OASK?!
Gli indiani metropolitani in dis/aggregazione sono in Oask?! [Numero unico]
Luogo: (Roma)
Editore: Supplemento al numero 74 del 5 aprile 1977 di Lotta Continua
Stampatore: Tipografia «15 giugno»
Anno: 1977 (5 aprile)
Legatura: N. D.
Dimensioni: foglio pieghevole 43x29 cm. che completamente aperto misura 86x57 cm.
Pagine: pp. 4
Descrizione: stampa in bianco e nero. Le due pagine interne formano un poster («Diffidate della realtà?!»). Illustrazioni, impaginazione e design di Pablo Echaurren. Foglio degli indiani metropolitani romani. Fra i redattori: Maurizio Gabbianelli, Pablo Echaurren, Oliviero Turquet, Massimo Terracini, Carlo Infante, Massimo Pasquini, Fiamma Lolli.
Bibliografia: N. D.
Prezzo: € 300ORDINA / ORDER
"Però il giorno dopo [successivo alla manifestazione del 12 marzo a Roma], in redazione a via dei Magazzini Generali [la sede del giornale Lotta Continua], Maurizio Gabbianelli detto Fanale mi invita a unirmi al gruppo degli indiani metropolitani per dare forma e vita a «Oask?!». Non me lo faccio dire due volte. Avverto in lui, più che in altri, il disprezzo per la politica in generale, non solo quella del nemico, per quella dell'antagonista, ma il disprezzo per la politica imposta come forma di «dovere» a un'intera generazione, quella uscita dal ‘68... Maurizio mastica correntemente di dada, surrealismo, è infastidito dal leninismo di ritorno, vuole smantellare ogni residuo ideologismo gruppettaro, detesta la redazione (di LC) che vede come un avanzo della vecchia gestione leaderistica sotto mentite spoglie. Dissacra tutto e tutti, non risparmia neanche la supponenza di certa “indianità”, di certi nostri compagni di viaggio che sotto le penne nascondono pallose analisi vetero marxiste. Detesta la diffusa e esibita sporcizia corporale degli alternativi a tutti i costi. Si pettina, si rade, usa il deodorante ascellare (siamo in pochi davvero a farlo)... Cominciamo a lavorare a “Oask?!” ma anche a precisare la nostra (di Maurizio e mia) idea di creatività diffusa, di indiano metropolitano. La definizione di indiani metropolitani si deve a un nostro sodale Olivier detto Gandalf il Viola. L'anno prima (1976) durante una manifestazione in piazza di Spagna con il gruppo Geronimo aveva lanciato lo slogan «Sioux, Apache, Mohicani, siamo gli Indiani Metropolitani». La cosa non era andata giù a un drappello di intransigenti che vedeva la cosa come troppo spiritosa, quindi non proprio «di classe». Lo allontanarono energicamente. Olivier non ci provò per un po'. Poi, durante l'occupazione di Lettere, Gandalf rispolverò il suo grido di battaglia sfilando con un gruppetto di seguaci del Palco/Oscenico. Piacque molto ai giornalisti presenti che decretarono la nascita degli Indiani Metropolitani. Fu un successone. Fioccarono articoli, interviste, caccia mediatica all'indiano buono & fessacchione. Al simpaticone di un movimento che in molte occasioni mostrava anche i denti. A Maurizio e me questo “soggetto” clownesco, pittoresco, non piaceva poi tanto. Sapeva di stantio, di abborracciato, di kitsch vestito e calzato. Posavamo a uno stile dada, surrealista, citavamo Tristan Tzara. Copiavamo certe parole d'ordine di “A/traverso”. Majakovskij ci pareva il personaggio di riferimento. Uno che aveva creduto nella rivoluzione, l'aveva cantata a piena voce e s'era sparato. Per amore, per delusione, per disillusione. In più ci piaceva l'ermeticità e la provocazione dada. Non farci capire ma stupire. La mascotte è comunque il mostriciattolo dalla lingua lunga e serpentina che rappresenta il difforme, il diverso, l'essere abnorme. Apparirà qua e là fino alla fine dell'avventura di noi Signori Bonasventura" (Pablo Echaurren, «Il mio '77», Gussago, edizioni dell'Arengario, 2013; pp. 14-16).