criticone». Esse mirano alla formazione dell'uomo avveduto, di pronta intelligenza e di pratica attuazione (di «genio» e di «ingenio»), il quale, dominandosi nelle proprie passioni, si pone di fronte alla realtà e, senza crearsi facili illusioni, si sforza di armonizzarsi con i suoi simili col minor danno e col maggior vantaggio possibile. (...) Considerata nel movente pessimistico che le sta a fondamento, l'opera si rannoda ai trattati politici e alle considerazioni morali del Machiavelli e del Guicciardini; se non che il Gracian distingue ciò che è la natura singolare di ogni individuo da ciò che è l'essenza universale della specie umana. Al di sopra della natura egli pone l'arte: che è come la cultura in generale e il governo di noi stessi, l'opera stessa della ragione, regolatrice degli atti e della sensibilità dell'uomo. Portandoci direttamente in seno alla realtà effettuale delle cose, le massime del Gracian si risolvono in una costante applicazione dell'intelligenza, che crea in noi un mondo delicato di qualità propriamente umane e razionali, e che, nobilitando la nostra natura, la proporziona a tutte le difficili relazioni della vita civile. (...) Il successo dell'opera (...) fu immediato e grande in patria, riuscendo a inserirsi nel ritmo della cultura europea mediante le traduzioni dirette o indirette che se ne fecero in Italia (1670), in Francia (1684), in Inghilterra (1694) e in Germania (1723)" (Mario Casella, in: AA.VV., «Dizionario letterario Bompiani delle Opere e dei Personaggi di tutti i tempi e di tutte le letterature», Milano, Bompiani, 1959-1966: vol. V n. 257).
"Non è solo curioso ricordare che anche nella prima anonima traduzione italiana (1670) dell'«Oráculo Manual y Arte de Prudencia» ci troviamo a fare i conti con un testo talora «oscuro e a soluzioni stravaganti». A cercare «di dar qualche chiarezza a' chiusi sentimenti delle Massime» ci pensa poi la ben più fortunata versione dell'abate Francesco Tosques, che, tra le altre cose, traduce l'opera dalla versione francese di A. de la Houssaie, ma soprattutto «osservando, che delle Trecento Massime di Graziano, che l'Uomo di Corte compongono, aveane il Signor de la Houssaie coméntate sol ducento tredici, parvenu, vi fosse luogo di commentare si le ottanta sette non coméntate affatto, come le rimanenti" (Felice Gambin, «Le Delizie della Sacra Mensa, ovvero una ritrovata traduzione seicentesca de El Comulgatorio di Gracián», in: AA.VV., «Scrittura e Riscrittura. Traduzioni, refundiciones, paradoie e plagi (Atti del Convegno de l’Associazione ispanisti italiani, Roma, 12-13 novembre I993)», Roma, Bulzoni, 1995, pp· 25-30).